Svaluto Ferro, l’autodeterminazione e ‘la minestra è cotta, ripeto, la minestra è cotta’
Intanto devo ricredermi perché il presidente dell’unione montana Centro Cadore, Svaluto Ferro, ha dimostrato che può andare oltre la caccia alle farfalle (ricordate la vispa Teresa che tra l’erbetta rincorrea le farfalletta?). La dimostrazione tangibile che potrebbe addirittura, un domani non più lontanissimo, vestire i panni del capo rivoluzionario, viene da una breve intervista ad Antenna3. Messosi temporaneamente i panni del fine sociologo e antropologo, il nostro fruga nelle pieghe nascoste del corpo molle della società civile cadorina e bellunese e ci dà conferma che il popolo cadorino e l’intera provincia di Belluno starebbero guardando a forme di autodeterminazione politica.
Egli calca l’accento sulla parola “politica” per escludere che stia pensando ad altre forme di autodeterminazione quali quella linguistica, etnica, anti-ogm, anti-nuclearista, no-tav, civica e così via. L’autoderminazione cui fa riferimento, senza alcun dubbio, ha carattere eminentemente politico.
Però avverte, il presidente, che si dispiacerebbe se questa forma di autodeterminazione cui pensa – che sarebbe comunque nelle mani del popolo cadorino e bellunese – eventualmente sfociasse in “altre forme di autodeterminazione“. E qui accenna a quali potrebbero essere queste forme: “quelle già viste in passato” nel sudtitrolo dove con la loro autodeterminazione sono riusciti ad ottenere ciò che noi bellunesi con il dialogo non siamo mai riusciti ad avere.
E badate bene che quando dice “con la loro“, forse è proprio “a quella” che fa riferimento (quella lì, sapete no? quella … insomma, avete presente quella ad effetto, come dire?, ecco, pirotecnico!). Più chiaro di così!! A me pare, se non altro. Insomma è come se il mitico Colonnello Buonasera a Radio Londra avesse diffuso un messaggio speciale: “la minestra è cotta – ripeto – la minestra è cotta“.
Io credo che il popolo cadorino e l’intera provincia di Belluno stia guardando anche a forme di autodeterminazione politica che, mi dispiacerebbe eventualmente sfociassero in altre forme di autodeterminazione. Le abbiamo già viste in passato magari in territori contermini ai nostri, ad esempio quello sudtirolese, dove con la loro autodeterminazione sono riusciti ad ottenere quello che noi bellunesi con il dialogo non siamo mai riusciti, stati capaci di ottenere in questi anni.
Il nostro stempera poi l’ambientazione rivoluzionaria con un’affermazione a carattere pastorale che anche il vescovo avrebbe avuto qualche difficoltà a pronunciare.
Oggi, noi sindaci siamo gli elementi che ancora mantengono la coesione sociale, siamo gli unici che mantengono la coesione sociale, ma di fronte al continuo abbandono e insensibili a quelle che sono le nostre istanze, eh be’ … sicuramente … qualcuno dovrebbe farsi un attimino l’esame di coscienza e iniziare a pensare anche che forse il territorio montano avrebbe bisogno di un occhio di riguardo in ogni settore.
Sorvolo, cioè salto a pié pari (per ora), il concetto secondo il quele sarebbero i sindaci a mantenere la coesione sociale (‘sti qua si sono già dimenticati il Bim-Gsp, tanto per fare un esempio, invero il più demenziale …). Mi chiedo se veramente uno di loro potrà mai diventare il capo di una rivoluzione ruggente sulle ali della quale il popolo cadorino possa finalmente conquistare ‘sta benedetta autodeterminazione (a proposito: autodeterminazione de ché?). Poi guardo il video e vedo là in fondo, in secondo piano dietro la scrivania, quello che mi sembra essere il profilo di un retino per la caccia alle farfalle. Così mi convinco che il nostro è già pronto per un’altra caccia grossa ai lepidotteri.
Radio Cadore: “la farfalla volteggia leggiadra” — “la vispa teresa è caduta nell’erba” — “il grillo canterà alle sei” — “le cicale sono andate a dormire“.
W la revoluzion!!
(p.s. sorvolo anche sul commento secondo il quale i sindaci sarebbero andati “su tutte le furie”; l’unica furia che mi viene in mente se penso ai sindaci è Furia cavallo del West)