Lozzo di Cadore con la spianata di Loreto, un nuovo modo di concepire il verde urbano: il parco solare
La protezione civile ha, nel proprio sito, una pagina dedicata al bollettino delle ondate di calore. Per ora è limitato a 27 città italiane ma, in relazione ai grandi flussi canalizzati dal turismo religioso, che si spera di poter indirizzare verso la chiesetta della Madonna di Loreto, l’amministrazione di Lozzo di Cadore ha ritenuto opportuno avanzare la richiesta di entrare a far parte della rete monitorata. Uno si collega a internet e verifica se a Lozzo, presso la chiesetta, vi siano o meno le condizioni per vivere uno stress termico. Poi decide cosa fare.
Dal titolo si evince senza titubanze che Lozzo è, ancora una volta, “avanti”. Recentemente abbiamo primeggiato nella gestione della raccolta differenziata (le cronache testimoniano la maglia nera da noi raggiunta con insuperato orgoglio), ma questa volta saliamo agli onori delle cronache per un nuovo modo di concepire il verde urbano. Escludendo la fascia dei tropici, rimanendo legati alle nostre latitudini, l’area della spianata di Loreto risulta essere il primo parco solare alpino planetario, in barba a tutte le raccomandazioni della OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) riguardanti le misure di protezione contro i pericolosi raggi solari (la loro componente uv).
L’innovativa concezione, però, non è nata per caso. Solo dopo un puntiglioso sondaggio, che ha confermato la bontà dell’idea primigenia, si è dato il via alla realizzazione del progetto. E’ certo infatti che sia le mamme con relativi pargoli (e carrozzelle) al seguito, che gli anziani in ardir di passeggiata rilassante, hanno chiaramente espresso la propria predilezione per una permanenza rigorosamente “sotto al sole“. Ai pochi che hanno espresso qualche perplessità è stato detto che potranno guadagnare il porticato della chiesetta e lì, eventualmente, poggiate le stanche membra, respirare con sollievo la conquistata frescura.
Nella “desertica” spianata, perimetrata dall’ombrosa fustaia di peccio, vi è una sola pianta, peraltro bellissima a mio modo di vedere, che l’oculata sperimentazione si pregia di aver salvato. La pianta ha una sua identità, che ora qui non indago ulteriormente, se non offrendo il nome con cui è, e spero verrà, conosciuta e ricordata: l’Aier de Bruno de Gavino.
Quasi inutile aggiungere che a tale pianta va riconosciuto e attribuito, di per sé stessa, il valore di “monumento“, a maggior ragione se si pensa che è il solo produttore di ombra del parco solare; i più svelti hanno già capito che, visto il corso del sole, poca ombra riesce a fare (utile ai fini umani), ma è sempre meglio di niente.
Offro ai lettori del BLOZ una foto panoramica del sito (cliccare per ingrandire), rincuorando da subito i più affezionati fra voi che le passate promesse di un numero speciale sulla spianata e parco solare di Loreto verranno senz’altro mantenute.
Da questa foto, più ancora di quella presentata nell’articolo don inte a ciatà i mus de Loreto, risulta evidente l’areale da sottoporre a manutenzione, con le conseguenti nefaste previsioni che si possono azzardare tenendo conto che l’amministrazione lozzese, e questo è il sesto anno, con il minuto mantenimento non ingrana proprio. Per ora basta così, anche perché, credetemi, questo sole evocato mi dà già alla testa.