… MA SI TRATTA DI INSIPIENZA O DI ANACRONISTICO LIVORE IDEOLOGICO?
di Cagliostro
Leggo da varie fonti (ad esempio dal Bollettino Parrocchiale) che l’Amministrazione sta mettendo mano alla toponomastica del nostro paese. Per ora risultiamo arricchiti di ben due nuove vie: la ‘Via del Capitel’ e la ‘Via dei vecchi mulini’. Sembra che poi ci sia l’intenzione di cambiare la numerazione degli immobili prescindendo dalla attribuzione complessiva attuale ed indicandone una per ogni singola via (pari o dispari a seconda della collocazione su destra o sinistra dei caseggiati).
Trattasi, con tutta evidenza, di provvedimento altamente meritorio pensato dalle raffinate menti che ci amministrano da lungo tempo e dimostrano di saper cogliere l’essenza delle problematiche economico-sociali della nostra comunità. Al di là però di questo giusto riconoscimento sulle capacità quasi divinatorie di pensare alle nostre esigenze impellenti con quel tocco di modernità che proprio non guasta, mi corre l’obbligo di rammentare ai cittadini che le amministrazioni del passato (ed anche l’amministrazione attuale) erano state ‘investite’ da varie autorità di rango, anche a livelli elevati, della esigenza civile e morale di ricordare la figura di un lozzese eroico che, per salvare il suo e nostro paese, si presentò alla soldataglia teutonica che lo cercava ritenendolo corresponsabile di vari attentati effettuati nel nostro circondario nell’infausto 1944. Terenzio Baldovin Monego (Susana), questo il nome del nostro eroe, non aveva alcuna colpa, era del tutto estraneo a quanto avvenuto in quei tragici eventi ma era ‘volontario della libertà’ e si presentò ai tedeschi più che mai convinto della validità del detto: ‘Male non fare, paura non avere’. Su di lui aveva influito ed era stata determinante nel convincerlo a ‘costituirsi’ la notizia che, se non si fosse presentato, il paese sarebbe stato incendiato. La storia di quei giorni e dei fatti che riguardarono Terenzio è stata scritta per ‘Il Cadore’ da Giuseppe Zanella e riportata anche su questo Blog. Prego pertanto il redattore di attuare un ‘link’ per rendere possibile e facilitata la lettura di quella narrazione a chi non conoscesse o non ricordasse più quei tristissimi eventi. Tralascio quindi di tratteggiare nuovamente tutto quello che riguardò il povero Terenzio e la fine che egli fece in un sottocampo di Flossemburg. Ricordo solo che Terenzio non è certo morto di morte ‘naturale’, è morto per i patimenti e le sevizie subite nella prigionia sopportata con stoicismo. E’ morto perché si consegnò, innocente, al fine di evitare la rovina del suo e nostro paese; è morto perché si è rifiutato di sputare sulla bandiera italiana, conscio che se lo avesse fatto avrebbe potuto salvare la sua vita, ed unirsi alla fidanzata ed alla figlia che doveva nascere. E’ morto insomma da eroe!
Esiste in atti una copiosa documentazione con richieste alle Amministrazioni di Lozzo del passato (ed anche alla Amministrazione attuale) affinché la memoria ed il comportamento di Terenzio fossero rimandate ai posteri in modo confacente. La figlia ha combattuto e combatte la sua giusta battaglia (è riuscita a rintracciare la tomba del padre ed a riportare i suoi resti a Lozzo!) ma della esigenza di appropriata memoria si interessò anche l’Aned di Milano e, perfino, il compianto presidente Sandro Pertini.
Quest’ultimo illustre personaggio si rivolse al sindaco dell’epoca (credo si trattasse di Mario Da Pra) ed ottenne una risposta interlocutoria ma non negativa, nel senso che la intitolazione di una strada sarebbe stata possibile in occasione della revisione della toponomastica del paese… Ora siamo esattamente al punto, ma l’attuale sindaco ha ritenuto di non dare seguito a quella lontana promessa. Anzi, va precisato che l’attuale Amministrazione ha brillato, più delle altre succedutesi nel tempo, per il suo silenzio o per le risposte evasive e contorte fornite alle varie istanze presentate da autorità di livello e rango non certo trascurabile. Dirò di più, in una lettera intrisa di ipocrisia e dilungandosi oltre il dovuto nell’arrampicarsi sugli specchi, il nostro primo cittadino è giunto al punto di concludere che, tutto sommato, il nome dell’eroe sta scritto sul monumento ai caduti e quindi Terenzio può , a ragion veduta, ritenersi…appagato. Io ritengo che un tale comportamento non sia né corretto, né trasparente. Se ci sono ipotetiche ragioni che nella testa di qualcuno ostano ad accogliere l’istanza, lo si dica con chiarezza anche per poter avere la possibilità di un costruttivo confronto. Se non si ha questo coraggio, si ammetta che la storia locale non la si conosce a sufficienza o che, peggio, si è magari animati da un riflesso ideologico fuori luogo. E’ questa una ipotesi che non vorrei neanche mettere in conto ma, data la caparbietà del diniego, tutto appare, purtroppo, plausibile…
Per concludere, vorrei sottolineare due aspetti entrambi importanti. L’eroismo non si misura certo con strumenti di alta precisione, ma è indubbio che c’è eroismo ed eroismo. L’eroismo dimostrato da Terenzio non è certo inferiore a quello dello zio Giuseppe Da Pra, morto in una azione singola di guerra, decorato di medaglia d’argento, il cui nome campeggia sul monumento ma a cui è stata intitolata anche la nostra bella scuola elementare.
Mi azzardo a dire che l’eroismo del nipote è ancor più meritorio di rimembranza ed onore per i patimenti subiti per mesi e mesi, per i nobili sentimenti che hanno mosso l’azione del nostro e per gli affetti che, perfettamente cosciente, ha dovuto sacrificare. Infine, trovo grandemente distorsivo che una compagine amministrativa che annovera fra le sue fila una ‘eminenza grigia’, già ufficiale degli alpini, non riesca a comprendere appieno il valore di gesti come quelli compiuti – e documentati- dal nostro eroico concittadino. Chi ha amato Lozzo e l’Italia in maniera così eclatante, rinunciando a salvarsi per coerenza con i propri ideali, merita riconoscenza ed imperituro ricordo, oltre -ovviamente- al proprio nome iscritto su una targa del monumento.
Suvvia, esimii sindaco e vicesindaco, abbiate un attimo di resipiscenza ed ammettete i vostri errori di valutazione, riconoscete il vostro sbaglio e ponete rimedio. Nessuno vi obbliga a mutare il nome delle due strade di nuovo ‘conio’, soprattutto quella che ricorda le nostre tradizioni religiose ed il nostro modo di vivere. Ma non ditemi che non esiste un altro pezzo di strada od una struttura da dedicare a Terenzio Baldovin!