di Giuseppe Zanella
Lo scorso 22 Agosto, all’avvio della campagna elettorale, scrivevo di promesse elettorali fantasmagoriche, di una gara di certi politici a chi la sparava più grossa in fatto di illusionismo (citavo l’accostamento con le capacità trasformistiche dell’ottimo Arturo Brachetti), parlavo insomma di chi scientemente stava abbindolando buona parte dello sprovveduto e credulone elettorato al fine di ottenere un (presunto) facile consenso. E ricordavo la esperienza già vissuta per ben tre volte (dal 1994 al 2011) da tale Silvio B. sulle qualità non proprio eclatanti dei programmi sottoscritti solennemente sulla nota scrivania ‘vespasiana’. Per l’ineffabile tycon televisivo, gli elettori italiani erano, e sono, considerati alla stregua di allievi non particolarmente dotati frequentanti una seconda media di un istituto scolastico di basso livello.
Ed i fallimenti di un tale personaggio si sono visti, eccome si sono visti!, anche se la memoria di molti è risultata, e risulta, assai labile, tanto che l’uomo, nonostante sia comunque un pregiudicato (riabilitato), oggi ritorna in pompa magna in quel Senato da cui era stato espulso per indegnità (vedasi legge Severino). Ma veniamo all’oggi ed alle elucubrazioni ed alla dabbenaggine di quei politici che hanno consentito, con il loro nefasto agire, l’esito elettorale dello scorso 25 Settembre. La pessima legge elettorale in vigore, avrebbe dovuto invogliare, soprattutto per la parte maggioritaria (collegi uninominali), alla creazione di coalizioni ed aggregazione di partiti (anche se non propriamente affini sotto il profilo programmatico), al fine di ottenere negli stessi collegi uninominali la agognata prevalenza, magari anche di un solo voto.
Solo i partiti della destra si sono aggregati in una coalizione, e ciò nonostante le differenze sostanziali che li dividono. E la coalizione, al di là della mancata sintonia programmatica sempre negata ma sussistente nei fatti, ha visto prevalere la compagine guidata dalla giovane Giorgia Meloni. Sul versante del Centro sinistra si è assistito invece ad una invereconda commedia, sfociata alfine non nell’auspicato “campo largo” tanto invocato dal lungimirante, buon Bersani, ma in un ‘campetto’ dal perimetro assai ristretto… E la sconfitta è stata prima diagnosticata ed annunciata dai più avveduti ed esperti commentatori e poi realmente verificatasi. A pasticcio combinato, si è potuto assistere al balletto delle responsabilità circa la mancata coalizione (che sarebbe stata altamente competitiva).
L’ineffabile Calenda, dopo aver siglato con Letta l’accordo di alleanza e perfino baciato il segretario PD, il giorno dopo ha disdetto il patto adducendo la presenza nella coalizione dei Verdi e della Sinistra (cosa nota da tempo proprio in vista della realizzazione del citato “campo largo”). Così facendo, il ‘pariolino’ ha risuscitato l’ormai squalificato senatore di Rignano permettendogli il ritorno in Parlamento con ben 15 parlamentari ed ha pregiudicato sul filo di lana il positivo esito per la coalizione di centro-sinistra in ben 13 collegi uninominali. Questo per salvaguardare gli interessi personalistici e di bottega a scapito dell’interesse generale.
Veniamo ora al risuscitato Movimento 5 stelle. Anche qui ha prevalso l’ottica del ‘particulare’, dell’interesse di parte rispetto al superiore interesse generale. Conte, insieme a FI e Lega, ha fatto cadere il governo Draghi in una situazione di gravissima, multiforme crisi interna ed internazionale ed ha poi sconfessato il già ventilato accordo con Letta, denunciando infine anche l’accordo già sottoscritto per le elezioni regionali siciliane. Insomma, ha contato e conta di più il parziale recupero del Movimento (egoismo di partito), rispetto alla coerenza ed alla cura della gestione del vero bene pubblico. Ora i due (Calenda e Conte) possono dirsi soddisfatti per il lusinghiero risultato ottenuto consegnando l’Italia ad una destra nazionalista e sovranista, che sta suscitando timori a livello europeo e non solo.
