Sono passati solo pochi mesi, eppur sembra un secolo. Ve lo ricordate Paniz quando oracolava sul destino elettorale di Grillo che di lì a poco si sarebbe compiuto?
[…] i sondaggi lo danno in calo vorticoso[…] mi pare quindi che Grillo si sia da solo progressivamente autodistrutto
Il Paniz di allora ve lo potete andare anche a risentire in video, se proprio ci tenete. Poi arrivò Grillo con il relativo tsunami ecc. ecc.. Il Paniz d’oggi sembra più realistico. Sì, dopo aver preso una tremenda sganasciata (oltre all’orgasmo grillino anche la severa trombata politica della non rielezione) l’ex onorevole è diventato più realistico. Tanto da poter affermare, riguardo alle ultime vicende berlusconiane:
“Grillo non è in Parlamento eppure – ha ricordato Paniz- guida il suo partito in modo estremamente significativo, e ne rivendica giustamente il ruolo. Berlusconi può fare lo stesso, quindi non escluderei un passo di questo genere”.
Questo è uno che la lezione l’impara subito. E in futuro ci riserverà altre sorprese.
PD, partito distrutto, quello che ha saputo tritare uno dei propri “padri”, il Mortadella. Quest’ultimo, poraccio, ha lasciato cadere più di qualche lacrimuccia, anche ultimamente, quando ha detto che questa repubblica non lo merita. Bersani è come un orso ubriaco che passa attraverso uno schieramento di arnie: le api sono tutte incazzate ma ronzano, ronzano, di più non sanno fare.
Ma no! Non è proprio vero, perché c’è Fioroni: colomba del PD come atteggiamento, aquila come intuito!! Un altro democristiano travestitosi da liberal, come il pantofo-Letta. Di bello, queste demomummie, hanno il senso dell’umorismo:
La popolarità del presidente francese Hollande è precipitata in un anno dal 53 al 26% (dal 36 al 26% da febbraio ad aprile). L’ipotesi che non possa più alzare politicamente la testa è piuttosto fondata. Scrivevo all’insediamento di Hollande:
[…] Il fatto poi che il tecno-cialtrone di casa nostra, tale Monti, incapace di metter mano alla spesa pubblica se non chiamando Mr. Bondi abbia detto di avere le “stesse idee di Hollande sulla crescita“, ci consegna la certezza che, nel migliore dei casi non andremo da nessuna parte, nel peggiore ci avviteremo risucchiati dal buco nero della smisurata stoltezza ed incapacità di questi Sgovernanti.
Ultima nota: almeno i francesi se lo sono votato, il presidente. Noi invece ci troviamo tra i coglioni sia Napolitano, nominato dal parlamento, sia Monti, nominato dal precedente, detto il “peggiorista”. Vive la France.
A distanza di un anno noi ce lo siamo tolto dai coglioni, il tecno-cialtrone, un insperato colpo di fortuna architettato da Silvio il Grande. In compenso al supermarket costituzionale abbiamo avuto un 2×1 con il Napo che continuerà a “monitare” dal Colle virtualmente per altri 7 anni, ma è sperabile che il buon senso lo fermerà prima. Abbiamo ereditato Letta, la pantofola perfetta, ma lasciamolo lavorare nel tessere l’inciucio del secolo prima di buttarlo definitivamente nella pattumiera (tra sei-nove mesi ne riparleremo).
I francesi, invece, se lo devono tenere ancora per un bel po’, il loro presidente. Di buono, dicevo, è che se lo son votato, il ché aiuterà a sopportare la penitenza. L’ho pur detto che, come cialtronaggine, avremmo preferito quella di Sarkó, condita con un po’ di rigore, a quella del provincialotto Hollande dalle “mani bucate”.
Dall’affondamento del prodino alle pirotecniche promesse del giovane zerbino Letta («Pensare che dopo 20 anni di guerra civile in Italia, nasca un governo Bersani-Berlusconi non ha senso») passando per lo “scounting” dei grillini. Leggi sul Corriere della Sera tutto l’alfabeto/bestiario di G. A. Stella.
