smaronamento n° 8 (torno a fare il muppet)
Maroni: «Oggi solo pensieri semplici e positivi. Buona Pasqua».
Ma da domani …
… torno a fare il MUPPET !!
(vedi anche video su Maroni si è decaffetizzato)
(foto: @maroni_leganord; Tvblog)
… torno a fare il MUPPET !!
(vedi anche video su Maroni si è decaffetizzato)
(foto: @maroni_leganord; Tvblog)
Da modestissimo cittadino elettore, voglio rispettosamente manifestarLe tutta la mia amarezza e delusione per quanto, in questi tristissimi giorni, Ella ha fatto e scritto in occasione della ennesima, stucchevole querelle PDL-Magistratura, con annessa indecorosa, eversiva azione di occupazione del Tribunale di Milano da parte dei gruppi parlamentari del cdx guidati, niente meno, che da due ex ministri della Giustizia (gli on.li Alfano e Nitto Palma, quest’ultimo ex magistrato!!).
Quel Suo accettare di ricevere al palazzo del Quirinale il trio Alfano, Cicchitto, Gasparri e quella subitanea Sua convocazione dell’Uff. di Presidenza del CSM hanno fatto intravvedere a molti cittadini il fatto che questi due concomitanti atti si prestino ad un più che plausibile cedimento alla sopraffazione ed alla arroganza di una parte politica, tutta protesa a salvaguardare gli interessi di un leader inquisito per ipotesi di gravi reati e, conseguentemente, della ‘casta’ che lo sostiene (timorosa di perdere, attraverso l’azione giudiziaria in capo al noto imputato, posizioni di potere e privilegi legati all’attuale ‘status’). Molti poi suppongono che Ella, oltre che da arrendevolezza, sia stato spinto ad un tale comportamento da un calcolo che sa di bizantinismo togliattiano, scuola ben nota ai meno giovani, e dalla quale Ella notoriamente proviene.
Le vicende sono arcinote. L’on.le Berlusconi ha sempre concretamente intralciato l’azione della Giustizia nei suoi confronti, usando mezzi, dove illeciti, dove arroganti, quando ha detenuto il Potere (basti pensare alle leggi pro domo-sua, vero scandalo a livello planetario) o con strumenti quanto meno discutibili, sotto il profilo etico-politico, con lo strombazzamento ai quattro venti di una presunta azione vessatoria messa in campo, a danno del predetto signore, da parte delle così dette ‘toghe rosse’. Vittimismo, direi, molto strumentale e funzionale ad ‘utili’ torsioni democratiche e ad ‘indottrinare’ i molti disinformati o creduloni. Inutile, quindi, dilungarci nel tratteggiare un ventennio di stravolgimenti della realtà, di contumelie lanciate contro un potere indipendente della nostra realtà statuale, potere definito, tout-court, dall’interessato come ‘cancro della nazione’.
Sig. Presidente, le Sue due convocazioni di ieri, sono state seguite da due comunicati dell’Uff. Stampa del Quirinale che hanno fatto sobbalzare me e, credo, molti altri cittadini. Non sto a ripeterLe l’intero contenuto dei due documenti che, a mio avviso, deturpano, proprio sul finale, l’immagine del Suo settennato. Certo, Ella esprime parole di buon senso e mette in risalto le prerogative del potere politico e di quello giudiziario auspicando una composizione delle tensioni che si sono manifestate. Ma, agli occhi di molti, la cosa, pur condivisibile, ha avuto ed ha il sapore di un certo cerchio-bottismo, di una equidistanza doverosa ma non aliena da dubbi sulla sostanza dei passi compiuti per arrivare a quelle definizioni.
Fin qui, però, niente di eventualmente diverso dal campo delle idee e dell’opinabile. Quello che invece penso non vada proprio bene è l’aver messo sullo stesso piano due realtà molto diverse e incomparabili. Penso che una cosa sia il comportamento di chi, ormai, osa il tutto e per tutto pur di salvare la posizione personale giudiziaria del noto ex presidente del Consiglio, sottoponendo le Istituzioni (anche la Presidenza della Repubblica) a veri e propri ricatti; altra cosa è il comportamento dei Magistrati (inquirenti e giudicanti) i quali stanno semplicemente svolgendo il proprio lavoro (obbligatorietà dell’azione penale) perseguendo ipotesi di reati non di poco conto.
In aggiunta, noto che, nella chiusa dei documenti, Ella scivola in una certa ‘sperequazione’ quando afferma che “risulta comprensibile la preoccupazione (del PDL) di aver garantito che il suo leader possa partecipare adeguatamente alla complessa fase politico-istituzionale già in pieno svolgimento”. Ma allora, il ‘legittimo impedimento’ esisteva prima in quanto il signore in questione era Presidente del Consiglio, esiste ora in quanto il medesimo signore riveste la funzione di Presidente del partito? Ma non esiste un segretario che di nome fa Alfano?
