No, questo articolo non costituisce un tentativo di approfondimento di carattere storico sulla strada romana che, affiancando la chiesa di Loreto, continua fino alla frana della Ruoiba, dove si ferma.
I lavori per la realizzazione del parco dedicato a papa Benedetto XVI, di prossimo inizio, mi danno lo spunto per una riflessione di carattere archeologico (fra le tante che mi ispira questo luogo).
Resti di strade romane ve ne sono dappertutto. Però nel nostro Cadore non sono così frequenti: se ne trovano tra Rivalgo ed Ospitale, nei pressi di Valle e qui a Lozzo. Si evidenziano nettamente per la presenza dei profondi solchi paralleli prodotti dal secolare passaggio dei carri.
Pochi sanno che non molto addietro nel tempo, una colata di cemento a sostegno di un possente traliccio dell’Enel, ha lambito questa importante testimonianza archeologica. Il provvidenziale intervento di un passante (al tempo in cui si svolsero i lavori in parola) contribuì ad evitare il peggio. Fortuna ha voluto, infatti, che anche i lavori di supporto (scavi ecc.) per la realizzazione del plinto non abbiano comportato danni rilevanti.
Ho sempre ritenuto che una testimonianza di questo genere, lasciata sostanzialmente a se stessa, meritasse un definito provvedimento di tutela. Quando, qualche anno fa, vidi lungo la strada l’andirivieni dei trattori che effettuavano le operazioni di esbosco dei lotti comunali di Sotepiana, un brivido mi corse lungo la schiena.
Niente era successo; i solchi erano ancora lì, integri, a fare bella mostra di sé, testimonianza di un’epoca storica lontanissima. Ma se le necessità di esbosco avessero richiesto l’utilizzo di una cingoletta, piccolo “carro armato” senza cannone i cui cingoli possono, potenzialmente, sgretolare la roccia? Prima di passare con questo mezzo, sarebbe venuto in mente di proteggere i solchi con un tavolame in legno?
Credo di no, salvo poi, a danno provocato, dichiarare: “non credevo fossero così importanti”.
Ma sono davvero importanti? Bisognerebbe chiederlo alla Soprintendenza!
Mi chiedo anche, in relazione al costruendo parco adiacente la chiesa della Madonna di Loreto: che abbiano previsto un qualche elemento di tutela per la testimonianza archeologica della strada romana?
Forse. Non ci è dato sapere. Ma lo sapremo presto, a conclusione dei lavori. Speriamo che con gli 85.000 € a disposizione, oltre alle alberature dedicate al papa, ed ai pannelli informativi che sicuramente declameranno la presenza di una così importante testimonianza archeologica, vi sia anche la possibilità di introdurre un qualche elemento di tutela (che magari non precluda l’utilizzo coscienzioso della strada).
Una volta era proprio verde, perché al suo posto c’era il Brolo de Sior Tita. Ma anche oggi lo si può osservare nella sua splendida livrea estiva. E’ una concessione che ci viene offerta dall’amminsitrazione comunale che, alla sterile distesa di grigie mattonelle, predilige il verde speranza dell’erba.
Questo è un altro esempio del decoro urbano che tanto piace a questa amministrazione, cui dobbiamo soggiacere noi cittadini, e che offriamo come esempio (cattivo se non pessimo) al turista.
Se intendete godervi lo spettacolo non abbiate fretta: la festa a Prou, quella con la Corsa del le burèle, è programmata per il 22 agosto. Per quel tempo, probabilmente, ci metteranno mano, ma fino ad allora dovrebbe essere garantita la presenza del green.
Il tutto, credetemi, è stato studiato ad arte, in particolare per dare continuità al percorso della Roggia dei Mulini e permettere al turista di non essere catapultato bruscamente sull’urbano asfalto.
