Nel bestiario messo in luce da questa tornata referendaria c’è anche l’ortottero astensionista attivo, nell’occasione compagno di merende della Sinistra italiana chi?
A fianco dell’ortottero autonomista e provincialista che invita a votare Sì ai referendum, tanto più in vista – per quanto riguarda quello bellunese – della possibilità di praticare il coitus ininterruptus per salvarci dal crollo demografico, c’è l’ortottero “mutante” che, probabilmente confuso dall’effetto lisergico dei prodotti disseminati in aria dalle scie chimiche (che respira a pieni polmoni), indossata la casacca de el pueblo astensido jamás será vencido, sollecita il volgo all’astensione – ma che dico astensione! – astensioneattiva!!
Va dato atto, all’ortottero mutante, dell’onestà intellettuale che lo anima. L’astensione dichiarata non è – badate bene – “perché siamo contro l’autonomia“, ma, invece, “perché ne vogliamo una vera“. Esempio fulgido di eterogenesi dei fini, ossia «conseguenze non intenzionali di azioni intenzionali».
(se il traffico aereo è destinato ad aumentare, come indica ogni previsione, bisognerà d’imperio dare una sistemata ai rubinetti delle scie chimiche…)
[…] Questo è un plebiscito che servirà solo ad alimentare il potere di chi ci comanda. E in un plebiscito quello che conta non è la percentuale dei Sì o dei No: quello che conta è solo quanta gente andrà effettivamente a votare. Non perché siamo contro l’autonomia – conclude la nota – . Al contrario, perché ne vogliamo una vera: che vada a vantaggio delle comunità locali, non del neo-cetralismo veneziano, non dei politicanti e dei loro amici affaristi. Ad ottobre, ai veneti verrà data un’alternativa: andare a votare, dando l’ennesimo assegno in bianco alla casta di Venezia e di Milano comandate da Zaia e da Maroni. Oppure scegliere un’astensione attiva, democratica e popolare, che dia realmente voce ai cittadini.