i tre moschettieri belluneggianti ed il raduno dei sindaci /2
I tre moschettieri belluneggianti che gozzovigliano alla corte di Re Zaia si son mossi. Ecco come il sergente Reolon intratterrà il gregge dei number one:
I tre moschettieri belluneggianti che gozzovigliano alla corte di Re Zaia si son mossi. Ecco come il sergente Reolon intratterrà il gregge dei number one:
Dal Corriere delle Alpi del 5 luglio 2012:
Il Bard all’attacco: una vergogna gli Stati generali
Il vice presidente Silvano Martini: «È incredibile che non si sia trovata l’unità d’intenti sul futuro dell’ente Provincia. I veri nemici di questo territorio non stanno a Venezia, li abbiamo dentro le mura di casa»
di Paola Dall’Anese
BELLUNO. «Gli stati generali sono falliti: un fallimento sia del presidente della Camera di Commercio, che aveva tanto voluto questo incontro, sia del tavolo stesso e di tutti i suoi partecipanti, che non hanno saputo far fronte comune per rivendicare il ritorno della Provincia come ente di primo livello. I nemici di questo territorio, come si evince da quanto accaduto, non stanno a Venezia, ma tra le mura di casa nostra».
Non usa mezzi termini Silvano Martini, vice presidente del Bard, per criticare e bocciare in toto gli stati generali convocati dalla Camera di Commercio di Belluno, che non sono riusciti a trovare un accordo e una condivisione sul futuro dell’ente Provincia.
Anzi, la questione ha diviso amministratori, parti economiche e sindacali. Al termine dell’incontro, infatti, non si è giunti a nessuna presa di posizione su questo tema: parte dei presenti, infatti, erano a favore della rivendicazione della Provincia come ente di primo livello, cioè eletta direttamente dalla popolazione, mentre l’altra metà era arroccata su un’idea di palazzo Piloni di secondo livello, come da disegno del governo centrale.
«È una vergogna», commenta Martini, «per portare avanti la nostra battaglia per l’autonomia e per il riconoscimento della nostra specificità dobbiamo possedere un ente di primo livello. E il tentativo fallito del consigliere Reolon di chiedere una presa di posizione su questo punto, dimostra che non c’è un’idea condivisa».
Per Martini «molti nel nostro territorio hanno in mente una provincia con sovranità popolare uguale a zero. Ora che si va verso l’unione dei comuni, che siamo di fronte ad esempi come quelli del Bim Gps e al disastro che ha creato, e se pensiamo che a breve i servizi pubblici dovranno andare a gara, non possiamo non rilevare come sempre più comuni stiano perdendo la possibilità di gestire i servizi in proprio, essendo costretti a esternalizzarli con tutti gli interessi economici che esistono dietro a questi appalti. Serve un’amministrazione che abbia una visione d’insieme e che faccia da intermediaria».
Per il vice presidente del Bard, che attende a breve un pronunciamento del Tar del Lazio in merito alla possibilità di tornare alle urne per l’elezione dei rappresentanti provinciali, «questo tavolo è stato un fallimento, non si è trovata la capacità di portare avanti un’unica mozione sulla Provincia. A me dispiace vedere tutta l’agitazione dei presidenti della Camera di commercio Doglioni e dell’Uapi Curto: il tutto mi suona tanto come un segnale che è in atto una campagna elettorale che vede il secondo premere per arrivare ai vertici camerali e il primo tendere a non so quali obiettivi».
A lamentarsi per l’esclusione dal tavolo anche il presidente dell’Usarci, Mario Nicolai. «Ci hanno tenuti fuori, eppure anche noi siamo una parte economica di questa provincia».
Sugli “Stati generali” indetti dalla Camera di Commercio lokale mi sono già espresso, prima che dessero inizio alle danze, con l’articolo Stati generali in cerca di idee e soluzioni: scopriranno ancora l’acqua calda? (comunque NO, neanche l’acqua calda sono riusciti a scoprire). Delle danze, si fa per dire, ecco il resoconto dal sito del BARD – Movimento Belluno Autonoma Regione Dolomiti:
di Tomaso Pettazzi
Reduce, da spettatore, dagli Stati generali della Provincia indetti dalla CCIAA locale, mi sento di esprimere un forte disagio per quanto lì avvenuto.
