di Giuseppe Zanella
Sembra proprio che tutto, nell’agone politico nazionale e locale, preluda ad uno sgretolamento dello Stato, ad uno sfascio disastroso e generalizzato. C’è nell’aria una completa indifferenza, da parte della Politica in senso lato, per le gravissime condizioni in cui versano la Società, le Istituzioni, l’Economia, il Sistema bancario, la Scuola, la Sanità, la Giustizia e, soprattutto, il sistema di Welfare (che fin qui, bene o male, aveva retto). C’è, invece, da rilevare una ottusa e pervicace attenzione alla salvaguarda degli interessi castali di una accozzaglia di uomini di partito che definire inetti e corrotti non appare, purtroppo, eccessivo ma rispondente ad una mera realtà fattuale di una Nazione in progressivo avvitamento e marcato degrado.
Tante volte, da queste colonne, ho trattato dell’etica della Politica nei tempi andati e messo in risalto il confronto con la crisi dei valori che ha caratterizzato (e caratterizza) la nostra Società degli ultimi decenni. Trovo pertanto superfluo rimarcare le fasi storiche di una crisi così lunga e profonda che sembra, ahimè, non avere ancora toccato il fondo. Personalmente, provo sentimenti di delusione e di ‘rabbiosa’ impotenza di fronte alle recenti vicissitudini politico-istituzionali di questa nostra derelitta Italia. Ma ora la delusione ed impotenza si stanno trasformando in una sensazione ancora più forte, in una presa di coscienza ancora più grave e radicale: la convinzione profonda circa la ineluttabilità delle negative, intrinseche caratteristiche storiche e politiche del nostro popolo, incapace come è di affrancarsi dai retaggi del passato, da frazionismi e perniciosi individualismi che non consentono il perseguimento di una vera unità di intenti sul concetto di ‘Nazione’ con il conseguente (mancato) perseguimento di adeguate strutture istituzionali costituenti l’ossatura e lo scheletro di una Entità genuinamente democratica.
Vorrei, a questo punto, analizzare gli ultimi eclatanti fatti politici romani di questi giorni per ‘sostanziare’ efficacemente e sostenere le tesi fin qui esposte sulla disastrosa situazione dell’attuale quadro politico. Un giovanotto di belle speranze, tale Matteo Renzi da Rignano d’Arno, è apparso prepotentemente sulla scena politica con una carica di ‘movimentismo’ mai vista prima d’ora. Al secondo tentativo, egli vince d’impeto le primarie e diventa segretario del PD. Acquisito il risultato auspicato, il soggetto vuol dimostrare un dinamismo inusuale alle nostre latitudini e, con una dose di pragmatismo degno di miglior causa, tratta direttamente le riforme elettorali ed istituzionali con il titolare/padrone del marchio -rinverdito e rielaborato – di F.I. , con ciò trascurando la condizione di pregiudicato in attesa di applicazione di pena restrittiva (domiciliari? Servizi sociali?) dell’interlocutore. La foglia di fico atta ad evitare lo ‘sbrego’ avrebbe potuto essere quella di trattare con gli organi direttivi del partito padronale, ma si sa, la realpolitik esige e contempla di non guardare tanto per il sottile… anche pagando lo scotto di dover politicamente risuscitare il Lazzaro dei giorni nostri.
E la legge appare, oggettivamente, calibrata non sulle esigenze di rispetto della rappresentatività, ma sugli interessi dei due contraenti legati da ‘profonda sintonia’ come dice il Matteuccio Nazionale. La legge ipotizzata è infatti sulla scia del deprecato Porcellum, tale da dimostrare agli ‘italioti’ che il parolaio fiorentino è un decisionista che riesce a smuovere le ormai putride acque della politica italiana e riesce ad intendersi con una Opposizione fin qui restia a qualsiasi accordo. Legge elettorale, dunque, pensata non per dare seguito alle indicazioni della Suprema Corte ma legge concepita per soddisfare gli interessi personali e politici di un duetto le cui affinità appaiono del tutto evidenti e perfino dichiarate. Resterebbero le liste bloccate, le soglie di sbarramento diversificate ed anomale, la mancata possibilità di scelta del candidato da parte dell’elettore, un premio di maggioranza ancora spropositato, tutto in netto contrasto con la limpidezza del principio di libera scelta da parte del detentore del diritto di elettorato attivo e passivo.
