di Cagliostro
Le solenni promesse fatte da lor signori all’atto della ri-elezione del Capo dello Stato e dopo la reprimenda di quest’ultimo a tutta la classe politica con inclusa minaccia di dimissioni qualora le ‘riforme’ fossero rimase lettera morta, appaiono già come acqua da mortaio… Questa unione contro natura (giustificata come necessità) fra due forze politiche antitetiche (PD e PDL con aggiunta di SC) sta già ampiamente dimostrando che la corda è tesa, che riforme sociali, economiche ed istituzionali sono molto problematiche e di difficilissima attuazione. A ciò va aggiunta la ormai proverbiale ‘credibilità’, ‘serietà’ e ‘correttezza’ dell’Oleonese ed il fatto che egli abbia nelle sue mani la golden-share della compagine non promette nulla di buono. Questo è ciò che offre il convento e che ha voluto la provvida mano dell’inquilino ri-acclamato del Colle: o si attua il programma arcoriano o si precipita nella più squallida inefficienza, almeno fino a quando farà comodo e piacerà al vero dominus governativo.
Tutta questa premessa nasce dall’analisi dei fatti e dalla evidente inconcludenza fin qui dimostrata da Letta jr e dai suoi ministri. Si doveva operare con la massima urgenza e sollecitudine perché lo imponeva la drammatica situazione del paese e di tempo se ne era perso fin troppo, invece si continua a cincischiare adducendo giustificazioni tecniche e formali davvero incredibili. Si sarebbe dovuto mettere mano ad una radicale riforma fiscale incominciando con l’abbattimento del noto ‘cuneo’, con l’alleggerimento delle imposizioni sui redditi più bassi e su quelli delle famiglie.
Risultato: per ora, solo promesse alquanto vaghe! Sì, è vero, si è sospeso il pagamento dell’IMU sulle prime case rimandando, però, a fine agosto l’attuazione del riordino globale della tassazione sugli immobili, ma questa non era la priorità dei nostri bisogni impellenti, era ed è soltanto una bandierina propagandistica concessa all’Innominato; se poi i conti non consentiranno di concretizzare la eliminazione della gabella, allora a settembre bisognerà porre mano al portafoglio, volente o nolente il Berlusca… Questa è la concreta alternativa, per non parlare poi della pretesa della restituzione IMU 2012, visto che facciamo fatica a recuperare 4 mld che avrebbero potuto essere usati per scopi di maggiore utilità…
Ma è sul capitolo riforma elettorale che si intravvede il vero, insolubile rebus. Essendoci conflittualità di interessi (parola ormai di uso correte a far data dal 1994) in quanto, visti i sondaggi a lui favorevoli, l’Innominato intende chiaramente mantenere in essere il Porcellum, si è pensato bene di adottare un escamotage di stampo e stile prettamente tardo democristiano: si è cioè inventata una soluzione apparentemente plausibile, nella realtà una autentica scusa per lasciare tutto allo status-quo ed accontentare così il detentore della golden-share.
Siamo alle intuizioni di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che nel suo Gattopardo delinea efficacemente la figura del principe F. Salina, ed alla teorizzazione del principio: “Che tutto cambi perché nulla cambi”. E nella compagine del Letta-nipote tutto avviene nella inerme acquiescenza dei partiti della insolita, composita maggioranza. Ma che ti hanno escogitato Quagliariello, Franceschini e Co.? Siccome lor signori sottolineano da tempo l’esigenza di operare una profonda trasformazione della Costituzione (considerata obsoleta da quell’insigne costituzionalista quale si ritiene il Re di Denari e la sua congrega cialtronesca) ad incominciare dal Parlamento, dalla forma di governo, dai poteri del PdC e da quelli del PdR, dalla modalità di nomina e composizione della Corte Costituzionale, del CSM ect. ect., è d’uopo attuare in primis queste modifiche per poi modellare su di esse la forma di legge elettorale ad esse più confacente. Ipocrisia allo stato puro!!!
Lor signori sanno infatti benissimo che l’attuazione di un tale disegno (legge di revisione costituzionale) presuppone l’osservanza dell’iter previsto dall’art. 138 della Carta, che fissa l‘applicazione di regole ben precise (doppia lettura a distanza di tre mesi da parte dei due rami del Parlamento e l’ indizione di un referendum confermativo qualora la maggioranza a favore non avesse raggiunto il quorum dei due terzi). Per questo i novelli esperti parlano di un tempo minimo di 18 mesi (così, intanto, si tirerà a campare…). Ma, dico io, e se nel frattempo dovesse succedere un sempre possibile inghippo, oppure il Caimano, un giorno, si dovesse svegliare con “la luna di traverso” e mandare il governo con le gambe all’aria, che si farebbe? Si andrebbe forse a votare con la stessa legge di oggi e con la prevedibile ripetizione dell’esito ottenuto il 25 febbraio scorso?
