e descrive puntigliosamente la vicenda nella quale l’onorevole Paniz posta sulla sua pagina facebook un proprio commento in risposta ad un precedente intervento di tale Carlo Imperatore.
Il nostalgico del fascio (a giudicare dagli “interessi” desunti dal suo profilo) posta la foto di Turi Vaccaro, pacifista No-Tav ben conosciuto in Val di Susa, accompagnando l’immagine con il commento “Diamogli il suo traliccio …” (il riferimento alla vicenda che ha visto coinvolto Luca Abbà, caduto nei giorni scorsi da un traliccio sul quale si era arrampicato, è fin troppo evidente).
Ed il nostro onorevole, come replica a questo commento? Con un bel “Concordo“.
Salvo poi, lesto lesto, cancellare l’artefatto. Ma la fortuna ha sorriso inopinata … a qualcun altro, che ha “immortalato” lo stucchevole gesto (per altri dettagli è altamente consigliata la lettura dell’articolo su Giornalettismo).
Il presidente Lorenzo Dellai tace sulla piazza di Trento, davanti alla folla in difesa dell’autonomia, e sceglie la platea del congresso della Cooperazione trentina per annunciare la prossima tappa di una storia politica che – per usare le sue parole – non dovrà mai fermarsi: “Il Trentino è Comunità autonoma. Con il dovuto rispetto verso le istituzioni, cercheremo il consenso per cambiare la Costituzione e definire meglio il nostro modello. Noi non siamo una provincia, definizione che è frutto della divisione geografica del centralista Regno sabaudo, noi siamo una comunità che ha nel suo Dna la capacità di autogovernarsi”. […]
In buona sostanza Dellai sta spostando il tiro dal concetto di provincia a quello di Comunità. La prima disegnata dal centralista regno sabaudo, la seconda forte di uomini e spirito e cuore. Fa bene, naturalmente, per quanto il concetto di comunità sia viscido e si possa plasmare come meglio si crede (da ambo le parti naturalmente, anche dal lato dello stato centralista intendo). Dellai può farlo dall’alto dei 40 anni di autonomia vera appena “celebrati”.
Dice, Dellai, “noi non siamo una provincia, siamo una comunità che ha nel suo dna la capacità di autogovernarsi”. Cosa dire al riguardo? Semplice.
Niente in contrario che Dellai si spari le sue seghe semantiche tra provincia e comunità. A noi, a tutti i bellunesi, non dispiacerebbe avere la Provincia di Belluno autonoma sul modello trentino, anche se i suoi confini risultano disegnati dal centralista regno sabaudo. Non ce ne fotterebbe proprio niente. Vero è che oggi non puoi aspirare all’Autonomia se non dimostri che ce l’hai nel sangue. Alzando anche barricate.
Puzza come un pesce avariato; la notizia intendo, essendomi giunta il 6 febbraio scorso. L’ideazione si perde nella notte dei tempi, spingendosi, l’edificio progettuale, al 31-12-2009 data di presentazione del progetto esecutivo alla Regione, la qual mirabilia avrebbe dovuto concludersi il 31 dicembre dell’anno scorso.
Il progetto aveva subito folgorato i tecnici regionali in virtù, particolarmente, del primo caso per il quale l’effetto precede la causa. Sulla questione la filosofia si è a lungo intrattenuta, dai classici fino ad oggi. Di solito, di solito, è la causa che produce o determina l’effetto (che si intende, per l’appunto, ad essa conseguente). Ma veniamo al caso di specie: tu prima coltivi il mais e poi, quando ce l’hai fra le palle, capisci che puoi ottenere dal chicco la farina e quindi … ecco che nasce l’idea del mulino (o perlomeno del suo utilizzo).
