Lozzo di Cadore Dolomiti (due anni dopo)
C’è sempre qualcuno che è più avanti degli altri. A Lozzo c’è forse chi è un po’ più indietro. A rigore, non è la stessa cosa.
La maggioranza ha dimostrato, in più occasioni e in vari campi dell’umana esistenza, di essere più incline alla contemplazione passiva che al vigoroso interventismo, salvo quando si tratta di deliziare la popolazione turistica e valliva con i concerti estivi, sia in tonalità maggiore che minore, e quando si trasforma in quella spietata macchina di propaganda che ha, nel bolcom, la sua arma di ineguagliabile potenza espressiva (l’ultimo numero, il “primatino”, celebra gloriosamente il primato cadorino nella raccolta differenziata: a breve dettagli).
Giunge ora, a svegliare i pastorelli mestamente addormentati, l’argentino suono del campanellino agitato dalla minoranza di Per la Gente di Lozzo. Appena scioltisi dal torpore, i pastorelli potranno accogliere in sé la novella proposta, in forma di mozione, in modo da fungere per essi da tiepido impegno, tuttavia scritto nero su bianco, a futura testimonianza.
E dopo l’impegno richiesto a favore della nostra minoranza ladina e quello da tributarsi alla rinascita della biblioteca comunale, qual è stato questa volta l’ardire di Per la Gente di Lozzo? No, non è una rivoluzione, niente che la giunta non possa capire ed eventualmente fare: trattasi di una installazione di pannelli col compito di fungere da accoglienza e promozione turistica per il nostro paese, un “pezzo forte”, questo della promozione turistica, della vision di questa maggioranza.
Poco più di un anno fa, in tema di cartelli, tabelloni o pannelli che dir si voglia, avevo scritto questo articolo le cui righe finali esprimevano il seguente augurio:
Un augurio mio personale: che il sindaco di Lozzo, il meno dolomitico di tutto il Cadore (in virtù dei natali in terra pugliese), possa giungere per primo alla installazione del cartello. Sappia da subito però che qui siamo in terra ladina e, quindi, oltre a dolomitico dovrà comparire anche ladin.
Ma l’esigenza di realizzare due bei pannelli che suggellassero la nostra appartenenza ladina e dolomitica, e che fungessero contemporaneamente anche da promozione turistica, era traboccata due anni fa.
Un solo grande rischio si corre: che nel tentativo di porre rimedio a questa mancanza (può un paese che vuole “darsi al turismo” mancare di un gioioso e beneaugurante cartello d’accoglienza o di ringrazievole commiato?), la giunta non perda a metà lo slancio innovatore e si produca in un altro buco. La metafora del “buco con il vuoto attorno“. Correremo questo rischio.