Qui di seguito la galleria di immagini che illustra lo stato del parcheggio alla data del 4 luglio 2009 (per ingrandire le immagini e far partire la galleria basta cliccarci sopra); si può osservare anche lo stato delle canalette di scolo dell’acqua, con la speranza che nessuno si sloghi un piede camminandoci sopra (non sono profonde ma il piede ci si può incastrare):
Nota dell’ 11 luglio 2009: devo con stupore ammettere che, contro ogni previsione, le bordure erbose del parcheggio sono state rasate, conferendogli finalmente uno status di oggetto civico. No, non in virtù della sensibilità dell’amministrazione: due operatori della Comunità Montana, che hanno fatto uno splendido lavoro nello sfalcio della Roggia dei Mulini, giunti al parcheggio, mossi da pietosa compassione, l’hanno restituito al dominio dei beni civici. Da qui al 22 agosto, comunque, l’erba ricrescerà …
Nel giro di qualche settimana Sindaco e Amministrazione si appresteranno a scartare un nuovo regalo a beneficio di tutta la comunità lozzese. Tradizione vuole, infatti, che le cose di un certo spessore si occultino alla vista della gente per essere svelate, nella massima trasparenza, a fine lavori. E così sarà anche per Palazzo Pellegrini. Un gran bel regalo.
Se, in generale, la trasparenza dell’attività amministrativa è garantita, a detta del Sindaco, dalla pubblicazione all’albo delle delibere di giunta e consiglio (che, come tutti sanno, è un obbligo di legge), in questo caso particolare la trasparenza sarà, mi immagino, garantita dal fatto che è stato esposto il tabellone (che riepiloga i dati dell’opera in corso) che fa bella mostra di sé davanti a quella che sarà l’entrata del palazzo (anche questo del tabellone, come tutti sanno, è un altro obbligo di legge).
No, la trasparenza è un’altra cosa. Vediamo se risco a spiegarmi.
Premesso che stiamo parlando di un bene acquisito (il palazzo c’era già) e già oggetto di integrazione-sviluppo da parte delle amministrazioni precedenti (il tanto vituperato corpo aggiunto), che quindi ha già richiesto una forte dose di denaro pubblico (vado a memoria, circa 600 milioni di lire, ma dei primi anni ’90), essere trasparenti per me significa (perlomeno):
indicare chiaramente ed analiticamente dove e come è stato speso quel fiume di soldi, sbandierato nell’opuscolo “5 anni insieme” e bene in evidenza nel tabellone, pari a 900.000 € (una somma “di una certa importanza”);
spiegare a noi ignoranti la differenza tra i 900.000 € definiti importo progetto e i 479.000 € definiti importo a base d’asta. In poche parole, questa differenza di 421.000 €, che senz’altro è in parte costituita dal valore dell’ IVA e dal compenso per la progettazione, è da attribuire agli arredi ed alle dotazioni tecnologiche avveniristiche o a cos’altro? insomma, quanto ci viene veramente a costare questa cosa?;
determinare, nel balletto di cifre, quanto viene realmente percepito dal progettista e direttore dei lavori, anche per soddisfare una sola e semplice curiosità;
stabilire se sono previste o si sono già attuate le cosiddette perizie di variante;
svelare se la destinazione finale sarà solo ed esclusivamente a “Centro territoriale di accoglienza, promozione e valorizzazione turistica, ambientale e culturale” o se sono invece previsti ulteriori e diversi utilizzi della struttura;
stabilito che ragionevolmente non potrà essere solo un “Centro ecc. ecc. …” (neanche Cortina, Kitzbuel e St. Moritz assieme hanno una superficie di 700 m2 dedicata a questo scopo), chiarire quali altri benefici ci verranno dati in regalo (che so, un angolino per i giovani?);
chiarire ancora se questo centro territoriale sarà attivo da subito e con quali modalità o se è una aspettativa futura (se cioè forse, col tempo, diventerà quello che si vuole che sia);
stabilire se le destinazioni d’uso per il palazzo cui faceva riferimento l’attuale minoranza nel proprio programma elettorale, qui di seguito sinteticamente elencate, sono semplicemente un sogno o una realtà a portata di mano:
la realizzazione di una sala polifunzionale
dare sede definitiva alla Biblioteca comunale
allestire uno spazio dedicato alla nostra Identità Ladina
realizzare un centro ben documentato sulla storia di Lozzo
dare una adeguata collocazione alle cellule museali già realizzate dal museo della latteria
spiegare alla gente come mai, Lozzo che è o diventerà sede di un “Centro territoriale di accoglienza, promozione e valorizzazione turistica …”, non vede garantiti alcuni servizi essenziali come la corretta pulizia del paese ed il relativo decoro urbano (che in questa stagione hanno anche, peraltro, una importante ed evidente valenza turistica);
Serve un esempio? Giusto, sembra che serva, perché la gente subisce ma evidentemente non ha voglia e tempo per andare a protestare e segnalare le cose che non funzionano. Allora, avanti con l’esempio.