Legittimo impedimento a tutto il 15.4.2013, poi fino al 15.5.2013 per l’elezione del Suo successore e poi che altro ancora? Procrastinare sentenze sine die per avvicinarsi alla solita prescrizione (abbreviata)? Ma l’esperienza del passato non Le dice niente?
Perfino Repubblica, notoriamente Sua sostenitrice, prende le distanze da questi Suoi ultimi pronunciamenti, per non parlare poi di tutta una serie di giuristi di alto lignaggio e di commentatori non proprio sprovveduti o poco qualificati. Quando parlo di ricatti, mi riferisco alla minaccia alfaniana di andare sull’Aventino, emulando – pensi un po’- le Opposizioni democratiche del 1924/1925, all’epoca del delitto Matteotti. Lo scopo evidente del trio da Ella ricevuto è quello di bloccare l’iter di formazione delle Istituzioni democratiche e di mandare tutto alla malora, se non ci sarà un salvacondotto per il noto signore.
L’Aventino del 1924 era più che giustificato (anche se fu, politicamente, inefficace), quello ora paventato sarebbe fatto per meri interessi di parte, avrebbe caratteristiche di eversione a danno della vita democratica, sarebbe l’ennesimo tentativo di mettere i propri interessi al di sopra del bene comune, infischiandosi delle sorti del nostro povero paese. Credo, Sig. Presidente, che i Suoi predecessori – in particolare Scalfaro e Pertini -, si sarebbero rifiutati di ricevere quei signori (già partecipanti all’inqualificabile gesto al Tribunale di Milano), non avrebbero mai convocato l’Uff. di Presidenza del CSM con quelle motivazioni e, soprattutto, non avrebbero mai scritto, o fatto scrivere, quei due comunicati. L’immagine che si è data con quelle equiparazioni improponibili e con la ‘sperequazione’ finale lascia semplicemente basiti.
Chiudo con un ironico commento, letto oggi sulla rassegna stampa, dal titolo significativo di:
“IL MONITO DI NAPOLITANO” (rivolto al citato trio di visitatori quirinalizi)
“Volete l’impunità totale garantita? Volete ridurre la Magistratura e le Procure al silenzio? Volete che il vostro padrone sia al sicuro dalla Giustizia? Volete usare il potere mediatico ed i risultati elettorali come un ricatto per impadronirvi delle Istituzioni? VA BENE!! PERO’ FATELO CON UN PO’ DI EDUCAZIONE, PERDIANA!!!!!”
Eloquente, non Le pare sig. Presidente? Un saluto deferente con l’augurio di buon pensionamento!!!
(la serie completa degli articoli di Giuseppe Zanella ospitati sul BLOZ sono consultabili a questo link)
A futura memoria (dal Corriere del Veneto):
Senato (4.724 sezioni su 4.724). A livello di coalizione il centrodestra ha raccolto 32,8%, acquisendo il premio di maggioranza, il centrosinistra il 25%, il Movimento 5 stelle il 24,5%; Monti l’11%. Il premio di maggioranza per il Senato ha aggiudicato 14 dei 24 senatori previsti. La ripartizione dovrebbe essere di 9 senatori per il Pdl (in Veneto ha preso il 19,2%), 5 per la Lega (10,9%), 4 per il Pd (23,2%), 4 per il M5S (24,5%) e 2 di Con Monti per l’Italia (11%). Questi, in via ufficiosa, gli eletti.
Pdl: Niccolò Ghedini, Maurizio Sacconi, Anna Bonfrisco, Pierantonio Zanettin, Marco Marin, Maria Elisabetta Alberti Casellati, Mario Dalla Tor, Giovanni Piccolo. Silvio Berlusconi, capolista, se dovesse scegliere un’altro collegio rispetto a quello del Veneto, lascerebbe il posto a Franco Conte.
Lega: Massimo Bitonci (capolista), Patrizia Bisinella, Rafaela Bellot, Emanuela Munerato e Erika Stefani.
Pd: Laura Puppato (capolista), Felice Casson, Giorgio Santini e Rosanna Filippin. M5S: Enrico Cappelletti (capolista), Paola De Pin, Giovanni Endrizzi e Gianni Pietro Girotto.
Scelta Civica con Monti: Gianpiero Dalla Zuanna (capolista) e Antonio De Poli.
