Al nuovo direttore sono bastati tre numeri tre per far diventare “il Cadore” una sguaiata gazzetta dei sindakos infarcita di richiami club-alpiniani, punteggiata da cenni a carattere alpinistico o pseudo tali, esortante ad un turismo fai da te di antica memoria sganciato da qualsiasi analisi fattuale. Avete presente, a titolo d’esempio e fatte le debite proporzioni, quella brodaglia del bolcom, il bollettino comunale di Lozzo di Cadore?
UGUALE!!
No, no. Forse anche peggio, se possibile.
Nell’editoriale del numero di febbraio 2014, tale Bepi Casagrande inizia ammonendo che “sono le distrazioni a farci perdere il vero significato della vita” (e non parla di distrazioni a caso, perché poi le farà coincidere con gli “Altri“, ma seguitemi …) per poi continuare scomodando l’intrepido Pier Fortunato Calvi del quale rievoca il ruolo di guida dei cadorini contro l’esercito austriaco bla bla bla. Niente di male, naturalmente, non fosse che par d’intuire che il novello e intrepido direttore voglia balzare, oggi, nei calzoni del patriota veneziano per indicare – lui – “la via” che, dice, essere svanita in questi tempi moderni dove regna sovrano il disorientamento.
Ed ha inizio così una nuova dirompente rivoluzione tolemaica con il direttore che, armato di spesse lenti, indaga il nuovo universo che si compie e dispiega nella sua fervida immaginazione. Il nostro infatti, scrutando la volta celeste “montanara”, scopre che è frammentata e così inizia a sentenziare:
Una parte sta alla finestra in sopita attesa che qualcuno faccia qualcosa.
Il tolemaico volge quindi lo sguardo ad altra parte dell’universo e scopre altre mirabilie:
Altri si mobilitano e, approfittando della preoccupante situazione, tentano di gettare le basi dell’ennesimo partito politico.
Ignora forse, il direttore Casagrande, il nome di questi “altri” – per di più “approfittatori” – che tenterebbero di gettare le basi – badate che orrore, che capacità eversiva -, di un nuovo – ma ennesimo – partito politico?
Non è capace di fare un nome, di indicarne le sconsiderate idee: che vergogna, pensare di fare un nuovo partito. Magari un partito territoriale con il compito di risollevare le sorti di tutto il Cadore. Ignora forse, il direttore Casagrande, che fra questi “altri” ci potrebbero essere cadorini, cioè figli di questa terra, e che se mai avessero l’intenzione, chiunque fra loro, di far nascere un movimento o connotarlo come partito, …
…lo farebbero per il bene della propria terra?
Ignora tutto questo?
Che direttore è, questo de “il Cadore”, che si diverte a sollevare polveri e nebbie sui cadorini scrivendo sul foglio che tutti li dovrebbe rappresentare – tutti – nessuno escluso?
Cacciatelo via, vi dico !!
Punta poi, il tolemaico, lo sguardo lì dove alligna altro pericolo:
Altri ancora sono convinti di trovare le soluzioni ai problemi chiedendo il passaggio delle nostre municipalità ai vicini territori a statuto speciale dove pare che tutto funzioni bene.
Ignora forse, il direttore Casagrande, che quegli “altri” cui ancora reiteratamente si riferisce, altri non sono che cadorini e bellunesi che, lontani dalla politica politicata, lontanissimi dalla partitica spartitoria, si sono tirati su le maniche per fare del bene alla propria terra?
Ignora tutto questo?
Ignora che dentro quella parola, “altri“, espressa in modo così subdolo, si raccolgono i volti dei cadorini e bellunesi che, soli, hanno saputo dare allo status amministrativo della nostra provincia l’unica vera vitale scossa da anni a questa parte?
Gli “Altri” di Lamon, gli Altri di Sovramonte, gli Altri di Sappada, gli Altri di Cortina d’Ampezzo, gli Altri di Colle S. Lucia, gli Altri di Livinallongo, gli Altri di Falcade, gli Altri di Rocca Pietore, gli Altri di Canale d’Agordo, gli Altri di Gosaldo, gli Altri di Feltre, gli Altri di Cesiomaggiore, gli Altri di Arsié, gli Altri di Pieve di Cadore, gli Altri di Taibon, gli Altri di Comelico Superiore, gli Altri di Auronzo di Cadore, gli Altri di Voltago, gli Altri di Lozzo di Cadore,
tutti questi “Altri” sono Comitati Civici fatti di Gente, la nostra Gente
se lo metta bene in testa, direttore,
Comitati Civici fatti di Gente, la nostra Gente
con in testa solo e semplicemente un futuro migliore per sé e per i propri figli.
Che direttore è, questo de “il Cadore”, che soffoca – dalle pagine del foglio di tutti i cadorini – la partecipata sofferenza di quella parte di Cadorini che non sono stati – “in sopita attesa” – alla finestra?
Cacciatelo via, vi dico !!
Ignora forse, il direttore Casagrande, che a seguito di questi “Altri” che hanno formato e reso possibile la celebrazione dei referendum per il passaggio di Regione, vi è un numero ben più vasto di altri “Altri” che a quei referendum si sono recati per dire “Basta, così non va!! Vogliamo amministrarci in Autonomia” ? Ignora anche questo?
Ignora forse anche le 18.000 firme raccolte per celebrare quello che sarebbe stato il “Padre di tutti i Referendum“, quel referendum provinciale che la Consulta non ci ha lasciato indire perché avrebbe terremotato l’intera penisola? Quelle firme raccolte da Noi, sempre quegli “Altri“, senza bisogno di grandi condottieri alla Pier Fortunato Calvi, con le quali avremmo dato la parola a tutti i bellunesi perché si potessero esprimere, come Popolo, sul proprio futuro !!!
Ma certo, dopo questi eversori, gli “Altri” che vi ho fin qui descritto, quella nefandezza di cadorini e bellunesi, il direttore Casagrande ci prospetta la soluzione perché – per fortuna – “c’è anche chi“, una sorta di cavalieri senza macchia e senza paura…
Per fortuna c’è anche chi sta lavorando ad una strategia che potrebbe dare finalmente forza progettuale a questo nostro territorio. In Magnifica Comunità si stanno incontrando e confrontando rappresentanti dei Comuni, dell’imprenditoria e dell’Associazionismo per prospettare, partendo dalla situazione attuale, un rilancio del Cadore bla bla bla.
Ma che direttore è, continuo a chiedermi, questo de “il Cadore” ?
Cacciatelo via, vi dico!!
— Dai vostri cuori, naturalmente. —
In questo frangente non ho tempo, ma altre due cose mi augurerei che avessero seguito: la nascita di un comitato per la raccolta delle firme necessarie a manifestare la profonda contrarietà alla “linea editoriale” espressa da questo direttore alla guida de “il Cadore”, che il coordinamento dei comitati referendari faccia sentire la propria voce: su quanto avrà da dire non metto becco.
Se poi quelli che, “approfittando della preoccupante situazione”, in procinto – se così fosse – di “gettare le basi dell’ennesimo partito”, si sentissero in dovere di mostrare al mondo che loschi figuri siano, avrebbero certamente – per quel poco che conta – la mia benedizione.
Così vi dico.