Post ciclone Vaia: ma dove vai se la strada non ce l’hai?
Ma dove vai se la strada (silvopastorale, boschiva, pista forestale) non ce l’hai? Da nessuna parte; non vai da nessuna parte!
Tu chiamalo se vuoi “ciclone extratropicale”. Ma anche “ciclone mediterraneo”. Per gli amici, “Vaia”. La Matrigna Terra (ogni tanto la Madre s’incazza) s’è scaccolata appena. Uno starnuto qui, uno là… e giù tutti per terra. All’Evoluzione glielo ho detto un sacco di volte: “Vergognati! Come hai potuto dar vita ad una pianta così ignobile, così infame come il pezuó, peccio, abete rosso?”. Se a questi qua gli fai “buu”, cadono a terra come le capre miotoniche (solo che quelle dopo un po’ si rialzano).
Vaia, dunque, nella notte del 29 ottobre 2018 ha raso al suolo quantità industriali di pezuó (ove sì, ove no). Il solito noto e diffuso fenomeno ma, questa volta, a scala gigantesca. Per avere un’idea di ciò che è accaduto si può partire da qui per la situazione locale e da qui per una visione più generale.
Come corollario si fa notare che secondo la ben nota legge di Murphy se una pianta – che ha “360” possibili direzioni di caduta – può cadere su una strada o sentiero… cadrà proprio lì. Tutto questo per dire ciò che è ovvio: se c’è una strada (silvopastorale, boschiva, pista forestale) preesistente, il recupero del bosco “alle condizioni originarie” è impresa che, con mezzi adeguati (senza ricorrere alle super corazzate austriache…), si può affrontare con professionalità, efficienza ed efficacia.
Se la “strada” non c’è… che si fa?
(nel video l’apertura della strada de Sorasale tra la centralina e il tabià de chi de Bedin, oltre al tratto laterale che giunge fino al tabià de muro de Mosè ; qui la foto sferica di un suo tratto, qui la versione corta del video)