Mauro, un consumatore abusivo di ‘vuove de dugo’ /19 (epilogo: storia recente di un secolare passato)
Caro Mauro (xy),
siamo dunque giunti alla fine di questa lunga corsa nella quale mi sono impegnato a riportarti qui tra noi (tu che parlando della rete sentieristica della montagna di Lozzo sei partito per la tangente, tu che sei andato a viole mammole, tu che hai rincorso la vispa teresa… ed hai preso fischi per fiaschi, tu che…).
Per farlo non ho usato formule magiche, più o meno esoteriche, ma ti ho esposto fatti e dati. Spero di esserci riuscito (perlomeno ad insinuarti il dubbio che la tua posizione vada se non altro rivista e ritarata alla luce di fatti, diciamo, per te inattesi).
Qualche anno fa mi contattarono per chiedermi se potevo produrre uno scritto, da inserire insieme a quelli di molti altri autori, nella pubblicazione Dolomites che la Società Filologica Friulana avrebbe dato alle stampe in occasione del suo 86° congresso, svoltosi a Pieve di Cadore il 20 settembre 2009, a 90 anni dalla sua costituzione.
Scrissi un articolo – Il Parco sentieristico Terre Alte di Lozzo di Cadore – Storia recente di un secolare passato – che qui presento in forma estesa, con un contributo iconografico più ampio rispetto a quello apparso in Dolomites (il testo è lo stesso): mi auguro che tu abbia il tempo di leggerlo. Uno sforzo per immedesimarsi, per cercare di capire perché è nato quello che tu hai definito “cattivissimo esempio della montagna di Lozzo”.
Sarà anche “cattivissimo”, ma io ne vado fiero ed orgoglioso. E, in cuor mio, spero che anche tu sia riuscito (o riesca in futuro) a fare cose così “cattivissime”.
(cliccando sul pulsante “Google Anteprima” si può consultare la pubblicazione a schermo pressoché intero)