In queste ore, però, il quadro politico risulta radicalmente mutato, direi stravolto. Matteo da Rignano, erede del Machiavelli, dopo aver giurato di non ambire alla sedia di PdC, dopo aver più volte affermato che Letta poteva ‘starsene tranquillo e sereno’ al suo posto, dopo aver sottolineato ”Chi me lo fa fare di insediarmi a Palazzo Chigi senza la legittimazione elettorale”, ha improvvisamente cambiato idea ed ha fatto votare dalla Direzione Nazionale del PD l’avviso di sfratto per il felpato e curiale Enrico Letta. La svolta repentina, dicono i ‘dietrologi’, è maturata su input dei ‘poteri forti’ interni ed esteri ed è stata esplicitata con un intervento contestuale sulla Stampa estera e sul Corriere della Sera. Interessi coincidenti: Renzi ha perfettamente capito che le elezioni, in questo contesto, non sono possibili, che la crisi sta logorando il Pd e la sua leadership, che l’inerzia governativa non paga, che la gente è stanca ed alla fame; l’Europa e gli Usa temono che la crisi italiana trascini l’Euro e l’Europa nel baratro.
Da qui l’improvviso movimento tellurico che, in pratica, è il ‘ben servito’ a Enrico Letta e, presto, prevedibilmente, lo sarà anche per Giorgio Napolitano. Il nuovo assetto non è detto, però, risulterà il toccasana dei nostri immani problemi. Renzi è di fronte ad un bivio: o darà seguito a politiche dinamiche per il rilancio del lavoro e dell’Economia e quindi dovrà allentare i vincoli a suo tempo imposti dall’U.E. o resterà nel solco del rispetto di questi vincoli e gestirà quello che l’Europa gli consentirà di gestire. Nell’un caso come nell’altro, i rischi sono dietro l’angolo e tutto dipenderà dalle capacità che il fiorentino saprà dimostrare nella contrattualizzazione e revisione degli accordi a suo tempo sottoscritti, in particolare quelli siglati dal Pregiudicato. Senza contare che il Fiscal-compact incombe e sarà dura uscirne indenni… L’Economia ed il Lavoro sono i temi prioritari e, bene che vada al ‘fiorentino’, la legge elettorale andrà, quasi sicuramente, su di un binario morto al Senato…
La Stampa parla ora di ‘tradimento’ attuato da Renzi nei confronti di Letta. Per quest’ultimo io non ho mai provato soverchia simpatia, soprattutto dopo averlo visto attuare le classiche politiche del rinvio di andreottiana memoria (‘meglio durare che tirare le cuoia’). Dico però che anche in Politica, perfino in Politica, è buona norma agire in modo corretto, evitando forzature, furbizie e giochetti sfacciatamente ipocriti… Il Presidente Napolitano asserisce che “Le dimissioni di Letta sono irrevocabili e che, pertanto, non ci sarà nessun passaggio parlamentare”. Per me la cosa è inaudita, cosa di stampo ‘prima repubblica’, cosa però politicamente comprensibile. Il dibattito parlamentare avrebbe avuto come conclusione un voto di sfiducia; e come avrebbe potuto il PD esprimere pollice verso nei confronti di un suo uomo di punta quale è il presidente del Consiglio dimissionario? L’epilogo avrebbe avuto le stigma ufficiali di lotta intestina per il Potere, tanto più che l’appoggio politico che si prospetta per il futuro governo Renzi godrà della stessa maggioranza che fin qui ha sostenuto Letta. Meglio quindi una crisi extra-parlamentare, anzi una crisi esplicitata nel parlamentino partitico!!
