“Montanari di merda” è l’epiteto che è giunto ai consiglieri Bond e Reolon. Lo riporta – quasi pari pari – Bellunopress che l’ha pescato dai comunicati stampa del Consiglio regionale. Il quasi si riferisce all’aggiunta del redattore di una breve considerazione – in stile libro Cuore – che, partendo dalla constatazione che ora i veneti sarebbero “fratelli coltelli”, ciò non giova certamente a loro ma agevola, anzi, la “lupa romana” che così “può tagliare la testa a chi vuole”. Invece, par di capire, se ci volessimo tutti bene appassionatamente, i tecnocialtroni sarebbero ben disposti ad accettare qualsiasi nostra richiesta “identitaria”.
Giova forse ricordare che il “mai con Treviso” ha valenza territoriale ed esprime la certezza che il nostro territorio, che già ora sconta l’estremo disagio di essere montano, avrebbe ancora meno attenzioni se il baricentro della Provincia fosse spostato a Treviso. Contro i “trevisane”, insomma, men che niente, non ce ne sarebbe motivo.
“Montanari di merda volete cancellare la provincia di Rovigo, distruggere la storia del Polesine. Siete proprio dei pezzi di merda, spero di incontravi al più presto in Veneto per sputarvi in faccia coglioni”. Questo il messaggio ricevuto oggi dai consiglieri regionali bellunesi Dario Bond e Sergio Reolon alla vigilia del Consiglio regionale che dovrà esprimersi sul riordino delle Province del Veneto. Come dicevano i latini, “Divide et impera” dividi e domina. Ora che i veneti sono diventati nemici (ma non è il primo segnale, anche tanti bellunesi dichiarano “mai con Treviso”) Roma può tagliare la testa a chi vuole.
“Questo è il segno di un clima di tensione frutto di un’anti-politica malata. Di fronte alla violenza delle parole non c’è terreno per un dialogo comune, per una partita che punti davvero al riequilibrio dei territori”, affermano Bond e Reolon che sottolineano come non vi sia alcuna relazione “tra il nostro lavoro di tutela del territorio al quale apparteniamo e il venir meno delle prerogative del Polesine. Insomma il detto ‘vita mea, mors tua’ non è affatto applicabile al dibattito in questione. Salvare Belluno non significa sacrificare il Polesine”.
“Solo uscendo da questo clima di contrapposizione possiamo pensare al bene dei territori”, concludono i due esponenti politici bellunesi. L’episodio sarà segnalato agli organi competenti.
Nel comunicato stampa regionalizio si parla poi di “clima di tensione frutto di un’anti-politica malata”: ma dove volete che porti una visione della politica in cui, per fare un solo esempio, il lunedì ti dicono che “tutto è blindato e Zaia può governare sereno” ed il giorno dopo si sconfessano dicendo che “se continua così si torna al voto anche in Veneto“?
Ma torniamo agli epiteti. A parte che in questo caso non si capisce se sia più ingiurioso per i due consiglieri il “di merda” o “montanari”, l’informazione sarebbe un pelino più completa se, oltre agli ingiuriosi epiteti, si facesse riferimento alle probabili motivazioni che devono aver spinto qualche testa calda a scrivere ciò che è stato scritto. Non certo per giustificare il fatto, ovviamente, (che va condannato bla bla bla ecc. ecc. ecc.) ma per cercare di capire quali potrebbero essere stati gli “agenti scatenanti”. Così, per esempio, la cronaca di ieri su RovigoOggi.it:
I consiglieri regionali bellunesi (Dario Bond, capogruppo del Pdl, Sergio Reolon, vicepresidente Pd della commissione Statuto) hanno tentato di far fuori il Polesine. Durante la commissione congiunta Statuto-Affari istituzionali, hanno avanzato la proposta di accorpare la provincia di Rovigo con Padova per salvare Belluno. I consiglieri regionali polesani, la corazzata Azzalin-Coppola-Corazzari (Mainardi assente), ha impedito che la proposta passasse
Rovigo – Mors tua vita mea. Dev’essere stato questo il motto che ha guidato i consiglieri regionali bellunesi che hanno tentato di far sparire il Polesine dalla cartina geografica. Ma il tentativo di Dario Bond, capogruppo del Pdl, e Sergio Reolon (Pd), vicepresidente della commissione Statuto è andato a vuoto perché i consiglieri polesani (Cristiano Corazzari, Lega Nord, Isi Coppola Pdl, e Graziano Azzalin Pd) hanno fatto quadrato, o meglio, triangolo (dato che il consigliere nonché coordinatore provinciale del Pdl Mauro Mainardi era assente) per opporsi ad un disegno a dir poco rovinoso per la provincia di Rovigo. […]
Da segnalare, infine, che dopo il non pronunciamento del consiglio delle autonomie locali la Regione … ha fatto l’ovo (Belluno “salva”. Il parere della commissione Statuto del Consiglio regionale: Verona e Vicenza unite, Padova, Rovigo e Treviso accorpate. Più la città metropolitana di Venezia).