Traggo da un articolo apparso su Lavoce.info dall’eloquente titolo “Compensi d’oro delle Regioni. Senza merito” che, come già successo per i compensi della Casta parlamentare (ripresi anche sul BLOZ), mette in relazione quelli della Casta regionale con il prodotto interno lordo (PIL) della regione amministrata.
Nell’articolo vengono proposti altri grafici significativi nei quali vengono correlati i compensi dei consiglieri con la disoccupazione, quelli dei presidenti di regione con PIL e disoccupazione ed infine le correlazioni vengo proposte in relazione alla variazione del PIL negli ultimi 5 e 10 anni. Qui metto in evidenza il solo primo grafico, per il resto si veda l’articolo lincato.
Nota: Indennità consiglieri: indennità netta con esclusione dei rimborsi a pié di lista e dei rimborsi di cui alla lettera b dell’art. 52 del Tuir + massimo rimborsi di cui alla lettera b dell’art. 52 del Tuir. Pil pro capite 2008, fonte Eurostat. La retta di regressione (indennità = 10857.17 – 0.914*PIL p.c., R quadro = 0.08) è stata stimata per mezzo dei minimi quadrati ordinari.
Ce ne sono di libri di denuncia che descrivono l’arte di “arrangiarsi”, motivo d’onore in certe parti del Paese (come osservava Miglio). Ogni tanto succede che sui giornali zampillino notizie di questo tipo (la Repubblica). A Palermo capita “il caso di un dipendente della provincia siciliana che, solo ad agosto, ha richiesto il pagamento di 200 ore di straordinario per lo spalamento di una neve che non c’è. Altre 215 ore gli erano state pagate nei mesi precedenti”.
Il problema, ovviamente, non è riferito al singolo caso. Infatti:
C’è un motivo, se la Sicilia spende otto volte di più della Lombardia per gli stipendi dei suoi 17 mila dipendenti, c’è un motivo se la Regione Siciliana ha il record italiano di dirigenti, funzionari, assistenti, consiglieri e consulenti: qui c’è tanto, tanto lavoro da fare. Per esempio, a luglio tocca spalare la neve. Sì, proprio a luglio, quando il termometro segna 19 gradi di minima (e 30 di massima), nell’isola del sole c’è la neve.[…]
E l’articolo ha una mesta (quanto ironica) chiusura:
[…] Ma non finirà qui, si capisce. Lo stakanovista dello spalamento estivo farà ricorso al Tar, si incatenerà davanti alla Regione contro l’ingiustizia subita, cercherà un politico disposto a prendere a cuore la sua causa. E lo troverà di sicuro. Perché in Sicilia, lo sanno tutti, il lavoro è sacro.
Ricordo che con l’arrivo dell’autunno-inverno in provincia di Belluno non vi è la garanzia che le strade possano essere sgombrate dalla neve, per mancanza di fondi dovuti a quelli che vengono definiti tagli e che invece, per chi è sempre stato virtuoso, sono rapine di Stato a danno dell’intera collettività. Magari può essere utile dare un’occhiata ai residui fiscali delle varie regioni pubblicati recentemente sul BLOZ, a cominciare dalla Sicilia.
E iniziare a tirare qualche conclusione sul federalismo che fa fatica a farsi strada (chissà perché), e sui comportamenti che dovremmo in futuro adottare per autotutelarci.
In onore della giornata mondiale del turismo, che come ogni anno si è celebrata ieri 27 settembre, pubblico due grafici sull’andamento delle presenze e degli arrivi turistici nel comune di Lozzo di Cadore tra il 2000 ed il 2010. Tanto per avere una prima base di dati sul turismo cadorino.
La provincia di Belluno conta 69 comuni che, relativamente alla raccolta differenziata, danno luogo ogni anno ad un elenco-lista pubblicato sul sito dell’Arpav. Nel grafico proposto, relativo al 2010, sono messi in evidenza i comuni del Centro Cadore, del Comelico e della Val Boite rapportando le loro posizioni (il numero posto a fianco di ogni comune) con i primi e gli ultimi della classe.
Il comune di Sovramonte e quello di Ponte nelle Alpi sono rispettivamente primo e secondo, seguìti da Vodo di Cadore al 5° posto (primo fra i comuni cadorini). Il primo comune centro cadorino è Lozzo di Cadore, al 38° posto (era al 59° nel 2009). Chiude la fila quello di Pieve al 66° posto (64° nel 2009), prossimo all’ultimo, il 69°, occupato da Zoppé di Cadore.
A luglio pubblicai un articolo che metteva a confronto i dati della raccolta differenziata in Centro Cadore, Comelico e Val Boite tra il 2004 ed il 2009.
Questo aggiorna il precedente integrando i dati relativi al 2010 recentemente pubblicati sul sito dell’Arpav. Perarolo e Pieve dormono intorno al 30% (Perarolo arretra, colpevolmente, essendo stato il miglior comune nel 2007). Anche Auronzo dorme ma più in alto, 42%. Gli altri, rispetto all’anno precedente, migliorano tutti: Vigo un po’ meno, Lozzo il migliore.
In Centro Cadore nessuno ce l’ha fatta a superare il 50% di raccolta differenziata (a Lozzo, che ha il 49,74%, si può senz’altro concedere un tondo 50% di bella presenza). La legge di riferimento (296/06 – Finanziaria 2007) poneva come obiettivo almeno il 50% entro il 31 dicembre 2009 e almeno il 60% entro il 31 dicenbre 2011.
Per il Comelico “niente di insolito” se non l’accelerazione del riottoso Comelico Superiore (comunque tutti prossimi al 60%). Per la Val Boite sorprende il calo di Valle di Cadore che quasi va sotto al 50%. L’ultimo grafico non lascia spazio a dubbi: il Centro Cadore non giunge al 40%, Comelico e Val Boite oltrepassano il 60% anche se di un niente …
Quasi quasi ne volevo prendere le difese, quando i cani parlamentari hanno cominciato a latrare e ringhiare perché lui, il Mago Tremonti, se n’era andato in America invece di restare a salvare l’amico cu e braga Milanese, quello che gli ha affittato “sottobanco” l’appartamento che usava a Roma fino a poco tempo fa. Quasi fosse un fatto d’onore.
Milanese se l’è cavata (e con lui lo stesso Tremonti e forse il governo intero) per pochi voti, sei. Ma vi pare che si possa tollerare che in un’Italia nelle condizioni che sappiamo, gli uomini che dovrebbero governare la crisi si gettino addosso vicendevolmente accuse e veleni come è successo nel Pdl per questa ultima questione? Certo, il passaggio parlamentare era delicatissimo per la Casta e rischiava di essere il “casus belli” dell’implosione della maggioranza. Ma così non è stato, chiappe salve, per ora.
(ANSA) – WASHINGTON, 24 SET – ”Come al solito l’Italia viene vista molto meglio dal di fuori che dall’Italia stessa”: lo ha detto il ministro dell’economia, Giulio Tremonti, a margine dei lavori dell’Fmi. ”Siamo messi molto meglio di quanto si possa immaginare i nostri conti sono valutati positivamente. Abbiamo fatto molto piu’ di altri ora dobbiamo fare di meno. Ma bisogna fare di piu’ per la crescita, attraverso un’azione collettiva”.
Mi è venuto in mente allora un ottimo articolo di Stefania Rimini uscito il 16 agosto sul Corriere della Sera.it nel quale viene presentata una carrellata di ciò che alcuni valenti economisti sostenevano “in tempi non sospetti”. Marco Pagano, Sandro Trento, Fedele De Novellis e Mario Seminerio dicono la loro sulla crisi del nostro Paese (con relative videointerviste). Alla fine l’autrice ci fa il regalo di un video nel quale il Mago tenta di convincere la platea che “tutto è ok”, che sono i giornalisti a gonfiare di nero la situazione perché hanno “l’idea che solo le cose negative fanno notizia”. E poi, supplichevole: “Una preghiera, un’idea: una volta tanto scrivete una cosa positiva, no?”
Era il 9 maggio 2011. Un po’ di ottimismo, sollecitava il ministro. Poco tempo dopo siamo sprofondati nell’incubo più nero. Prima fase. Ora che si sta profilando la seconda fase dello sprofondamento, quello dove si rischia di farsi davvero male e per tanto tanto tempo, Voltremont se ne esce con quel sibilo: «Abbiamo fatto molto piu’ di altri ora dobbiamo fare di meno. Ma bisogna fare di piu’ per la crescita, attraverso un’azione collettiva». Impalpabile.