Ma torniamo alla Destra-Centro. La sig.ra Giorgia Meloni è assai astuta, anche se priva di una specifica preparazione di governo (è stata, giovanissima, ministro della Gioventù in altra epoca storica berlusconiana). Stando all’opposizione, ha lucrato di una rendita ottimale a scapito degli alleati di comodo, già sodali di Draghi e poi affossatori dello stesso ex presidente della BCE. Voglio a questo punto richiamare l’astuzia da quattro soldi messa in campo dal Berlusca e dal Capitano leghista con una richiesta/ricatto/finzione: “Noi appoggiamo un nuovo governo Draghi, senza però i 5Stelle”, sapendo benissimo che ciò avrebbe comportato un cambio di maggioranza, escluso in partenza dal P.d.C. in carica. Ma i tre compari della Destra-Destra hanno davvero identità di vedute in fatto di gestione governativa? Io credo proprio di no!! Facciamo solo alcuni esempi:
- Sulla Flat-tax ci sono tre versioni diverse;
- Sul Reddito di Cittadinanza, la Meloni è per la cancellazione, L’Arcoriano è per un aggiustamento e per la correzione delle ‘storture’ in fatto di politiche occupazionali dei percettori; Il Capitano è coautore della Legge e le sue idee in proposito sono alquanto confuse;
- Sulle Autonomie, Salvini, dopo aver lungamente ‘silenziato’ il tema, ora propugna l’attuazione; la Meloni è invece nettamente contraria;
- Sulla guerra in Ucraina, Meloni è a favore delle sanzioni e dell’invio di armi; il Capitano strizza l’occhio a Putin e vorrebbe abolire ogni restrizione imposta alla Federazione Russa; l’Arcoriano, infine, ha fatto sfoggio di …penose elucubrazioni giustificando in pratica la invasione da parte del sodale Putin.
E mi fermo qui anche se ci sarebbe una autentica miriade di contraddizioni da sottolineare…
La presidente di FdI è stata abile nel cercare di tranquillizzare i Mercati, la UE, gli USA, la NATO ma le sue strumentali giravolte, ancorché dettate da una grande astuzia, non paiono aver fatto molta presa in certi ambienti internazionali qualificati (vedasi uscite della Presidente del Consiglio francese, e della presidente dell’Unione Europea). In definitiva, la tardiva correzione di rotta a molti non appare sincera ma strumentale al fine dell’accaparramento del consenso come sopra spiegato. Ed intanto arriva il plauso dei vari Orban, Le Pen, Vox ecc.
La storia delle recenti coalizioni berlusconiane ci lascia poco margine in fatto di speranze di correzioni di rotta. Le defezioni di Bossi del 1994, quella di Fini e poi quella di Alfano stanno tutte a dimostrare che la disomogeneità programmatica prima o poi esce fuori. E se buona parte degli eletti è quella già vista all’opera un trentennio fa (i vari Berlusconi, Pera, Tremonti, Casellati ecc. ecc.) non ci sono tante illusioni possibili: se questo è il nuovo che avanza, siamo veramente ben messi, non c’è che dire!!
Tutto quello che era stato promesso nel 1994, nel 2001 e nel decennio successivo verrà davvero ora riproposto come se i fallimenti del passato non avessero insegnato nulla? Ponte sullo stretto, minimo pensionistico a 1000 Euro per tutti, dentiere per tutti, taglio delle tasse e del cuneo fiscale in particolare, piantumazioni a go-go ecc. verranno attuate davvero, esulando dalle dovute coperture? E la Repubblica Presidenziale passerà? Per fortuna la nuova maggioranza non dispone dei 2/3 dei voti parlamentari, il che avrebbero evitato un possibile referendum confermativo… Personalmente, non ritengo di essere un menagramo neanche in riferimento agli avversari politici più ostici. Però una previsione mi sento di farla. Questa compagine penso proprio che non avrà vita facile e che non durerà molto, non fosse altro per gli immanenti problemi e difficoltà enormi presenti nella società nazionale ed internazionale. Alla prova dei fatti ritengo che la coalizione si esaurirà per consunzione interna o per incapacità dei suoi ministri ad affrontare le enormi sfide che ci riserverà il nostro prossimo, molto prossimo futuro. Sarei comunque contento di non essere considerato una Cassandra, di sbagliare completamente le fosche previsioni e ciò, soprattutto, per il bene della mia e nostra Patria.
NB Una chiara indicazione sul destino del prossimo esecutivo ce la potrà subito dare la scelta dei presidenti dei due rami del Parlamento. Fonti di un certo peso, dicono che la Meloni sarebbe propensa ad offrire almeno una delle due presidenze alla Opposizione ma che il buon Tajani si sarebbe già fieramente opposto (interesse personale alla ambita seggiola??!!).