Non passerebbero, invece, ex parlamentari, come Fabio Gava, uscito dal Pdl, e Maurizio Fistarol, ex sindaco di Belluno. (Ansa)
Alla Camera Veneto 1 (Verona, Vicenza, Padova, Rovigo) 2841 sezioni su 2841: Monti al 11,9% (Scelta civica al 10; Udc al 1,6, Fli allo 0,26); Berlusconi al 33,1% (Pdl 19,2 Lega al 10,85 Fratelli d’Italia all’1,67); Bersani al 22,2 (Pd 20,3 Sel 1,7); Beppe Grillo al 25,6; Fare per fermare il declino al 2,4%; Ingroia all’1,3. Gli eletti del collegio dovrebbero essere:
14 deputati per Bersani di cui 13 del Pd (Davide Zoggia, Alessandro Naccarato, Alessandra Moretti, Federico Ginato, Diego Zardini, Giulia Narduolo, Gian Pietro Dal Moro, Diego Crivellari, Daniela Sbrollini, Margherita Miotto, Vincenzo D’Arienzo, Filippo Crimi, Alessia Rotta) e 1 di Sel (Alessandro Zan);
8 per Berlusconi, di cui 5 del Pdl (Giancarlo Galan, Alberto Giorgetti, Piero Longo, Lorena Milanato, Catia Polidori) e 3 della Lega (Matteo Bragantini, Filippo Busin, Roberto Caon),
3 per Monti di cui 2 di Lista civica per Monti (Ilaria Capua, Stefano Quintarelli) e 1 dell’Udc (Mario Catania, se non opterà per questo collegio Stefano Valdegamberi);
6 del Movimento 5 Stelle (Francesca Businarolo, Silvia Benedetti, Gessica Rostellato, Marco Brugnerotto, Mattia Fantinati, Turco Tancredi).
Veneto 2 (Venezia, Treviso, Belluno) 1.883 sezioni su 1.883: Monti al 11,7% (con Scelta Civica al 10,2 Fli allo 0,26 e l’Udc all’1,3); Bersani al 25 (Pd al 22,8 e Sel al 2); Berlusconi al 29,5 (Pdl al 17,7 e Lega al 10); Beppe Grillo con il suo Movimento 5 stelle al 27,4 per cento; Fare per Fermare il declino al 2,1; Rivoluzione Civile di Ingroia all’1,4. Gli eletti del collegio dovrebbero essere:
10 per Bersani di cui 9 del Pd (Pier Paolo Baretta, Michele Mognato, Simonetta Rubinato, Delia Murer, Andrea Martella, Floriana Casellato, Roger De Monech, Oreste Pastorelli, Sara Moretto) 1 Sel (Giulio Marcon);
4 per Berlusconi di cui 2 del Pdl (Renato Brunetta, Valentino Valentini), e 2 della Lega (Marco Marcolin e Emanuele Prataviera);
2 di Scelta civica con Mario Monti (Alberto Bombassei ed Enrico Zanetti);
4 del Movimento 5 stelle (Arianna Spesotto, Marco Da Villa, Federico D’Incà, Emanuele Cozzolino).
E’ arrivata anche a me la lettera di Berlusconi-PDL. L’aspettavo da tempo ma niente, stavo perdendo le speranze. Pensavo di essermi finalmente de-berlusconizzato ed invece zac, arrivata. Fra i vari punti del programma elettorale del PDL c’è anche quello dell’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Vediamo se riusciamo a capirci.
Senti un po’, testa di cazzo: io ti posso anche credere se, ora, adesso, fin da subito, DICHIARI DI RINUNCIARE AL FINANZIAMENTO PUBBLICO ANCHE PER QUESTA TORNATA ELETTORALE. Altrimenti le tue sono solo stronzate, come tutto il resto del programma. Scusa per la “testa di cazzo”. Tu impara a comportarti meglio e per quanto mi riguarda vedrò di cambiare atteggiamento. E adesso, FUORI DAI COGLIONI, MISERABILE.
Ragazzi, cercare il punto G non serve più. Ce ne abbiamo due di punti G: Giannino e Grillo.
Nessuno dei due (FARE e M5S) accetta soldi dal finanziamento pubblico dei partiti (per tutti e due esso andrà abolito). Lo sconfinato narcisismo di Giannino lo ha portato a giocare sui suoi titoli accademici. Ma chi se ne è mai fottuto dei titoli cacca-demici: dei professoroni, pur in gamba come Boldrin e Zingales solo per fare due esempi, non mi sarei fidato in relazione alla creazione di un partito, hanno sempre la puzza sotto il naso. Di Giannino Sì, per il suo modo strambo di affrontare la vita e di descrivere il mondo, perché è uno che ci si butta a capofitto senza lesinare impegno e generosità.
Anch’io racconto queste bugie: dico a tutti che mi sono fermato alla quinta elementare e invece sono riuscito a strappare un diploma. Mi serve solo per sembrare più intelligente di quello che sono. E la gente sembra crederci. Ora lo sapete anche voi. Avanti quindi con FARE per Fermare il Declino, senza se e senza ma, come dicono le anguille della sinistra, comunque vada. E per Giannino – per la sua umanissima debolezza – la giusta punizione.
