quella tentazione di salire al Lacedelli (dal Lavaredo, partiti che eravamo dall’Auronzo)
Dopo Cima 12 e Croda dei Toni, due splendide montagne (tre, se bevi responsabilmente) regalatoci due giorni fa, la Corriera delle Alpi ci omaggia di nuova chicca, incastonata in un articolo dalla trama folcloristico-pittoresca con soggetto caudale (code, interminabili code).
[…] In coda, quando sono le 13 passate, per pranzare al rifugio Auronzo. E, allora, la decisione di tentare al Lavaredo. In coda lungo lo struscio, Corso Italia 2.0, ossia il comodo sentiero per il prossimo rifugio. In coda, verso le 14, per sedersi e mangiare. La tentazione, subito dopo, di salire al Lacedelli, ma la web cam certifica una marea di escursionisti.
Galeotta fu quella lussuriosa tentazione, lasciva quasi quanto quella del paradiso terrestre, quella di salire al Lacedelli, che noi invece conosciamo da anni come Locatelli (ma oltre confine, oltre forcella Lavaredo, lo chiamano più storicamente e poeticamente Dreizinnenhütte); che poi, salire è solo una parte del lungo cammino, ché dalla forcella Lavaredo dove sei salito, per giungere al Lacedelli ooops, Locatelli, devi poi scendere.
Insomma, uno che da queste parti ci smena notte e dì.