previsioni demografiche al 2030 in Alto Adige: un canuto ottimismo (in Cadore? funesto incubo)
Nell’Alto Adige la popolazione salirà, anche se dal 2020 il saldo naturale sarà anche in questa terra negativo (da noi lo è da 60 anni). E tuttavia c’è di che “mettersi a piangere” (con canuto ottimismo…) nel leggere ed interpretare certi risultati della previsione sull’andamento demografico fino al 2030 per l’Alto Adige (che ha appena finito il 2013 con un incremento di 11,9 persone per 1.000 abitanti).
Immaginate quale funesto incubo possa essere la valutazione della situazione cadorina che nel saldo di settembre, con previsioni a fine 2013, dava per il Cadore un decremento demografico di 4,9 persone per 1.000 abitanti e per il Centro Cadore un decremento di addrittura 8 per 1.000 (a giorni dovrebbero uscire i dati, ora fermi a novembre, che, pur non definitivi, permetteranno di chiudere e consuntivare l’anno).
Secondo il nuovo modello di previsione demografica dell’ASTAT – Istituto provinciale di statistica – la consistenza della popolazione residente totale passerà dalle iniziali 514.516 unità iscritte nei registri anagrafici comunali al 31.12.2012 alle 564.586 nel 2030, evidenziando un incremento del 9,7%. Dal 2020 l’aumento della popolazione sarà da ricondurre esclusivamente al saldo migratorio. L’invecchiamento della popolazione sarà sempre più evidente: nell’anno 2030 una persona su tre avrà un’età di 60 anni o più. (comunicato ASTAT)
I principali risultati della nuova previsione demografica sono (tratto da “Previsione sull’andamento demografico fino al 2030” dell’ASTAT):
- la popolazione altoatesina aumenterà leggermente, ma dal 2020 circa l’aumento sarà da ricondurre esclusivamente al saldo migratorio. A quel punto il numero dei decessi supererà quello delle nascite e il saldo naturale risulterà negativo;
- invecchiamento demografico accelerato;
- netto aumento dei decessi come conseguenza diretta dell’invecchiamento della popolazione. Dall’inizio del secolo le classi di età più consistenti si avvicinano sempre di più alle età avanzate e hanno perciò un rischio di mortalità più alto;
- aumento notevole dell’indice di vecchiaia, cioè del rapporto tra la popolazione anziana (65 anni e oltre) e quella giovane (0-14 anni). Nel 1986 l’indice era pari a 59,4 e fino al 2030 salirà a 170,8. Ciò significa che ogni 100 persone giovani sotto i 15 anni ci saranno 170 persone anziane di 65 anni e oltre;
- aumento dell’indice di dipendenza degli anziani, cioè del rapporto tra le persone ritirate dal lavoro e le persone in età lavorativa. La popolazione in età lavorativa sentirà in futuro sempre di più il peso degli anziani: se nel 1986 per ogni 100 persone in età lavorativa (15-64 anni) c’erano 16,8 anziani (65 anni e oltre), nel 2030 l’indice salirà a 40,1;