I sindaci cadorini hanno scoperto che il nuovo giocattolo rappresentato dallo Statuto della Regione Veneto (statuto che, giova ricordare, era considerato di così grande importanza che è stato partorito a ben 11 anni dalla riforma costituzionale del titolo V che ne dettava l’adozione), quello, per intenderci, della “Specificità delle singole comunità, dei territori montani e della Provincia di Belluno“, prevede che l’iniziativa legislativa possa essere esercitata anche dai consigli comunali in numero di 10 o più (oltre che dai consiglieri regionali – cavolo, ci mancherebbe che la Casta Regionale al costo di 12.000 euri/mese + vitalizio non potesse proporre leggi – dalla Giunta e da almeno 7000 elettori).
E’ o non è una possibilità straordinaria, quella che viene concessa dallo Statuto! E i sindaci cadorini intendono sfruttarla per proporre una legge riguardante i livelli minimi dei laghi.
[…] “Siamo convinti che il livello dell’acqua nei nostri laghi non debba scendere sotto un livello minimo fissato per legge.” sostiene il sindaco di Calalzo Luca De Carlo “Per questo motivo il progetto di legge stabilirà le regole per garantire il Deflusso Minimo Vitale nei corsi d’acqua bellunesi durante tutto l’anno. E questo imporrà la revisione del Piano regionale delle acque”.
C’è una motivazione precisa per cui la proposta di una nuova legge riguardante i livelli minimi dei laghi parte dal Cadore. E’ la convinzione, condivisa da tutti i sindaci della Comunità montana di Centro Cadore, che dopo il crollo della produzione industriale dell’occhiale, il loro territorio deve recuperare l’antica vocazione turistica. E per farlo deve poter valorizzare tutte le sue ricchezze naturali a cominciare proprio dall’acqua dei suoi laghi. […]
Giunge inaspettata anche la convinzione dei sindaci, quella secondo la quale “dopo il crollo della produzione industriale dell’occhiale, il loro territorio deve recuperare l’antica vocazione turistica”. Meglio tardi che mai.
Tuttavia si dimenticano, i sindaci, inebriati da questo entusiasmo legiferativo, di segnalare un vizietto di tutte le democrazie. Non che ce ne sia il bisogno imperativo, i più lo sanno, ma le proposte di legge, da chiunque siano presentate, devono essere votate dal consiglio regionale. Ed il nostro territorio è rappresentato da 3 consiglieri su 60. Anche ammettendo che i nostri si battano come leoni, se la pianura dice “a cuccia”, a cuccia bisogna tornare. Magari ti danno anche qualche ossicino da rosicchiare, ma a cuccia devi tornare. E’ la democrazia, bellezza !!
Tutto ciò dovrebbe far ben comprendere cosa vorrebbe dire disporre di uno strumento amministrativo quale quello rappresentato da una Provincia autonoma, e perché l’Autonomia che Belluno chiede (la gente, non certo i sindaci, che sono ancora seduti sul water …) è vista come fumo negli occhi dalla Bassa (oltre che da Roma). Senza Provincia, conti meno di ZERO.