Del M5S ho già detto da qualche parte: 1/3 del programma è ampiamente condivisibile, 1/3 andrebbe preso per mano e modificato alla grande, con l’altro terzo puoi sì e no pulirtici il culo. Vi sono coraggiosi spunti liberisti affiancati da elementi di puro e arcaico statalismo che farebbe storcere il naso anche alla Bulgaria. Spero che le locuste del M5S, giunte al parlamento, si mettano a divorare tutte le nequizie che ben conosciamo, sperando che l’altro pifferaio, tal Bersani-Gargamella, non faccia far loro gli scout prospettando scambi di favori giustificati dalla necessità di governare il paese (vedi Sicilia). E’ un rischio che va corso. Non c’è al momento un più splendido Cavallo di Troia.
Chi vuole può votare l’uno e l’altro (come farò io): Giannino alla Camera e Grillo al Senato. Se Giannino in Veneto potesse farcela anche al Senato – ma c’è la barriera dell’8% – lo preferirei; bisognerà fare un po’ di conti e sentire i dati delle ultime corse clandestine dei cavalli (sondaggi ufficiosi)… . Mettiamo da parte le ideologie: Giannino e Grillo su certi aspetti potranno collaborare insieme, per esempio sull’eliminazione dei quorum dei referendum rendendoli uno strumento efficace di democrazia diretta.
Ed il punto M?
Se stiamo parlando del concime umano, quella M è riferita al PDL, e ne abbiamo già parlato assai. Se invece è riferita a Monti, allora ha il significato di mona, nel senso di “va n tanta de mona“.
Ed il punto B?
Se stiamo parlando di Berlusconi vedi sopra alla voce concime, se si parla di Bersani non trovo parole perché lo spazio interstellare è meno vuoto: da un ex comunista pur intiepidito – se non bastonato dalla storia – ci si aspetterebbe qualche idea in più delle solite seghe mentali cui la menistra ci ha abituato.
Tosate, questa volta concentriamoci sui punti G. E sarà un orgasmo elettorale come non mai. Per Grillo sarà incontenibile ed avrà la massima soddisfazione, Giannino dovrà accontentarsi: ma chi si accontenta gode. Dai, che solo quando fa buio puoi veder brillare le Stelle.
E’ vero che la Lombardia vale, sostanzialmente, mezza Italia. E’ vero che le strategie, soprattutto in partitica, sono importanti. Ma è anche vero che la figura di merda è sempre dietro l’angolo.
Albertini corre per la Regione Lombardia (e per un posto al senato con la Lista Cinica di Monti). Monti ha appoggiato la candidatura di Albertini in regione fin dal primo momento. Poi qualcuno ha fatto due conti ed ha scoperto che per la conquista della Lombardia (meglio: per sottrarla a Pdl e Lega) converrebbe adottare il voto disgiunto e votare il PD, ossia Ambrosoli (per quanto sia, formalmente, una lista civica). La prima a dirlo e dichiarare che l’avrebbe fatto è stata Ilaria Buitoni Borletti, candidata per la Lista Cinica. Ma nel frattempo se ne sono aggiunti altri:
Dellai: votare Ambrosoli è un atto di coraggio
Pezzotta: Monti ha sbagliato ad appoggiare Albertini
Albertini, chiamato in causa, tira fuori la sua ironia. L’ex sindaco: “Posizione non condivisa anche se arriva da un cognome che può incutere soggezione”.
Sempre su La Stampa:
Gabriele Albertini, dica la verità: è stato pugnalato alle spalle. Uomini e donne della sua lista che a due settimane dal voto danno indicazioni per un avversario come Ambrosoli. Tradimento?
«Per il voto libero ogni coscienza può esprimersi come meglio crede. Fare parte della lista Monti e poi proporre di trasformarla in una succursale del Pd, come direbbe Taillerand, più che un delitto è un errore».
Monti, nel frattempo, sottovoce, aveva detto che: “il voto disgiunto è un suicidio politico“, dimostrando con ciò di essere una vera aquila.
Infatti trapela … (TRAPELA?):
Insomma, lei non si sente scaricato?
«Il Presidente Monti ha fatto chiaramente trapelare che si discosta da queste indicazioni. Altrimenti vorrebbe dire cancellare la sua stessa proposta politica, ovvero essere alternativi alla sinistra massimalista e alla destra populista e demagogica di Berlusconi e della Lega».
Fa presente infine il povero Albertini:
[…] Il mio bacino elettorale è il centrodestra e, se costretti a decidere, i miei sostenitori mai voteranno Ambrosoli, collegato a Ingroia, Di Pietro, Vendola e i centri sociali»
Ovviamente, con il passare delle ore, la farsa assumerà varie sfumature ed interpretazioni. Non so se alla fine sarà un gol o magari un autogol. Io però ve l’ho già detto. Ve lo ripeto: