Tempo addietro la Comunità Montana Centro Cadore aveva fatto installare, nei luoghi più caratteristici del paese, diversi pannelli informativi. Anche le chiese di S. Rocco, della Madonna di Loreto e la ex parrocchiale di San Lorenzo ne avevano uno.
Quello che in qualche modo “dava voce” alla ex chiesa di San Lorenzo, descrivendone brevemente la storia ed i tratti artistici ed architettonici, venne rimosso qualche anno fa, in occasione di alcuni lavori di ristrutturazione.
Durante una delle due principali “pulizie generali”, cui sottoposi la chiesa negli anni scorsi, lo rinvenni e lo “nascosi-sistemai” nei pressi del confessionale più a sud.
In occasione della mostra fotografica su Pian dei Buoi, organizzata nel 2005 dalla Biblioteca comunale e curata da Carla Laguna, venne fatta un’ultima necessaria pulizia ed il pannello era ancora al suo posto.
Durante i lavori ultimativi, prima dell’inaugurazione, lo ho scorto ammassato, insieme ad altre cose, vicino al posto dove una volta c’era una cabina telefonica, addossato ai cipressi del garage della Ciasa del Beo.
Ora non so dove sia di preciso, ma presumo che sia stato spostato da qualche parte e che qualcuno sappia anche dove.
In questo caso si tratterà inizialmente di verificare lo stato del pannello e del supporto che, a distanza di così tanto tempo ed avendo subito vari spostamenti, potranno anche risultare danneggiati.
Io credo tuttavia che la posa di un pannello informativo all’esterno dell’Auditorium sia più che doverosa (all’epoca nell’angolo di nord-ovest). Non importa che sia quello originale (se possibile), oppure uno nuovo nel caso questo risultasse danneggiato. Ciò che conta è che vi sia la possibilità di “dar voce” alla ex chiesa anche quando è chiusa. Non foss’altro che per dare un tocco finale all’importante recupero architettonico e funzionale dell’edificio.
Fare turismo è cosa ben diversa da proporre concerti di musica.
Non sono contrario ai concerti. Oggi mi annoiano (i concerti non la musica) ma nella mia giovinezza, durante la frequentazione della città di Trieste, essi avevano la stessa importanza di una escursione sul carso triestino (ed il carso triestino, a parte la morosa, veniva prima anche del pur stupendo mare).
Alcune riflessioni:
bisogna evitare l’errore di pensare che la proposta di concerti serali equivalga alla capacità di “fare turismo”;
se ciò fosse vero dovremo ammettere che un turista è disposto a soggiornare in Cadore al principale scopo di ascoltare concerti, cosa non vera;
“fare turismo” significa, prima di qualsiasi altra cosa, sviluppare la capacità di accoglienza di un’area contemporaneamente allo sviluppo dei prodotti turistici che in quell’area vengono tipicamente richiesti;
sviluppare la capacità di accoglienza significa, essenzialmente, avere la capacità di convertire una parte dell’utilizzo della nostra struttura urbana, allo scopo di accogliere e far pernottare il turista con un adeguato livello di comfort;
nell’area cadorina, come evidenziato dal noto studio Doxa-Ciset commissionato dalla Comunità Montana Centro Cadore, i macro-prodotti richiesti sono Natura e Relax (e fra questi quindi i percorsi, siano strade o sentieri, che permettono il contatto con la Natura);
l’organizzazione di concerti si presenta fin troppo facile per poter essere, ragionevolmente, la soluzione del “fare turismo”. Basta dare un’occhiata a tutti i concerti proposti (Auronzo 8, Domegge 4, Lorenzago 2, Vigo 4). Una volta c’era il juke box. Mettevi dentro qualche lira e ti gustavi i tuoi quattro minuti di musica insieme alla ragazza che speravi di conquistare (chi non si ricorda del juke box del Bar Cervera?). Finita la musica, e questo valeva anche per le ragazze più ingenue, dovevi inventarti qualcosa di meglio se la volevi davvero conquistare;
lì dove il turismo è fonte principale di reddito i concerti rappresentano (forse) il caffè, non la pastasciutta o l’arrosto;
sempre lì dove il turismo è fonte principale di reddito si preoccupano prima di come “far passare la giornata” ai propri ospiti e poi, se ne hanno la capacità, anche la “serata”;
i concerti sono sì facili da organizzare (basta pagare …) ma, per l’appunto, costano. Come tutto a questo mondo, si dirà. Certo, se non fosse che poi, altre cose, più importanti dei concerti, come l’ informazione turistica di base (pieghevoli), risultano magari compromesse dalla “mancanza di soldi” (quelli magari spesi in concerti); senza parlare dello stato di abbandono in cui spesso appaiono molti dei percorsi che dovremo ritenere “passeggiate relax” e che quindi rappresentano i prodotti turistici richiesti (la cui qualità sarebbe sempre compromessa dalla mancanza di soldi);
Conclusioni. Godiamoci pure questi concerti, a Lozzo ne sono programmati 11. Per chi spera in un serio sviluppo turistico del nostro paese, il godimento potrebbe essere più intenso ed appagante se vi fosse anche la certezza che:
l’amministrazione comunale si metterà in prima fila nel definire la strategia che questo paese deve adottare per sviluppare strutturalmente l’accoglienza;
non mancheranno risorse per garantire al turista l’informazione di base (pieghevoli, cartine ecc.), da proporre in tutte le sedi opportune, compresi i concerti;
si porrà finalmente attenzione, se non allo sviluppo, perlomeno al raggiungimento e successivo mantenimento del livello di qualità minimo richiesto per i percorsi candidati ad essere, se già non lo sono, degne passeggiate relax (primariamente con lo sfalcio delle bordure laterali).
