musei cadorini in gol (o delle esposizioni ospitate)
Hanno messo “in rete” alcuni musei cadorini. Un equaranto (il doppio di un evento: suvvia, siate seri!) di indubitabile efficacia. Corre voce di un solo precedente, alle isole Salomone, dove la locale rete di musei, specializzata nella raccolta e esposizione di astucci penici, è stata messa in rete una ventina d’anni fa. Quando l’hanno saputo, i pinguini imperatore, nonostante siano ora impegnati nella cova, hanno fatto la ola.
Non so chi abbia scritto il testo che accompagna la descrizione del Museo della Latteria, ma, a giudicare dalla forma, non credo sia un dipede. E’ più probabile che sia un quadrupede, forse un cane: è forse anche per questo che si dice “scritto da cani”.
Ma al di là della forma, v’è un particolare motivo che ha solleticato e solletica un mio istinto primordiale. Nella mia qualità di VdMdL, volontario del museo della latteria che a suo tempo s’è fatto un mazzo tanto (come altri), vorrei sollecitare quella santa donna di mia moglie, che il caso vuole essere presidente dell’Associazione Latteria Sociale, ad intervenire affinché nel testo descrittivo che “introduce” al Museo sia reso chiaro un concetto.
(chiarimento: personalmente, me ne sbatto i coglioni che il museo sia “in rete”, essendo tale pratica – perlomeno quella a cui io alludo – ovvia al punto che non solo i pinguini imperatore, ma anche i trichechi delle Svalbard, ormai, sono pienamente convinti che sia pratica imprescindibile per qualsiasi territorio che aspiri a “vendersi” sul mercato turistico)
Dire che la “esposizione è ospitata nella ex sede della Latteria di Lozzo di Cadore” alimenta l’idea (falsa) che, tale esposizione, sia impacchettabile e trasportabile in altro loco come fosse un trolley; sembra quasi che il “Museo” fosse chissà dove ed ora sia ospitato nella ex sede della Latteria. Ma non è così e un chiarimento, a mio modo di vedere, è indispensabile.
Al quadrupede (tale per gli aspetti formali che vedremo esposti in un successivo articolo), andrebbe detto che la raccolta museale definita “Museo della Latteria” è (sostanzialmente coincide con) l’Associazione Latteria Sociale. Non solo: per la proprietà transitiva, risulta perciò anche dimostrato che l’Associazione Latteria Sociale è il “Museo della Latteria” (ovviamente ciò non impedisce all’associazione di sviluppare la propria attività in ambiti culturali diversi dalla “formaggificazione” ancorché, quest’ultima, ormai solo virtuale). Ma non basta: è oltre modo evidente che è lo stesso edificio ad essere Museo.
Inoltre l’edificio ex sede della Latteria, che ospita l’esposizione, è proprietà dell’Associazione Latteria Sociale. Così il cerchio, mi sembra, si possa chiudere onorevolmente. Capitttoooo?
(per un approfondimento sull’astuccio penico tirato in ballo…)