Sappada, isola etnica alloglotta, in cerca di un’anima con cui unirsi
In Veneto ci sono una trentina di comuni che, obbligati dalle recenti disposizioni legislative a unire i servizi perché con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti (3.000 per i paesi di montagna), hanno difficoltà a trovare un “partner” (o più, a seconda dello spessore demografico dei concorrenti) che li accolga in modo da costituire l’Unione. Se non riescono a farla, quest’unione, i sindaci saltano e il comune viene commissariato. Pensa un po’ te. Siamo certi che alla fine una soluzione, un’italianata, si troverà anche per loro.
Fra questi c’è anche Sappada:
Fino al caso limite di Sappada che, in attesa di emigrare in Friuli, se mai ci riuscirà, dovrebbe associarsi con qualche vicino veneto. Soltanto che, essendo stato riconosciuto come isola etnica alloglotta, il Comune di Sappada ha evidenziato “una situazione di oggettiva difficoltà all’assolvimento dell’obbligo associativo”. Ossia: parlano il plodarisch, un dialetto germanofono, chi li capirebbe?
Quello che stupisce, relativamente a Sappada, è la motivazione evidenziata dalla giornalista del Gazzettino: “parlano il plodarisch, un dialetto germanofono, chi li capirebbe?”
In effetti, a pensarci bene, tutte le volte che vado a Sappada mi porto dietro l’interprete, altrimenti col cazzo che riesco a bermi un caffè da loro. E anche quando i sappadini vanno in Regione a mungere soldi, metà delegazione è costituita da interpreti. Non oso poi pensare alle lunghe ed estenuanti diatribe vernacolari nel corso delle riunioni della CM Comelico-Sappada. Digiamogelo: è un problema maledettamente serio. Chi li capirebbe, sennò?