SIAMO NELLE MANI DI DUE ILLUSIONISTI IN ‘TOTALE E PERFETTA SINTONIA’ ??
di Cagliostro
Che una legge elettorale ci voglia – e fatta bene tanto da far possibilmente ritornare gli elettori arbitri veri delle scelte dei loro rappresentanti in Parlamento – non ci piove. Dopo le ‘porcate’ berlusconian-calderoniane sul tema e dopo la tardiva sconfessione della Suprema Corte in fatto di incostituzionalità della legge fin qui in vigore, è chiaro che una riforma urge, tanto più dopo il continuo cincischiare della Politica e la conseguente sua esautorazione da parte della Consulta. Ma quale legge elettorale andrà bene in Italia?
Il Prof. Giovanni Sartori dice che i tre progetti, redatti sotto l’egida del Prof. D’Alimonte ed ufficializzati dal nuovo segretario del PD, non vanno bene ed offrono il fianco a tutta una serie di specifici rilievi e, ove introdotti, potrebbero ciascuno mettere in evidenza deleteri effetti per la oggettiva rappresentatività del corpo elettorale ed esporre quindi a nuovi rischi la nostra già precaria democrazia parlamentare. Va detto che il politologo vede nel doppio turno di collegio il meno peggio della triade prospettata. Ma non starò qui a disquisire sulle argomentazioni del prof. Sartori, vorrei invece argomentare sulle scelte e sui passi già esperiti dal fiorentino segretario-sindaco, il Matteuccio Nazionale.
Con la triade offerta al mondo politico, il Dr Renzi si propone di rafforzare il ruolo dei partiti maggiori, evitare azioni ricattatorie da parte dei partiti minori, depotenziando il loro ruolo al solo diritto di tribuna e, soprattutto, rendere possibile la governabilità per una intera legislatura a chi vincerà l’ordalia elettorale. La machiavellica duttilità dell’uomo è tutta basata sui tempi stretti del percorso riformistico e sulla valutazione che il duo ‘Alfetta’ tenda a menare il can per l’aia, a durare demo cristianamente, a fidare che la stabilità sia un valore in sé prescindendo dal “fare”; infine il timore di Renzi è che i suoi due antagonisti all’interno della maggioranza ritengano che il varo di una nuova legge elettorale metta, in questo momento, a rischio l’esistenza dell’Esecutivo.
Il duo ‘Alfetta’ avrebbe voluto – e l’argomentazione non è del tutto peregrina- che si fosse trovato prima un accordo fra i partiti della maggioranza e solo dopo estendere, doverosamente, la trattativa alle Opposizioni. Il procedere in questo modo avrebbe però richiesto tempi più lunghi anche per una possibile azione dilatoria da parte di alcuni elementi ‘retrivi’ dell’entourage di NCD (penso a Formigoni, che ha minacciato il ricorso al voto segreto contrario in sede di approvazione parlamentare al fine di bocciare il progetto riformistico).
Ma l’intendimento di Letta e dei suoi era soprattutto quello di relegare il pregiudicato Berlusconi ad un ruolo aggiuntivo con un iter procedurale che avrebbe tenuto fuori il Caimano dal grande gioco politico ed avrebbe evitato di rimettere in pista, con una autentica resurrezione quale novello Lazzaro, l’ex premier, decaduto da parlamentare. A tenere banco c’è poi anche una valutazione squisitamente tecnica: i partiti minori avevano alfine accettato di buon grado il sistema di elezione del ‘Sindaco d’ Italia’, ossia il doppio turno di collegio con uno sbarramento contenuto, sistema che F.I., invece, considera, per sé, troppo penalizzante; l’arcoriano manifesta infatti più interesse per il sistema ‘Ispanico’ ad un solo turno, con piccoli collegi, con liste bloccate, un numero contenuto di candidati ed uno sbarramento sostanziale. Ciò, evidentemente, penalizzerebbe le formazioni più piccole, anche se sembra che ora si voglia addolcire la pillola con il riparto dei resti in sede nazionale, cosa che consentirebbe quello che viene definito, appunto, ‘diritto di tribuna’.
Ma veniamo alle scelte preliminari, prettamente politiche operate dal Dr Renzi, scelte nettamente contrastanti con quanto auspicato dai due suoi contraltari assisi a Palazzo Chigi. Le ragioni di urgenza (incombono le Europee e le amministrative e si vocifera che molti vorrebbero l’abbinamento anche con le politiche) hanno spinto il segretario PD a ribaltare la procedura e privilegiare, in primis, l’accordo con il Berlusca e solo dopo tentare di costringere Letta ed Alfano (con Monti, Casini ecc.) ad acconciarsi.