Di seguito le delibere di giunta dell’ultimo periodo. Ricordo che nella pagina Elenco delibere trovi l’elenco delle stesse che ho raccolto in ordine di data, di categoria e di voce.
Ricordo anche che, ad oggi, l’amministrazione comunale, perdurando nel suo atteggiamento di non-trasparenza (se preferite, di trasparenza di sola facciata) non ha ancora reso disponibili le delibere su internet per una libera lettura da parte del cittadino. Se vuoi consultare le delibere nel loro contenuto, non solo nel titolo, devi andartele a leggere all’albo.
22/07/09 52 LIQUIDAZIONE CONTRIBUTO ALLA PRO LOCO MARMAROLE DI LOZZO DI CADORE.
08/07/09 51 REVOCA PROPRIA DELIBERAZIONE N.37 DEL 03.04.1998.
01/07/09 50 CONCESSIONE DELL’AUTOVEICOLO PER IL TRASPORTO DI PERSONE IN DOTAZIONE DI QUESTO ENTE.
24/06/09 49 APPROVAZIONE PERIZIA SUPPLETIVA E DI VARIANTE LAVORI REALIZZAZIONE CENTRALINA IDROELETTRICA INSERITA NELL’ACQUEDOTTO COMUNALE DI “VAL FAÈ”.
Nei giorni scorsi gli operai stagionali della Comunità Montana hanno tagliato le erbe nell’area della Roggia dei Mulini. Un lavoro impeccabile, condotto da cima a fondo, cioè partendo a valle all’inizio del percorso e giungendo alle porte della centrale di Leo.
Un “modus operandi” che, appena mi sarà possibile, documenterò su questa pagine, a futura referenza.
In questo loro lavoro gli operai della CM hanno raccolto tutta l’erba e l’hanno concentrata in tre o quattro covoni. Ho avuto occasione di parlare con loro, soprattutto per sapere quanto tempo siano stati a fare il “capolavoro” che andrò a documentare.
In quella occasione mi riferirono che l’ultimo piccolo sforzo, quello di portare via l’erba raccolta nei covoni, avrebbe dovuto essere fatto dagli operai del comune, avendo loro finito il “monte ore” a disposizione per questo intervento.
A due settimane di distanza l’erba non è stata ancora portata via e fa, per così dire, bella mostra di sé proprio davanti all’ entrata alla Roggia del parcheggio di Prou.
Ve ne sono altri due di cumuli, nelle immediate vicinanze di quello in foto, sempre lungo la stradina di accesso alla Roggia (gli operai della CM hanno fatto i covoni vicino all’entrata per facilitare l’operazione di asporto).
I covoni di erba appena tagliata danno un senso di allegria, dopo un po’ sono ancora accettabili perché evocano i “bagni di fieno”, adesso fanno schifo.
Oggi sono stato all’ospedale di Auronzo di Cadore a farmi il prelievo del sangue per alcuni esami. Vicino alla cassa ho visto un cartello, che un anno fa non c’era (o non ho visto): se ti interessa, chiedi all’operatrice il codice per visionare e scaricare i tuoi esami tramite internet.
Niente di stratosferico, ma un servizio di grande utilità. Avere la possibilità di scaricare i propri esami tramite la rete significa, perlomeno, meno traffico, meno rotture di cocomeri, meno tempo perso, insomma, più efficienza. Da qualche parte la chiamano “qualità della vita”, e questo è un aspetto che la migliora.
C’è ancora qualcuno che desidera andare in auto fino all’ospedale per ritirare i propri esami? Certo, controvoglia, chi non ha un collegamento.
Certo, gli esami del sangue non sono come le delibere di giunta o di consiglio, quelle che noi cittadini dobbiamo andare a leggerci direttamente al palazzo municipale. C’è anche un problema di privacy che va attentamente risolto. Le delibere invece sono già di per sé pubbliche, quindi è più facile, molto più facile condividerle via internet.