Innanzitutto l’esiguo numero dei partecipanti, erano presenti poco più di una ventina di Sindaci, ha di fatto tolto autorevolezza ad un incontro che avrebbe dovuto rappresentare il momento più alto di sintesi di come il Bellunese viva questa stagione terribile e cosa proponga per la sua soluzione.
E poi, di fronte alle immense mancanze quotidianamente testimoniate dai mass media, si è preferito discutere su quali e quante mansione dovrebbero essere demandate ai possibili Enti sostitutivi della Provincia stessa, dando per scontati, senza alcun tentativo, ed orgoglio, di difesa, il suo declassamento e fine ingloriosa. Doglioni è uno storico, credo quindi reputi appropriata a tal proposito la frase: ”dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur”, cioè “mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata”.
Una delle poche proposte valide, che avrebbe avuto una valenza di unità politica territoriale, è stata la richiesta di Sergio Reolon. Sottoscriviamo, suggeriva, un documento di richiesta per il mantenimento di una Provincia di primo livello, quindi con mansioni prettamente politiche, non solo di vago indirizzo di intenti. Sostenuta, a voce, dalla stragrande maggioranza dei presenti, è stata bocciata in nome di una deprecabile necessità di attesa del parere dei non presenti. Col plauso del solito Toscani, utopisticamente legato al sogno della macro Magnifica Comunità Cadorina, che tutto sopirà e tutto risolverà. E con il silenzio colpevole delle Associazioni di categoria e dei Sindaci nel complesso. Invito chi era a favore a renderlo noto alla cittadinanza.
Infine, ciliegina sul frutto avvelenato, la dichiarazione dello stesso Presidente Doglioni che invitava a non sottilizzare su primo o secondo livello, definendo la differenza una semplice questione lessicale. Qualcuno, spero, gliela spiegherà in seguito.
Da parte sua, il Commissario prefettizio Capocelli ha svolto egregiamente il suo compito di esecutore (leggesi eliminatore) della Provincia. Convitato di pietra, non è intervenuto nemmeno su richiesta ed alla fine s’è allontanato, dribblando pure i giornalisti che lo inseguivano per avere commenti.
In definitiva una pessima mattinata, che verrà purtroppo ricordata tra le pagine più fosche da chi scriverà la nostra storia recente. Un vero e proprio de profundis.
Unica nota positiva: finalmente c’è la prova provata che i Bellunesi non possono attendersi nulla di buono da questa genia di pavidi, ma devono rimboccarsi le maniche per trovare solo in se stessi la forza di redenzione dalla situazione disperata in cui siamo precipitati.
Preceduto dalla solita litania di Reolon, il capogruppo Bond, Dario Bond, dice la sua sull’immobilismo della Fondazione Dolomiti Unesco:
Dario Bond, capogruppo regionale del Pdl, per la verità è ancora più furibondo.
«Ringrazio Messner perché ci dà uno scossone indispensabile: così proseguendo la Fondazione, infatti, va a chiudere, ci vuole una nuova governace per andare avanti sul serio».
Bond precisa di non avere fiducia nella gestione commissariale, a suo avviso «ci vuole ben altro. Bisogna che la parola ritorni in capo ai soci fondatori e che questi abbiano uno scatto molto forte di reazione; perché, al punto in cui ci troviamo, non basta una mera sopravvivenza: la montagna ha bisogno di ben altro».
Sicché Bond precisa di non avere fiducia nella gestione commissariale. Che il capogruppo del PDL, rapito dalla furibonda reazione, si sia dimenticato di chi ha fatto affondare la Provincia aprendo le porte al commissariamento, di chi ha fatto “buchetti” quotidiani di 27.000 € per 2870 giorni portando il buco finale del Bim-Gsp a 77 MLN di € ? Che se ne sia davvero dimenticato? Non credo, basta guardare alle macerie elettorali di inizio maggio, con il PDL franato al 10%.