Le seguenti foto illustrano le condizioni di due normali strade comunali che la nostra gente usa per fare le proprie passeggiate: la passeggiata di Ligonte (del lago) e quella di Costa. Fra tutte, quella di Costa dovrebbe essere “sacra”, per mille motivi che risulta superfluo evidenziare.
Anticipo la mia conclusione: tra un po’ ci verrà scartato questo regalo del Palazzo (o reggia?) Pellegrini e vedremo, noi sudditi, se e quanto ci verrà chiarito.
A quel momento la situazione delle “nostre passeggiate”, per noi lozzesi prima di tutto, ma anche per i nostri ospiti, sarà certamente cambiata. Non so se la “luce stradale” si sarà ancora ridotta, o se invece gli articolati piani di intervento riusciranno, nel frattempo, a ridare decoro a questi percorsi (che già ora, sia chiaro, gridano ad alta voce vergogna!).
Basta aspettare, non ho fretta (devo chiudere gli occhi, come molti di voi credo, ma non ho fretta).
Un uccellino mi ha detto che questa situazione è dovuta alla mancanza di fondi. Un altro invece mi ha detto che gli operai sono impegnati altrove a mantenere le promesse fatte in campagna elettorale. Non credo a nessuno dei due.
Credo a quello che vedo, e quello che vedo, per ora, fa schifo.
“per consegnare un messaggio ai grandi della Terra, i G8, affinché vengano mantenute le promesse di cooperazione ed aiuto allo sviluppo verso l’Africa e i Paesi impoveriti“.
Non è il modo migliore, ma speriamo serva a qualcosa.
Fra tutte le problematiche, quelle legate al mondo giovanile riescono, quando ci penso, se non ad angosciarmi, ad indurmi perlomeno un profondo senso di disagio. Perché non ho gli strumenti (non tutti perlomeno), per affrontare ogni sfaccettatura delle mille con cui si propongono.
Abbiamo vissuto la nostra giovinezza ma di quel mondo, del quale ovviamente non facciamo più parte, ci sono rimasti solo puntiformi ricordi. Diventando adulti si frantuma infatti la capacità di sentiersi giovani, come lo sono quelli “veri”. Ed abbiamo un bel dire che “ci sentiamo giovani”, anche se sul groppone pesano ormai 50 anni (che non sono poi molti ma …).
Il mondo giovanile si presenta oggi con vari lati oscuri; fra tutti, come esempio:
una familiarità fin troppo disinvolta con l’alcool (che in parte dipende da loro);
un’incertezza sul proprio futuro mai sperimentata prima (che invece poco dipende da loro);
Ecco allora che i nostri amministratori devono, fra i mille problemi da affrontare, tener conto anche di questa nuova ed esplosiva variabile. E per gestirla, anch’io credo, ci vuole un qualcosa di “strutturato”. Ed è a questo che deve aver pensato Giuseppe Martinelli, consigliere di minoranza nella lista “La Giovane Pieve”, intervenendo in consiglio comunale (dal Corriere delle Alpi del 28 giugno 2009):
«Riteniamo sia arrivato il momento che Pieve di Cadore istituisca l’assessorato alle politiche giovanili». […] «E’ necessario dare una svolta all’attuale politica verso i giovani», ha aggiunto, «quelle attuate sinora sono state fallimentari, perché sono sempre state casuali e non hanno mai avuto alle spalle un progetto che fosse condiviso dai giovani. Il dialogo con loro va fatto alla pari; solo così sarà possibile coinvolgere i giovani nella vita sociale: non proibizionismo, ma proposte». […]
«Considerato il consumo di alcol che sta toccando anche i giovanissimi», ha detto il sindaco illustrando i motivi della presentazione degli ordini del giorno, «l’approvazione del documento assume il significato di un importante atto politico e amministrativo da inviare a tutte le autorità, partendo dal presidente della Repubblica e scendendo fino ai consiglieri comunali. Sono anni», ha concluso, «che seguo questa problematica, e sono convinta che sia indispensabile informare la famiglie anche, come ha suggerito Osvaldo De Lorenzo, entrando nel loro ambito».
Anche Lozzo ha i propri giovani. Non sono migliori o peggiori di quelli che popolano il resto del Cadore. Bisognerà, prima o poi, pensare anche a loro.