Lo stallo si riproporrebbe e ciò vorrebbe dire la perpetuazione di un governo delle larghe intese (meglio, delle aspettative in-attese). Ma il pateracchio che questi emuli dei giuristi della baita di Lorenzago stanno progettando è ancora più complicato ed il disegno nasconde, come dicono i proff. Rodotà, Zagrebelski ed Onida, non pochi pericoli e rischi per la vita democratica della nazione. L’art. 138 prescrive e delinea le regole da osservare per la REVISIONE della Costituzione, non per il CAMBIAMENTO della Costituzione!!! La revisione rientra nel lecito, nella sfera del possibile e del legittimo, il cambiamento è semplicemente vietato!!
Un conto, insomma, è la riduzione dei parlamentari, la eliminazione delle province, la modifica di alcuni poteri del PdC o del PdR ecc. , altro conto è la modifica della forma di governo e la trasformazione della natura stessa della forma della nostra Repubblica. Zagrebelski faceva una esemplificazione molto semplice: “dalla Concessionaria o dal meccanico autorizzato io porto la mia auto per la revisione e mi aspetto che, dopo l’operazione di revisione, mi venga resa la stessa auto (più sicura ed adatta a circolare), non mi aspetto che mi venga data un’auto diversa. L’art. 138 è la Concessionaria, è il meccanico autorizzato alla revisione…
Ma c’è un fatto ancora più grave: questi signori hanno ipotizzato di apportare modifiche al dispositivo stesso dell’art.138, da molti giuristi-costituzionalisti ritenuto inemendabile per tutta una serie di considerazioni ben intuibili. Qui, insomma, si vuole approntare una nuova normativa costituzionale che stabilisca nuove regole atte a modificare le modalità di attuazione della medesima riforma costituzionale. In definitiva, si tratta di mettere i campo una operazione assai più complessa e farraginosa rispetto alla lineare applicazione del citato dispositivo dell’art. 138. Si è escogitato di creare una commissione parlamentare mista (20 deputati e 20 senatori) che dia avvio allo studio di fattibilità dell’intero disegno “riformatore”, sotto l’attenta valutazione ed osservazione dell’Esecutivo (assistito da un comitato di esperti) e con la ‘occhiuta’ supervisione del Quirinale.
Ma anche qui si pensa ad una modifica (lecita?, legittima?) che riduca l’intervallo tra una lettura e l’altra !! Come si può ben vedere, i tempi sono dilatati e non è poi detto che tutte le ciambelle debbano riuscire con il classico buco. Posto, infine, che tutto risultasse nel solco delle regole democratiche (e così proprio non appare!) e che tutto vada liscio, bisognerà poi sempre agire nel solco dell’articolo 138 e, dopo questo passaggio, mettere mano finalmente alla nuova legge elettorale, che tutti dicono a parole di volere. E qui verranno sicuramente al pettine i vari nodi trattandosi di materia difficilmente componibile, dati i diversi e mutevoli interessi in campo. L’escamotage è stato dunque pensato, a mio modesto parere, al solo scopo di prendere tempo e dilazionare il più possibile la inevitabile resa dei conti fra due fazioni fra loro inconciliabili.
Va anche messo in evidenza che le riforme elettorali, in genere, si fanno all’inizio delle legislature, non certo alla fine od in prossimità di uno scioglimento anticipato delle camere, allorquando le previsioni su chi prevarrà nella competizione si sono già sostanziate e la scelta del tipo di legge verrebbe effettuata sulla base di un ventilato, auspicato esito…
Ultima considerazione già espressa in un precedente intervento. Era questo che la lungimiranza dell’inquilino del Colle voleva, visto che si è molto adoperato per le ‘larghe intese’? Era questa la bella trovata di paragonare il momento attuale all’epoca del ‘compromesso storico’ attuato da due calibri del valore di Moro e Berlinguer, in un contesto -per certi versi- anche più gravido di pericoli ma certamente ben diverso dall’attuale? Nel compromesso storico, l’appoggio del PCI era soltanto esterno, ora i ministri dei partiti contraenti siedono nello stesso esecutivo!! La situazione storica-politica-economica e sociale era del tutto incomparabile, c’era il terrorismo (e Dio non voglia che si debba sperimentare di nuovo quegli orrori…). Ma poi c’era una diversa levatura della classe politica; va anche sottolineato il fatto che ora la corruzione (che anche allora c’era, inutile negarlo) è a livello di pandemia ed i politici sono abbarbicati più che mai nella difesa dei loro privilegi di casta.
Esiste attualmente un blocco oligarchico ottuso che vuole perpetuare sé stesso, insensibile a ciò che accade nella società. Questi signori non possono, non vogliono o non sono capaci di innovare.
La Politica, per sua stessa natura e definizione, è continua INNOVAZIONE, ricerca del bene della Polis, diversamente non è Politica!!!!