Comunque, se non se lo ricorda, glielo ricordiamo noi:
sono stati quelli del PDL
Una ragione però Bond ce l’ha: la montagna ha bisogno di ben altro. Tutta la montagna bellunese, certamente, non aveva bisogno di restare senza guida, soprattutto per una lotta di potere fatta sulla pelle della gente bellunese. Spero che questa gente, alle prossime elezioni, decreti definitivamente l’annientamento di questo partito “organico“.
Dal sito del BARD – Belluno Autonoma Regione Dolomiti:
Sabato 28 aprile 2012 il nostro Movimento – BARD Belluno Autonoma Regione Dolomiti – ha tenuto presso la Sala degli Affreschi di Palazzo Piloni (sede della Provincia) una conferenza stampa di presentazione del ricorso al TAR del Veneto, contro la mancata convocazione dei comizi elettorali per la Provincia di Belluno. Di seguito l’articolo pubblicato dal Corriere delle Alpi:
Bard all’attacco: «Si deve ridare l’ente Provincia a Belluno»
Il movimento Belluno Autonoma Regione Dolomiti (Bard) dopo il ricorso al Tar: «Non smetteremo di chiedere giustizia e autonomia per questo territorio»
BELLUNO. Ridare la Provincia a Belluno e il diritto ai cittadini di scegliersi i loro rappresentanti nelle autonomie locali. Ci va giù duro il movimento Belluno Autonoma Regione Dolomiti (Bard), che ha promosso ricorso al Tar del Veneto, con istanza di legittimità alla Corte Costituzionale, contro la decisione del ministero dell’Interno e del Prefetto di Belluno di non indire i comizi elettorali per il rinnovo degli organi di governo della Provincia. Al ricorso, che approderà nelle mani del giudice mercoledì, hanno aderito 19 firmatari. Assieme a membri del Bard ci sono anche gli ex presidenti della Provincia Oscar De Bona e Sergio Reolon, il sindaco di Belluno, Antonio Prade e i segretari provinciali o i rappresentanti dei principali partiti politici (Pd, Lega, Pdl, Idv).
«Noi siamo la Provincia ora», afferma il Bard, «con quest’atto i sottoscrittori del ricorso hanno esercitato il diritto di ogni cittadino a promuovere, sostituendosi di fatto alla stessa Provincia, un’azione popolare per vedere riconosciuta l’utilità di ritornare a un modello di piena partecipazione alla vita democratica della collettività bellunese». I promotori del ricorso intendono così tutelare «non solo il diritto dei bellunesi alla piena legittimità democratica della loro Provincia, ma anche riaffermare l’assoluta necessità di un ente territoriale in grado di esercitare pienamente la particolare autonomia ora assegnata a Belluno dallo Statuto della Regione».
Autonomia che così diverrebbe di difficile attuazione. Nell’ambito dell’approvazione del cosiddetto decreto Salva Italia «si è inferto un colpo irreversibile all’autonomia amministrativa, funzionale, organizzativa e finanziaria delle Province». Ciò perché il testo «non sopprime formalmente le Province, ma di fatto sostanzialmente le svuota delle loro natura costituzionale. Questo significa, per Belluno, cancellare ogni prospettiva di un miglioramento della competitività economica e territoriale rispetto alle Regioni autonome del Trentino Alto Adige e del Friuli Venezia Giulia, condannando irreversibilmente la nostra provincia a un rapido declino economico e sociale».
Gli estensori del ricorso, Gabriele Leondini, Daniele Trabucco e Giuliano Rizzardi, hanno delineato la natura del problema giuridico posto con la riduzione, attuata tra l’altro con il sistema della decretazione d’urgenza, delle Province ad enti di secondo grado, e la grave lesione che così si è prodotta al sistema delle autonomie garantito dalla Costituzione e dalla Carta Europea delle autonomie locali. Sgombrato il campo dalle “pretestuose” giustificazioni addotte per tale atto, in particolare quelle di natura economica «resta evidente il tentativo del governo centrale di risolvere l’attuale crisi colpendo proprio le autonomie locali».