Renzi dichiara che la sua è una scelta ‘necessitata’. La qual cosa non convince fino in fondo, anche perché essa sottende non poche insidie e pericoli. La storia ventennale, infatti, ci insegna che l’attuale Pregiudicato è davvero inaffidabile, che le sue sono promesse da marinaio, basti evocare l’epoca della bicamerale dalemiana. La situazione attuale però, a dirla tutta, appare alquanto mutata: l’uomo era (ed è?) all’angolo, ha una condanna definitiva, è stato dichiarato indegno di sedere in Parlamento, ha altre possibili condanne in arrivo ed è inquisito per altri infamanti reati (compravendita di parlamentari)…
Ma, a dispetto di tutto questo, sappiamo benissimo chi è l’uomo, di cosa è capace e dei mezzi di cui (illegittimamente) dispone; quindi le amare sorprese possono essere dietro l’angolo. Trattare con un uomo di tale ‘caratura’ appare insomma davvero rischioso, una ripetizione possibile della resurrezione di Lazzaro (già citata). Se anche diamo per scontato che le regole elettorali si fissano attraverso accordi che coinvolgano, possibilmente, il più ampio arco di forze parlamentari, a prescindere magari dalla priorità di una intesa preliminare con la maggioranza che sostiene il governo, ciò nondimeno resta valido il quesito sulla opportunità o non opportunità di trattare con un tale squalificato personaggio, posto che lo stesso Renzi, tempo fa, aveva definito Berlusconi politicamente finito (“game over”).
Perché non imporre una trattativa con una delegazione di F.I. escludendo così di ricevere in pompa magna il candidato screditato? Perché dargli una nuova legittimazione politica insperata? E per di più accogliendolo nella sede centrale del PD? (Canossa? Non credo proprio! Espugnazione della sede del nemico? Più probabile!).
Certo, fare la legge elettorale con i soli voti della maggioranza è scorretto politicamente e non è onesto. Ma ricordiamo che così ha proprio agito il grande pregiudicato, senza mai ammettere l’atto colposo commesso insieme al sodale, tale Calderoli. Commentatori di livello hanno paventato che i possibili termini dell’accordo siglato al Nazareno possano nascondere intese a salvaguardia della posizione giudiziaria e personale del condannato. Per il rinnovatore-rottamatore Renzi, tale azione recondita sarebbe disdicevole e segnerebbe la fine della sua carriera politica ma anche la fine del PD. Non voglio proprio credere che il nuovo segretario possa macchiarsi di una tale nefandezza…
Oggi, il Presidente del Consiglio Nazionale del PD, Gianni Cuperlo (battuto alle primarie da Renzi) così sintetizza la situazione: “Il timido Letta aveva accompagnato il capo della Destra sotto il cartello Exit, il vulcanico Renzi ha invece accolto Berlusconi su tappeto ‘Welcome’. Che sia la mossa del cavallo o non piuttosto il passo del gambero? Un conto è discutere con F.I. delle riforme, altro conto è allargare ‘la profonda sintonia’ con Berlusconi ai partiti della maggioranza… E’ un metodo sbagliato che punisce le forze impegnate con noi al governo, quelle forze che avevano messo all’angolo il capo della Destra soltanto tre mesi fa”.
Io non sono convinto che l’accordo quadro trovi facile concretezza attraverso un risultato positivo. Se i miei timori dovessero rivelarsi infondati (me lo auguro di cuore per tutti noi), resta la mia convinzione espressa in questa sede: non si tratta con i malandrini! Posto che occorre trattare, si tratti con una delegazione di F.I. a cui il padrone del movimento dia pure una delega, ma non si riabiliti un tale soggetto: 20 anni di ‘stordimento’, di inettitudine, di distruzione del tessuto etico-morale-sociale ed economico sono più che sufficienti!!! Che Dio ce la mandi buona e che Renzi dimostri di essere accorto e prudente e non si lasci abbindolare.
NB Siccome si afferma che ‘Iddu’ rappresenta oltre 10 milioni di elettori, voglio precisare che alle ultime elezioni il PDL ha ottenuto 7.332.667 voti su 47.011.309 di aventi diritto, ossia meno di 1/6 dell’elettorato. (Data la qualità del capo partito, sono, comunque, sempre troppi).