Oggi sono contento: non tutte le amministrazioni sono ottuse, quella che governa l’ospedale non lo è, perlomeno per quanto riguarda questo aspetto.
“La presenza del sentiero ci era ovviamente nota. Tuttavia, dopo una attenta riflessione, abbiamo creduto opportuno indirizzare altrove i nostri interventi”.
Questa potrebbe essere la risposta-tipo, in poli-buro-cratese, che le istituzioni potrebbero dare a questo articolo. Ma andiamo con ordine.
Si tratta di un antico sentiero che, partendo appena prima dell’arcata del Ponte Nuovo, risale il pendio sottostante la chiesa della Madonna di Loreto, passa poco sotto la “casetta” della medesima, raggiunge infine il pianoro tra quest’ultima e l’entrata all’area di Loreto.
Si può seguire lo sviluppo del breve sentiero, che ha il numero 92, nell’estratto cartografico al 25.000 posto qui a fianco (carta edita nel 2004).
Le comunicazioni viarie verso Auronzo si svolgevano lungo la strada romana che passa proprio a fianco della chiesa (di cui, poco oltre la medesima, è rimasta testimonianza dei segni del passaggio dei carri). Intorno al 1680 iniziarono a verificarsi i primi eventi franosi della Ruoiba; per un po’ di tempo la nostra comunità cercò di mantenere la viabilità su questo tratto, affrontando grosse spese di manutenzione. Nel 1729 si ebbe un nuovo crollo del piccolo ponte che permetteva l’attraversamento della Ruoiba, spingendo la Magnifica Comunità di Cadore a prendere la decisione di iniziare la costruzione di una nuova via di transito, che sarebbe passata in fondo alla valle, nel luogo odierno, scavalcando le acque del Piave nella stretta che prese poi il nome di Ponte Nuovo.
E’ di quell’epoca, quindi, la nascita di questo sentiero, che abbreviava notevolmente la strada a tutti coloro che, giunti a Ponte Nuovo, avevano il desiderio di recarsi in preghiera presso la chiesa della Madonna di Loreto.
Quest’ultima fu sempre mèta di pellegrinaggi. Qui si fermava in preghiera la gente proveniente da Auronzo e dai paesi circonvicini, in particolare Pelos, Vigo e Lorenzago, ma anche quella proveniente dalla Carnia. Più recentemente, oltre a pregare, la gente approfittava della presenza del piccolo laboratorio fotografico di Bortolo Calligaro Vicenzìno, posto nei pressi del Col Campión (procedendo verso la chiesa, a destra, subito dopo la casa di Liséta Nanèlo), per farsi un “ritratto”.
Il sentiero venne poi intensamente utilizzato dalle donne di Lozzo per portare il desinare ai propri uomini che lavoravano nelle segherie di Campopiano, e che non potevano permettersi di perdere tempo prezioso in spostamenti (per quasi tutti “a piedi”, per qualche raro fortunato in bicicletta).
Alla fine del 1990 avevo personalmente provveduto ad una prima sistemazione del sentiero, cui aggiunsi un intervento nel 2002 nel corso del quale ho provveduto anche alla segnatura sugli alberi del breve tracciato. I recenti lavori hanno decapitato le piante ma il sentiero c’è ancora. Vi è un unico tratto in corrispondenza di un punto esposto, volendo seguire il percorso originale, in cui il sentiero avrebbe bisogno di una palizzata di protezione (pensando ad un suo possibile utilizzo turistico). Fin qui le lunghe, ma necessarie, premesse di carattere storico.
Bene. Per tutto ciò che ho scritto finora, io credo che questo sentiero debba, di diritto, rientrare fra gli elementi costitutivi del costruendo parco di Loreto, dedicato a papa Benedetto XVI (tanto più che esso rappresenta il logico e necessario raccordo tra la Statale 51bis ed il percorso della Traversata del Centro Cadore, da me previsto ed attuato fin dal 2004, basta consultare la cartografia da me prodotta). Invece no. Sembra proprio che di questo sentiero nessuno sappia niente. Si sta invece allargando il sentiero n. 88, quello che dalla chiesa raggiunge i giochi di Pianizòle.
Riusciranno i nostri eroi a trovare qualche soldino, dai 104.000 € previsti dal progetto (ce ne vogliono pochi), per dare sistemazione dignitosa anche al sentiero n. 92, della devozione alla Madonna di Loreto? La risposta me la sono già data, è all’inizio di questo articolo.
Forse adesso si capisce meglio perché mi interessa sapere, con il giusto grado di dettaglio, dove vadano a finire i soldi dei progetti pubblici. Ma questa volta c’è di mezzo la Madonna ed il papa. E la fede, si sa, fa muovere anche le montagne. Altri articoli sull’argomento: