profondo godimento presidenziale
Caro Presidente,
auguro a Lei e a tutta la Casta un profondo godimento, a valere per tutto il 2012.
Foto credit: mi dispiace, ho perso i riferimenti …
Caro Presidente,
auguro a Lei e a tutta la Casta un profondo godimento, a valere per tutto il 2012.
Foto credit: mi dispiace, ho perso i riferimenti …
Ci mancherebbe anche che stessi a sentire il pippotto di fine anno (a reti unificate, stile soviet) di Napo capo. Piuttosto, come suggeriva in un’altra circostanza un maresciallo cadorino dell’esercito, “me lo meno finché non cammina da solo”.
Per un certo periodo mi sono sinceramente divertito a seguire i moniti del Napisan: monita un giorno si e l’altro pure, intorno alle 13, probabilmente quando riesce ad avere il controllo di tutta la materia grigia disponibile. Poi si spegne, per fortuna. Ogni tanto si sveglia, come nel caso di Monti, e lo fa senatore con tutto quel che ne consegue.
Ora, De Poli, portavoce dell’Udc, si erge a baluardo dell’italianità dichiarando che l’iniziativa del “Movimento giovani padani“, che invita a boicottare il messaggio di fine anno del bananiero presidente della Repubblica, sarebbe una “iniziativa anti-italiana”
Io non spegnerò il televisore, non potrei perché non sarà acceso. E il giorno in cui mi siederò ad ascoltare il messaggio di fine anno di un qualsiasi presidente della repubblica italiana, vorrà dire che Alzhaimer e Parkinson mi hanno fatto visita. Chiudo con questa citazione di Matteo Corsini dal sito Movimento Libertario, che faccio ovviamente mia (il neretto è mio):
Per quanto mi riguarda, alla fine di un 2011 in cui il carico fiscale e l’invadenza dello Stato sono aumentati e in vista di un 2012 in cui entrambe le questioni tenderanno a peggiorare ulteriormente, sapere che almeno sta per terminare la retorica dei 150 anni dell’Unità d’Italia, per quanto magra, è una consolazione.
Foto: Movimento Libertario
Ho già detto che nell’occasione della mia personale scoperta del lieto evento (l’uscita del bolcom), ho potuto solo vedere la prima pagina e leggerne il titolo, motivo per il quale ho chiamato questa ultima delizia letteraria del sindaco il buon-natalino. Il titolo è, “Auguri, buon Natale“. Come ebbe modo di dire in un francese approssimativo un compagno di scuola ai tempi che furono, “Je suis resté de stuc“.
Ma non per la presenza, scontata, dell’augurio natalizio. Piuttosto per l’assenza di …
Il Nostro ci considera tutti, ormai l’abbiamo capito, suoi “fratelli e sorelle“. Nel suo percorso evangelico, crediamo illuminato da santa convinzione, arriverà probabilmente a ritenerci tutti, un giorno, “suoi figli“. La fede muove le montagne e Lui, l’eletto, ce lo sta dimostrando.
Tuttavia, io credo che alla dimensione religiosa, cui è legato “obtorto collo” il Natale, non si possa fare a meno di affiancare, senza prevaricazione alcuna, una dimensione diciamo … laica o quantomeno civica.
Ciò che voglio dire è che il Nostro, in qualità di sindaco, e che stia parlando come sindaco lo dice apertamente, più che apertamente, pretendendo di essere il “vostro sindaco“, ed obbligandoci al contempo a ritenerlo tale, dopo averci augurato un buon Natale, cosa buona e giusta, si dimentica di augurarci non dico le Buone Feste, consuetudine avvolta da una patina di consumismo che il Nostro dimostra di rifuggire, ma si dimentica di augurarci un laico e civico Buon Anno.
Insomma, nell’ultima edizione del bolcom, la Christmas edition, non c’è verso di trovarlo un Buon Anno, ma non solo nel titolo, neanche nel vibrante augurio natalizio, neanche buttato lì alla buona.
Ora.
Come cavolo faremo ad affrontare, senza che ci siano giunti gli auguri di Buon Anno del “vostro sindaco”, un anno cupo se non proprio di m… come quello che ci si prospetta innanzi?
Ooops! Me ne stavo dimenticando. Buon Anno, sindaco, e che la forza sia con te (e con tutti noi).
Il 2011 sta finendo nel migliore dei modi. C’è un’aria nuova in provincia. Problemi concreti. Come lo strangolamento delle province. Come l’Autonomia.
Ispirato dal censimento Istat, don Gabriele Bernardi, parroco di Longarone (BL), ha chiesto al sindaco di far registrare Gesù all’anagrafe. Il 25 dicembre. “Duemila anni fa l’Impero romano stava eseguendo la stessa operazione”, spiega il sacerdote, evidentemente non a conoscenza che la maggioranza degli studiosi del Vangelo considera il riferimento a quel censimento un falso apologetico: “Mi serviva una prova per spiegare ai ragazzi a cui insegno catchismo che Gesù è nato veramente per essere un uomo in mezzo agli uomini, e che vive in mezzo a noi qui a Longarone”. Il sindaco, scrive Repubblica, ha trovato l’idea geniale, e ha anche spiegato ai perplessi impiegati come dar corso alla bizzarra richiesta.
