Dopo l’autonomia possibile, locuzione creata da Oscar De Bona per indicare le briciole che la Regione Veneto sarebbe disposta a lasciare alla provincia di Belluno, si affaccia l’autonomia di Reolon che non ho difficoltà a definire omeopatica. Vediamo perché.
Il nostro cavaliere senza macchia e senza paura, considerando evidentemente stretti i panni da vestire per la conquista della sola autonomia della provincia di Belluno, si lancia alla conquista dell’autonomia di tutta la Regione Alpina.
Cito testualmente:
Se lo Stato non si occupa del governo dei territori, se le Regioni hanno riprodotto in piccolo le stesse modalità, l’unica ipotesi possibile e immediatamente perseguibile si configura nel riconoscimento e/o nella costituzione di Province Speciali Montane dotate di autonomia politica, amministrativa e finanziaria.
E’ un sogno di grande rilievo, quello di pensare ad una “rivolta delle vallate montane” che si propaghi da Grenoble alla Slovenia passando per tutto l’arco alpino. Evidentemente, quello di allargare l’orizzonte coinvolgendo occitani e walser, proposta che diluirebbe inevitabilmente ed omeopaticamente le nostre già timide rivendicazioni autonomiste, deve essere l’unico modo per far digerire l’autonomia ai maggiorenti del PD. Chiamerò un amico che ho in Val d’Ossola per farmi dare “il polso” della situazione vissuta, su questo nuovo argomento, da quelle parti.
Inoltre, Reolon, ha provato a gingillare con facebook e gli è uscito un gruppo, “Belluno non è Padania… è Dolomiti”, di sicura trasversalità in termini di appartenenza politica, per chi vi aderisce, no di certo per chi lo gestisce (avendone tutto il diritto).
Lui, da consumato politico, definisce questo gruppo un “laboratorio di idee“. Per ora è un onesto laboratorio di “luoghi comuni“, ma col tempo, tutti insieme, naturalmente, le idee potrebbero davvero farsi vedere. Attendiamo.
Se avessi un po’ di tempo e voglia di “cazzeggiare” creerei un gruppo su facebook, che chiamerei “Cadore non è Belluno… è anche Dolomiti“, vi prego di notare l’apostolico “anche”, dichiaratamente a-tutto (nel senso di apartitico ecc.), al solo scopo di far vedere a Reolon che non è il numero di fan di un gruppo (siamo già a 2000, da buoni montanari, ci fa sapere) costruito ad arte e basato volutamente sull’appetibile contrapposizione dolomiti-padania, che dovrebbe costituire motivo d’orgoglio (politico s’intende). Ma evidentemente motivi d’orgoglio Reolon non deve più averne, se non quello di allargare la nostra frustrazione “a tutto l’arco alpino“. Grazie, ne avevamo bisogno.
Reolon ha ragione, invece, quando dice che il 22 marzo del 2005 Galan ha sottoscritto un “patto”, quello dell’Autonomia per Belluno, poi disatteso, al solo scopo di raccogliere voti per la sua candidatura. Infatti ciò che ha fatto Galan dovrebbe essere riconosciuto da tutti i bellunesi come tradimento, di più, alto tradimento. E questo è anche il motivo per cui gli accesi supporter odierni di Galan, fra i quali Dario Bond, dovrebbero essere considerati alla stessa stregua. A meno che Galan (ed i suoi galoppini) non si affaccino al balcone dicendoci “bellunesi, è vero, ho tradito le vostre aspettative di autonomia, vi chiedo perdono”.
Sappiamo invece che il futuro ministro “mozzarella” (Lega permettendo) è venuto in Comelico, da doge, elargendo larghi sorrisi e raccomandazioni, avendo poi dovuto subire gli inconvenienti di una sfiga quanto mai ingenerosa. Sarà per la prossima volta.