[…] il riportare al funzionamento i mulini per la macinazione della farina può, con azioni dimostrative, reintrodurre presso le popolazioni locali, l’usanza di coltivare il mais per la produzione della farina da polenta
Ed il miracolo, come sapete, complice anche la vicinanza di San Rocco, è avvenuto: in località Piaze, ma non solo, è tornata la Zea Mays. Il miracolo è ancor più miracolistico perché Zea Mays è tornata addirittura prima della resuscitazione dei mulini per la produzione della farina. Un’apparizione, questa del mais, che più di qualcuno ritiene si debba segnalare alla Congregazione della Dottrina della Fede per le indagini del caso.
Paura nenti. Il progetto che doveva concludersi entro il dicembre del 2011 viene approvato il 18 gennaio 2012:
Con decreti del Dirigente dello Sportello Unico Agricolo di Belluno di AVEPA, n. 4023, 4033 e 4038 del 18 gennaio 2012, sono stati approvati tre progetti di Cooperazione interterritoriale e transnazionale presentati dal Gal Alto Bellunese nell’ambito della Misura 421 del PSR del Veneto 2007-2013:
Progetto “Mulini” in partenariato con Regionalmanagement Wipptal in Tirolo (capofila del progetto) e con il Gal Prealpi e Dolomiti. Lo sviluppo di questi territori ha visto nel passato la crescita di attività produttive che utilizzavano l’acqua come fonte di energia. Gshnitz, Lozzo di Cadore, Santa Giustina, Sedico e Belluno in particolare, condividono il fatto di essere realtà nelle quali lo sfruttamento della forza idraulica costituisce un esempio di sistema preindustriale dove i vari opifici (mulini da grani, seghe da legname, follo da panni di lana e telai da tela oltre a numerose mole e fucine) utilizzavano l’acqua per mezzo di una roggia che partiva a monte degli insediamenti. Nel tempo queste attività sono state abbandonate con la conseguente dismissione degli immobili che hanno subito un processo di degrado. L’obiettivo principale del progetto è quello di valorizzare a scopo turistico e didattico i mulini dei tre territori con interventi di ricostruzione, restauro e riattivazione di alcuni e con azioni di promozione, marketing e messa in rete delle strutture. (contributo concesso euro 250.000,00 )
All’ultimo istante, lo so per certo, il progetto è stato arricchito con una variante lungimirante ed innovativa. Per venire incontro alle mutate esigenze del flusso turistico, che si fa sempre più esigente, oltre alla farina è stato previsto un adattamento funzionale dei vecchi mulini per produrre all’istante, on demand, genuino e scoppiettante pop-corn. Si attende solo il benestare delle Stato italiano che ha comandato un sopralluogo degli artificeri del nucleo San Marco (quelli del carro armato di cartone dei Serenissimi). L’esito è comunque scontato. Non solo dorata farina, quindi, ma anche croccante pop-corn.
Chi è che diceva che il trasloco del GAL non avrebbe prodotto i suoi frutti?
Secondo il Corriere delle Alpi il Multiphysicslab di Vallesella è chiuso dal 31 dicembre scorso. Ho cercato negli archivi del quotidiano senza trovare articoli precedenti a quello lincato che trattino della chiusura del laboratorio. Sembra insomma che a nessuno, neanche allo stesso Multiphysicslab, tanto meno alla Comunità Montana, gliene sia fregato quel minimo da far scaturire, da allora, una sparuta segnalazione.
Fatto sta che ha chiuso; problemi strutturali, fessurazioni, crepe ecc.. Ha chiuso, si legge, anche per agevolare le perizie dei periti che devono peritare (state già vedendo la punta del naso allungarsi, nevvero?).
Nell’articolo non si fa cenno al destino dei ricercanti; sapete, quelle cose che normalmente ci si chiede: quanti sono, dove sono andati a finire, ecc.. Le solite robe che fanno da corollario a vicende come quella descritta.
Però c’è una perla, che dobbiamo a Svaluto Ferro, presidente della Comunità Montana:
«Non appena i periti avranno esaurito il loro compito», aggiunge Svaluto Ferro, «se esisteranno le condizioni di sicurezza necessaria, non ci saranno più problemi per la riapertura dei laboratori di ricerca».
