In occasione dell’elezione del presidente dell’ormai ex Provincia (la nuova area vasta) un nugolo di sindaci si era affrettato a dirci che alla decisione erano pervenuti in completa armonia, con senso del dovere vista la difficile situazione in atto e, soprattutto, con una scelta assolutamente condivisa e unitaria. Ora, quegli stessi, perché sono gli stessi eh, gli unitaristi, sembrano più divisi dei poli nord e sud.
Lo spettacolo della scelta del nuovo presidente del Bim Consorzio sta diventando una
fogna a cielo aperto.
Qualcuno si deve essere accorto che la Provincia – l’area vasta, cioè pesta (come la cartapesta) – è di per sé un letamaio istituzionale: una deforma quella Delrio che definire del cazzo è assolutamente eufemistico; inoltre, aggiungo io, si sta palesando un letamaio anche nel profilo gestionale: come dicono gli inglesi riguardo alla processabilità dei dati: shit in, shit out). Si devono essere accorti anche che la cassafortina, per quanto piccolina, sta dalle parti del Bim Consorzio, che riceve soldi a pioggia come da tradizione consolidata.
E allora la scelta condivisa e unitaria… fa fatica a uscire.
Dal Corriere delle Alpi (grassetto nostro):
Eleggere il presidente della Provincia non è stata una passeggiata. Decidere i vertici del Consorzio Bim potrebbe rivelarsi una vera impresa. La resa dei conti, comunque, sembra essere vicina.
[…] «La riunione era stata sollecitata da alcuni sindaci ed è stata richiamata la necessità di tenere fermo il famoso criterio territoriale» spiega Jacopo Massaro, sindaco di Belluno e portavoce del gruppo di lavoro, «noi ci siamo impegnati per questa impostazione che ha portato al fatto che la Provincia di Belluno sia l’unica dove non ci sono guerre. Abbiamo ideato un percorso tutti insieme e quel percorso va portato avanti».
Ma non tutti la pensano così. Le voci di una candidatura agordina – quella di Bruno Zanvit, sindaco di Voltago – o di una ricandidatura di Mario Manfreda per il Cadore sono sempre più insistenti. Una prospettiva che potrebbe non piacere né alla parte bassa della provincia, alla quale secondo l’accordo spetterebbe la presidenza del Consorzio, e tantomeno all’Alpago, unico escluso dal consiglio provinciale.
«I criteri andavano messi in discussione prima, non dopo» aggiunge Massaro, «cambiare idea non è un problema ma bisogna farlo alla luce del sole. E bisogna che siano d’accordo tutti».
Per fortuna che è l’unica provincia dove non ci sono guerre. Discussioni accese? Convergenze parallele? Divergenze concentriche? C’è l’ombra delle incombenti regionali (per dire: io ti do questo e tu non rompi i coglioni al mio candidato alle regionali)?
Comunque, ‘na stitichezza da paura. Quando uscirà, perché dovrà uscire, tutta la provincia trarrà un respiro di sconfinato sollievo e potremmo dire che, quella cosa, è uscita con… la spinta di tutti oops, con l’accordo di tutti.