Lozzanapa: associazione lozzese coltivatori di canapa
L’articolo canapeico pubblicato su Strade piacerà di sicuro ad Attilio che, previa lettura, potrà indi crogiolarsi soddisfatto. Si torna al 2009, a Lozzo Fifa & Fuffa. Ammetto che l’argomento fosse un po’ troppo “avanti” anche per quelli di Per la Gente di Lozzo all’opposizione. Ma Attilio me lo ricordo bene, quando s’illuminava parlando della canapa, di quanto buona sarebbe stata per sostenere le sorti di questa landa del cazzo che è il Cadore.
Inutile dire che la canapa cadorina, specialmente quella lozzese, sarebbe stata tra le migliori (vista anche la secolare tradizione ladina del canego, con l’accento sulla a).
Ma ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti: se ‘sti qua di Lozzo Fifa & Fuffa ti guardano inebetiti (vedi anche qui) quando parliamo di Albergo diffuso, se gli parliamo degli svariati utilizzi della canapa ci mettono la camicia di forza. E così (colpevolmente) non se ne fece nulla.
(Attilio, lo so, ti starai piegando sulle ginocchia dalle risate… Però, dai, quella lungimiranza presa con regolarità ti ha portato davvero a guardare lungi da te…)
La cannabis è un buon investimento ecologico-economico. È una pianta resistente, facile da coltivare e con ottimi rendimenti, e non comporta l’uso di pesticidi e diserbanti inquinanti. Combatte l’erosione del terreno, grazie a un apparato radicale molto sviluppato, ed è utilissima nelle operazioni di bonifica, per la capacità di estrazione di metalli pesanti da terreni contaminati. Inoltre è un prodotto estremamente versatile, per le sue molteplici applicazioni: nel tessile, nell’alimentare, nella cosmetica, nella farmaceutica, nell’industria delle costruzioni e in quella della plastica e dei carburanti.
Fino agli anni ’40 del secolo scorso l’Italia era il secondo produttore di canapa al mondo per quantità, dopo la Russia, e il primo per la qualità. La canapa ha perso terreno in passato non solo per la concorrenza delle fibre sintetiche, ma soprattutto per effetto della “Convenzione Unica sulle Sostanze Stupefacenti” sottoscritta dal governo italiano nel 1961 (e seguita dalle Convenzioni del 1971 e del 1988), che di fatto ha comportato la fine anche della coltivazione e dell’utilizzo industriale della cannabis. Oggi la canapa può tornare protagonista di un’economia più sostenibile, riprendendo il posto che il proibizionismo le aveva sottratto. […]
(foto Wikipedia)