Ora, provo ad immaginarmi una notizia da affiancare a quella sopra riportata:
Berlusconi corre da Putin per congratularsi della vincita elettorale e verso sera, insieme a Medvedev, danno vita alla versione russa del bunga-bunga, lassù chiamato tundra-tundra; alle prime luci dell’alba Medvedev è già ko da un pezzo mentre Putin sta gettando la spugna, sopraffatto dall’animosità di Berlusconi che, con una certa leggerezza, dice a tutti: «Dai che adesso ci divertiamo con il taiga-taiga».
Secondo voi, quale delle due notizie è più verosimile?
Consiglio: fatene una stalla per somari, asini e ciuchi che possono tornare di straordinaria utilità alle cooperative sociali nelle lungimiranti operazioni di manutenzione del territorio che l’arrivo della buona stagione renderà presto necessarie.
Ieri Maroni era a Belluno a lanciare la campagna elettorale della Lega Nord. Libero riporta di un sussulto rivoluzionario dell’ex ministro degli interni:
[…] Adesso tocca a Roberto Maroni spiazzare tutti. “Ci sono tutte le condizioni perché si faccia la rivoluzione. Se non la facciamo adesso, ci troveremo con i prefetti che comandano“, ha detto l’ex ministro dell’Interno, Roberto Maroni, durante un comizio leghista a Belluno. “Penso”, ha spiegato, “che questo sistema di democrazia occidentale oggi sia messo a rischio dall’azione del governo, dal disegno che sta dietro, non è un caso che il primo decreto è stato quello di Roma Capitale”.
Maroni, Maroni. Tu intanto, come ministro degli interni, non ti sei comportato granché bene con i valsusini, popolo che al di là delle etichette politiche sta difendendo la propria terra (ti ricordi, Maroni, il motto leghista “Padroni a casa nostra?“: non può valere solo quando fa comodo. Ti ricordi, Maroni, i motti sull’autodeterminazione dei popoli? Anche questi, ancor più dei primi, devono valere sempre e non solo quando fa comodo).
Inoltre, quando eri ministro, non mi sembra tu abbia mai visto come fumo negli occhi i prefetti che, oltre ad essere servi dello Stato, erano alle tue dirette dipendenze. E poi, per quanto riguarda il decreto per Roma Capitale: il primo decreto, caro Maroni, lo ha votato anche la Lega.
La Lega di lotta (e non ancora di governo) era una forza riformatrice ed in larga misura liberista. Combatteva la burocrazia, concepiva riforme coraggiose dell’assetto istituzionale e si caratterizzava come forza anti-statalista ed anti-fisco.
Portava un liberale come Giancarlo Pagliarini ad un ministero economico, ospitava al suo interno alcuni convinti libertarians ed elaborava “costituzioni padane” dal sapore “jeffersoniano”. “Basta tasse, basta Roma” era uno slogan senz’altro semplificato, ma capace di ben sintetizzare le priorità politiche del movimento.
“Basta tasse”. Capito? Non “basta aborto”, “basta froci”, “basta OGM, “basta globalizzazione”, “basta McDonald’s” e tutto quello che è venuto dopo, quando il Carroccio si è trasformato sui temi sociali in una forza tradizionalista e bigotta e sui temi economici in un blocco di sindacalismo territoriale, un vero e proprio partito della “spesa pubblica settentrionale”. […]
Anni fa la Lega era un partito che, guardando a Nord, sembrava anche promettere un paese più moderno ed efficiente. Un po’ meno “all’italiana”. E un po’ più “svizzero”, un po’ più “tedesco”. […]
Ora, Maroni, devi sapere che tutti i leghisti della prima ora, quella “forza riformatrice ed in larga misura liberista“, non possono più votare per la Lega Nord. Quella Forza sta guardando sempre più verso l’Indipendenza, da raggiungere pacificamente per via democratica, come manifestazione dell’autodeterminazione di un popolo. Il traguardo è magari ambiziosetto, ma noi vogliamo davvero essere “Padroni a casa nostra”, senza rompere le balle a nessuno, contando solo sulle nostre forze.