Il Bard non indietreggia: «Non smetteremo di chiedere giustizia e autonomia per la Provincia di Belluno, convinti che questa sia la strada giusta non solo per un corretto sviluppo economico ma anche per la necessaria assunzione di responsabilità, soprattutto nel controllo della spesa, che ogni esperienza di autogoverno comporta. Per questo motivo chiediamo al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro degli Interni di provvedere con assoluta urgenza alla convocazione dei comizi elettorali per il rinnovo democratico degli organi elettivi della Provincia di Belluno».
Ezio Franceschini
Dunque, ciò che paventavo si sta avverando. Un’altra calamità si abbatte sulla popolazione bellunese. Le Province restano. Restano ma ridisegnate nelle loro funzioni e competenze. In particolare, la Provincia non sarà più espressione del voto popolare ma i rappresentanti (10 per Belluno) saranno votati tra i sindakos (che non amano la Provincia) e i consiglieri comunali (Reolon quindi vagheggiava di brutto sostenendo che si sarebbe tornati velocemente alle urne per una Nuova Provincia): solo loro potranno avere il privilegio di sedere sul nuovo scranno. Scranno regalato apposta per creare un altro feudo autoreferenziale della turpe casta lokal.
La calamità che ci tocca, che quella dell’invasione delle locuste nei paesi del Magreb è una passeggiata, ci costringerà a guardarci le spalle non solo dai consorzi, Bim e Bim-Gsp in primis, non solo dalle Comunità Montane, ma ora anche dalla Provincia. Un’ora di sonno tranquillo non ce lo potremmo più permettere. Il governo dei nominati presieduto da Mister Monti, con l’avallo dei partiti, ha quindi partorito la nuova disciplina del governo del territorio, creanco ancora una volta un covo di predoni (non necessariamente di soldi).
Alla fin fine il risparmio, perché dicono che ci sarà un risparmio dall’eliminazione della rappresentanza politica (sostituita dai sindakos che avranno diritto solo ad un rimborso spese …), sarà un’inezia anche perché la macchina amministrativa resterà senza una vera e propria guida e le frizioni fra le parti, non più coordinate fra loro, comporterà un aumento dei costi di gestione. L’intervento, insomma, non solo non porterà vantaggi economici ma vedrete che peggiorerà la situazione in termini di carico di spesa (ma lo si vedrà solo a consuntivo, ché questi al governo le previsioni non le sanno fare).
Non sono un fan sfegatato o “a prescindere” delle Province come unità di governo territoriale; per le realtà interamente montane come la nostra credo nella loro funzione di cuscinetto fra le esigenze della gente di montagna e la realtà della governance lagunare (o quantomeno padana) che non ha mai dimostrato di capire i nostri problemi (e come potrebbero? vivendo in realtà completamente diverse). Inoltre non c’è finora stata nessuna voce governativa che abbia chiarito, oltre ogni ragionevole dubbio, quale sarebbe il vantaggio in termini di spesa pubblica legato alla eliminazione, che non c’è stata, delle Province.
Si parla, quasi sempre a vanvera come d’abitudine, di risparmi per la cancellazione delle poltrone politiche (che prima perlomeno erano espresse dal voto popolare), che è come dire che se durante l’inverno stacchi il bruciatore sei sicuro di risparmiare sul riscaldamento, dimenticandosi che però in concambio ti si gelano i coglioni. Per risparmiare così basta uno scilipoti qualunque. Bel risparmio, non c’è che dire!
A questo proposito segnalo ancora la valutazione della CGIA che dalla eliminazione delle province prevedeva un risparmio limitato a poco più di 500 mln di € (pari al 3,9% dei costi di funzionamento della macchina provinciale, 13 mld di €, che comunque resterebbero in atto, sempre che non si decida di non pagare i dipendenti della provincia o di non aprire le strade dopo le nevicate :-). Sull’argomento si possono poi leggere questi contributi di Giuricin per l’Istituto Bruno Leoni (uno e due), uno studio della Bocconi (Zucchetti e Senn) commissionato dalla Upi “Proposta per il riassetto delle province” e i dati Upi aggiornati al 2012 del dossier “Le Province allo specchio“.
Alla fine, quindi, ci ritroviamo nelle mani dei barbari. “Paura niente“: non ci resta che impegnarci ancor di più per l’ottenimento dell’Autonomia della Provincia di Belluno, quella voluta dalla gente.