Secondo Piergiorgio Odifreddi, “il parroco ha bisogno dello psichiatra”. Ma forse è il sindaco ad avere bisogno di qualche corso accelerato di senso dello Stato. Ci si domanda come reagirebbe il primo cittadino alla richiesta di una coppia omosessuale di iscriversi nello stesso registro anagrafico come coniugi (”tanto per far capire che anch’essi sono uomini che vivono in mezzo agli uomini”), e se il neo-cittadino sarà depennato dal registro a Pasqua. [da UAAR].
Sindaco Padrin, ci si risente a Pasqua, quindi!
Sono stato contattato da una sedicente Unità Mobile Lancio Fuochi d’Artificio (l’accento era smaccatamente vicentino) che mi ha fatto sapere che quest’anno investiranno tutta la loro potenza di fuoco a Calalzo. Ovviamente “fuori orario”. Il sindaco è avvisato: dovrà dotarsi di una forza d’intervento rapido che abbia in dotazione il guanto di paraffina.
Dalla nascita non sopporto i fuochi d’artificio, ma non sopporto neanche chi vuol regolare per decreto anche i flussi mestruali. Comunque, alla forzatura di Monti che tra poco ci costringerà a sottoscrivere forzatamente debito pubblico italiano (o perlomeno proverà a farlo), preferisco quella di De Carlo, che ha anche il pregio di durare poco. Non ricordo, peraltro, che i botti siano mai durati tanto più a lungo di quanto il sire calaltino abbia generosamente concesso.
Semel in anno licet insanire dicevano i latini. Pazzie sì ma una sola volta all’anno. Proverbio noto ma c’è chi ha voluto dare regole anche alla pazzia del semel. L’idea è di Luca De Carlo, sindaco di Calalzo nel Bellunese con in testa un’idea meravigliosa, o meravigliosamente folle: normalizzare la follia di San Silvestro. E come? De Carlo ha stabilito per legge che i botti di fine anno debbano essere «temporizzati». Ovvero, petardi e fuochi d’artificio sì, ma solo dalle 23.45 alle 0.45. Dopo quell’ora torni il silenzio. Come a dire, un’ora basta e avanza. «È un lasso di tempo del tutto sufficiente a festeggiare – dice il sindaco, senza timore di scivolare nel ridicolo – e nel contempo utile a rispettare sia i residenti che non vogliono rumori assordanti per tutta la notte, sia gli animali che potrebbero essere impauriti dai petardi. Credo che cosi si contemperino nel modo migliore entrambe le esigenze». Contento lui… [da il Giornale.it]
Dopo le rimostranze di carattere formale espresse nell’articolo precedente (Lozzo di Cadore: vi presento il “vostro sindaco” /1), per le quali a mio parere sarebbe stato intelligente da parte del primo cittadino evitare, sull’ultimo numero della Pravda (bolcom), di autoreferenziarsi come “il vostro sindaco“, porto qui alcune motivazioni di carattere sostanziale, ossia politico, che a maggior ragione dovrebbero scoraggiare l’uso dell’epiteto nelle prossime (ci auguriamo) pubblicazioni del bolcom.
Il sindaco attuale non è certo il “mio sindaco”, ma non è neanche quello di almeno un altro elettore lozzese che condivide il mio pensiero per cui, legittimamente, posso ritenere che il sindaco attuale non sia certamente il “nostro sindaco”, ancorché lui abbia cercato di farcelo credere. No, non è il “nostro sindaco”.
Non è il “nostro sindaco” perchè costui fa parte, presiedendolo, del gruppo di saggi che voleva gravare su ogni famiglia bellunese con una tassa di 100 €, camuffata da cauzione, per colmare una parte della voragine creata da Bim-Gsp (diciamola tutta: la proposta dei 100 euro del gruppo di saggi è stato un tentativo, non riuscito, che aveva tutta l’aria di voler inculare i bellunesi);
Non è il “nostro sindaco” perché dal 2004 ad oggi costui, proprio nelle vesti di sindaco, ha approvato alle assemblee di Bim-Gsp i bilanci preventivi e consuntivi dell’ente, pur avendo sotto gli occhi (almeno così si spera) la voragine che mano a mano si è ingigantita fino a diventare il “buco” di 77 milioni di € riportato dalle ultime cronache provinciali;
Non è il “nostro sindaco” perché costui, sempre nelle vesti di sindaco, ma questa volta seduto sulle sedie dell’assemblea dell’Aato (autorità d’ambito territoriale ottimale) come “controllore” del Bim-Gsp, ha approvato tutte le linee di condotta intrecciate a quest’ultimo ente che ci hanno portato alla situazione corrente.
Trascuro, ma solo perché intendo affrontare il problema in modo specifico, la farsa dell’ultima votazione del Bim-Gsp con cui l’assemblea può ora decidere in deroga ai dettami dei suoi stessi statuti. Oltre a queste che ho appena riportato, di motivazioni ce ne sono molte altre, credo ben documentate sul BLOZ, basta “sfogliarlo”. Non è tuttavia detto che non le organizzi per ricavarne un altro articolo, una summa di motivazioni, per le quali questo sindaco non può essere da me percepito né tanto meno pensato come il “nostro sindaco”.