Ho già detto in senti Enrico Letta e pensi ‘benedetta sia la Lega’, pur in due parole, quello che penso dell’ancora intonso primo ministro: “un politico nauseante dall’apparenza perbenista”, un doppio distillato democristiano con miasmi talora socialisticheggianti talaltra socialdemocraticamente-liberisti. In poche parole, la peggior rappresentazione dell’Italia che fu e che, sotto mentite spoglie, è tuttora.
Con il governo Letta si sta formando l’inciucio del secolo, alla faccia – tra tante altre cose – del noi non faremo mai un governo con Berlusconi. Alla fine – fatti i conti per benino – Silvio il Grande ha per sé le chiavi della macchina governativa e, se non bastasse, anche la benzina con cui farla procedere, oltre ai freni con i quali stopparla alla bisogna. Nell’articolo citato sottolineavo come Letta fosse terrorizzato dall’eventualità di perdere non tanto il Senato quanto la Lombardia, eventualità che avrebbe comportato uno sbilanciamento dei governi locali (e ché locali: Lombardia, Veneto e Piemonte) verso le sotterrate “ragioni del Nord”.
Con Letta in particolare – ma con qualsiasi altro governo inciucista o a trazione PD – il sacco che si compie al Nord, la spoliazione che procede da decenni, continuerà inesorabile. Continuerà fino al crollo totale, perché senza chi produce ricchezza neanche il merdoso stato italiano riuscirà a sopravvivere. Per una volta mi sento di dover dare ragione a prodi e monti (ma più autorevoli persone l’hanno detto prima di loro; il minuscolo sulle iniziali dei nomi è per me d’obbligo) che vedono nel manifestarsi delle “crisi” la più profonda ragione di cambiamento (che altrimenti non avverrebbe): ed allora «forza crisi!», fai aprire gli occhi a tutto il Nord e falli aprire anche a tutto il Sud, affinché si rendano conto che, di là dalll’abuso della solidarietà delle regioni del Nord, vi è solo più miseria per tutti, anche per loro.
In questo senso, auspicando che nel frattempo le nostre forze indipendentiste diventino sempre più vaste, non posso che continuare a pensare – nonostante ciò che finora ho scritto di critico sulla Lega che in questi anni ci ha tradito, e nonostante a tutt’oggi la sua linea politica appaia effimera (lo slogan “prima il Nord” è forse l’aspetto più concreto) – ciò che ebbi già modo di dire in quell’articolo:
benedetta sia la Lega
Dice Letta:
[…] il tema di fondo è che la vera opposizione se vincesse Maroni in Lombardia … sarebbe data dai tre presidenti leghisti che rappresentano tre regioni, Veneto, Piemonte e Lombardia, che rappresentano metà, all’incirca, all’incirca metà del PIL nazionale.
Ora, rilevando pure che la guida leghista delle tre regioni deve fare costantemente i conti con la pesante zavorra inciucista del PDL (che però, fortunatamente, a livello regionale è maggiormente disposta a vedere ed ammettere gli enormi squilibri territoriali a danno del Nord rispetto a quella che alligna nella bambagia nazional-popolare insediata nella capitale), visto il sotterramento sostanziale dei decreti fiscali già avvenuto con monti (salvo improbabili reminiscenze), non resta che sperare che “prima il Nord” passi in brevissimo tempo da slogan a solido moto dello spirito, pena il nostro totale annullamento.
L’ÖVP, il partito popolare tirolese, sta tappezzando il Tirolo con un manifesto sul quale la mitica 500 – con Berlusconi alla guida – si va a schiantare. C’è anche lo slogan: «Per non finire come l’Italia. Il Tirolo deve restare governabile».
Il manifesto non ce l’ha su con gli italiani, che da quelle parti sono molto coccolati essendo una componente fondamentale del turismo, ma con il proliferare, anche in Tirolo e sull’esempio dell’Italia, delle liste di partito in lizza alla prossime elezioni. Visto che, anche e soprattutto a causa della frammentazione partitica, dal 1945 ad oggi gli italioti si sono sciroppati 60 governi, non è che il messaggio si possa granché criticare.