(riprendo ciò che scrissi allora chiudendo l’articolo, perché non avrei parole migliori per commentare quello che succedeva un anno fa: C’è qualcuno che ce la fa, senza mettersi a ridere, ad immaginarsi un sindaco in quei frangenti? Perché ve lo immaginate, no, il sindaco, in quelle ore di emergenza, mentre gli alberi si abbattevano sulle linee uno dopo l’altro che con gli occhi sgranati ripete ossessivamente a se stesso, davanti allo specchio, in una specie di delirio kafkiano, cosa? dove? quando? chi? ma soprattutto perché?)
#blackoutdelCadore 09-01-2014
due idee dei sindaci che erano nell’aria già durante l’emergenza (mentre gli alberi cadevano)
Scrivendo sul Corriere del Veneto il pezzo sul summit organizzativo dei sindaci del 7 gennaio scorso a Pieve, l’autore si lascia andare ad un’affermazione, diciamo, allegorica, allorquando afferma che (neretto mio):
[…] Dopo un dibattito durato oltre due ore e mezza, i sindaci hanno confermato due idee che erano nell’aria già durante l’emergenza, mentre gli alberi si abbattevano sulle linee uno dopo l’altro. Innanzitutto un esposto per individuare le responsabilità dei gestori delle infrastrutture elettriche, per capire cosa sia effettivamente successo alle linee durante il blackout e quale fosse il livello di manutenzione degli impianti. Poi la raccolta dei dati necessari alla richiesta di risarcimento.
Non so se l’autore ha l’abitudine (detto con simpatia), mentre scrive di sindaci, di farsi qualche boccata di gas esilarante, così, tanto per agevolare la stesura del pezzo; bisognerebbe chiederglielo!! Dunque, da quanto scritto si deduce che:
i sindaci avrebbero avuto due idee, che tali idee erano nell’aria già durante l’emergenza, proprio nel mentre gli alberi si abbattevano sulle linee uno dopo l’altro.
Capite che qui lasciamo i ragionamenti terreni per avventurarci su un impervio sentiero metafisico. Perché voi tutti sapete, perché lo sapete vero?, che solo verso le sei di sera il sindaco laqualunque si dev’essere accorto di quello che stava succedendo.
Anche perché uno di loro (tal Manfreda) ha recentemente affermato che “Nei primi due giorni non si sapeva neppure quanto sarebbe durata l’emergenza: un’ora, cinque ore, un giorno? Nessuna risposta, nessuna chiarezza. E questo è davvero incredibile.”.
(e già qui capite che il sindaco in questione deve avere qualche difficoltà coordinatoria riguardante lo scorrere del tempo: nei primi due giorni (cioè 48 ore), il sindaco dice che non si sapeva quanto sarebbe durata l’emergenza, se un’ora, cinque o tutto il giorno. Be’, dopo un’ora sai che l’emergenza è durata un’ora; il giorno dopo, alla stessa ora, sai che sta durando da 24 ore e così via, senza neanche il bisogno che l’Enel te lo dica … come dire? matematico! se non altro lo sai a consuntivo. Ti fa qualche differenza, dopo 24 ore di black out, sapere se poteva durare un’ora o cinque? Ancora: dopo 48 ore quanto d’aiuto ti può essere sapere che il black out durerà ancora per 5 ore? Se lo sai è meglio, certo, ma se dopo 48 ore di black out non hai ancora fatto, in qualità di sindaco, quello che potevi e dovevi fare che cosa ti potrebbe spingere a farlo? Forse l’esorcista?).
C’è qualcuno che ce la fa, senza mettersi a ridere, ad immaginarsi un sindaco in quei frangenti? Perché ve lo immaginate, no, il sindaco, in quelle ore di emergenza, mentre gli alberi si abbattevano sulle linee uno dopo l’altro che con gli occhi sgranati ripete ossessivamente a se stesso, davanti allo specchio, in una specie di delirio kafkiano, cosa? dove? quando? chi? ma soprattutto perché?