Veniamo ora a parlare dell’etica politica in ambito provinciale, parliamo cioè ancora del ‘buco nell’acqua’ per circa 89 milioni di euro creato da BIM-GSP. Ripercorrere la fantozziana vicenda del palleggio di responsabilità tra ATO (ora Consiglio di bacino) e BIM-GSP, entrambi emanazione dei sindaci, appare del tutto inutile. Oggi il Corriere delle Alpi tratta delle ormai prossime bollette ‘maggiorate’ (sembra di parlare delle pettorute attrici americane degli anni ’50) in dirittura di arrivo, del proposito leghista di promuovere una class-action e delle spiegazioni date dal sindaco Massaro (commissario del neonato Consiglio di bacino) e, soprattutto dell’a.d. di Bim-Gsp, il Dr Giuseppe Vignato.
Il fatto politico di rilievo è che, a parte un riferimento del commissario Massaro, pur discutibile nella genesi del fenomeno, nessuno parla delle responsabilità vere dello scandalo e da chi pretendere il giusto ristoro del mal fatto. Tutti dicono che se non interveniva la maggiorazione (29,4%!!), Bim-GSP sarebbe fallita creando una catastrofica catena di conseguenze negative all’economia della Provincia (Comuni creditori che sarebbero stati costretti a tagliare il ‘sociale’, creditori fallibili per mancato incasso dei crediti, privati creditori in dissesto ect. ect.). E’ evidente che non spettava e non spetta al Dr Vignato parlare delle responsabilità del fatto eclatante, egli è ovviamente interessato ad illustrare le fasi tecniche del rientro: è questo il suo precipuo compito ‘istituzionale’. E di questo bisogna dargliene atto. Egli ci informa che il deliberato aumento è stato approvato dalla Aeg ( Autorità per l’energia ed il gas) e che:
- il provvedimento eviterà il citato default dell’Ente con esclusione delle nefaste conseguenze sopra richiamate;
- che della maggiorazione del 29,4%, il 13% sui consumi di Gennaio/Agosto 2013 sono risorse che serviranno per investimenti e per la gestione del servizio idrico, mentre il restante 16,4% sarà la quota destinata a ripianare il debito pregresso della società; quest’ultima percentuale non sarà applicata sui consumi Gennaio/Agosto 2013 ma sarà pagata nella prossima bolletta a conguaglio. Infine, sui consumi Sett./Dicembre 2013 ci sarà l’applicazione tariffaria con l’aumento completo del 29,4%.
La Aeg ha dunque stabilito ed approvato l’aumento del 29,4%. Eloquenti ed esaustive le precisazioni tecniche dell’a.d., il quale precisa anche che non verrà dato corso al già ventilato aumento del 5% annuo!!! Consoliamoci dunque con questo provvedimento benigno!
Sul piano politico appare interessante quanto afferma il commissario Massaro.
“…chi è venuto prima di noi ha scaricato sulla collettività questo debito… L’Ato non ha mai approvato un aumento quando sarebbe stato necessario, anche per ragioni elettoralistiche (?). I sindaci di allora si sono fatti belli, ma ci hanno lasciato questa eredità pesantissima”.
Sindaci ex Ato, sindaci GSP, controllati e controllori ad un tempo!! Io non c’ero e se c’ero dormivo… I responsabili del vergognoso buco di bilancio non sono certamente gli ignari utenti sui quali, però, i saccenti borgomastri hanno fatto lo scaricabarile, addossando loro l’onere del ripianamento dovuto, solo ed esclusivamente, a negligenze, omissioni e colpe degli amministratori pro-tempore . Utenti insomma, ‘cornuti e mazziati’ grazie alla inventiva canagliesca di qualche politico inverecondo.
L’acqua, che da noi è copiosa, si sta rivelando, nostro malgrado, onerosa come, e più, del carburante per le nostre auto. La Corte dei Conti sta forse dormendo come quei sindaci che nulla rilevavano di anomalo fino a quando si sono svegliati con un buco eclatante??