Le bugie ed i peccati di omissione di Lor Signori (seconda parte)
Premesse: quelle generali potete leggerle all’articolo “chi sarà il capogruppo di minoranza indicato nel casermino?”. Qui voglio solo segnalare che l’autore, non avvezzo al blog come mezzo di pubblicazione, si è spinto in una dettagliata, puntigliosa e chiara analisi che però, stante la complessità della vecenda e l’arco temporale ormai ventennale, mi ha spinto a sdoppiarla in una prima e seconda parte. Questa è la seconda parte, mentre qui è consultabile la prima.
di Giuseppe Zanella
Tutta la vicenda descritta sul Bollettino appare lacunosa, troppo “sintetica” (qualità che il sindaco spesso rivendica: ma far sintesi non vuol dire omissione e/o silenzio su argomenti così basilari). Io non avevo certo la preoccupazione di sostenere e difendere le tesi di chi ha introdotto a Lozzo il De Rossi, lo ha lusingato e poi gratificato con la costituzione di una garanzia reale, ossia con una ipoteca sull’immobile oggetto di concessione, ciò al fine di garantire un finanziamento avente lo scopo di fronteggiare l’onere della ristrutturazione. E non paghi di questo, certuni erano giunti al punto di vaticinare l’evenienza di una surroga nel pagamento delle rate del mutuo, qualora il concessionario non vi avesse adempiuto per ipotetico dissesto. Altra incompletezza ed omissione: non è vero che la iscrizione tra i beni demaniali su cui sorgeva e sorge l’immobile fu dovuta alla loro natura ed alla esigenza di tutela del valore storico ed artistico; il vero scopo era quello di contestare, a posteriori, la iscrizione ipotecaria da parte della Banca finanziatrice. Scopo chiaramente fallito con la pronuncia del tribunale che condannava il Comune. Ma soccombere una prima volta non fu sufficiente, giacché i novelli Carnelutti del nostro Municipio ricorsero, con l’intento fuorviante di ridurre l’Istituto di Credito a miti consigli e costringerlo al tavolo della trattativa (sic!).
Nello scritto si omette anche di dire che in Consiglio si era parlato di una fantomatica perizia “asseverata”che sarebbe stata commissionata dal Tribunale al fine di stabilire il valore del rudere (circa 1100 mil. di lire!) e quello del fabbricato post ristrutturazione (1750 mil.di Lire). Tutto al fine di provare-diceva il sindaco, e lo ripete anche ora- che se la pretesa della banca per il riscatto fosse risultata inferiore al valore incrementativo subito dalla caserma per effetto della ristrutturazione, sarebbe stata dimostrata la bontà dell’affare e dimostrata altresì l’assenza di danno erariale. Peccato per il Sindaco che così non fosse allora e non sia neanche adesso:
SE NON CI FOSSE STATA LA GARANZIA REALE (IPOTECA), CON LA REGOLARE REVOCA DELLA CONCESSIONE, L’IMMOBILE SAREBBE TORNATO NELLA DISPONIBILITA’ DEL COMUNE SENZA SBORSARE UNA LIRA. Quindi se è vero che i 240.000 € versati poi alla Banca per il riscatto sono risultati inferiori al fantomatico incremento di valore del fabbricato post lavori, è anche vero che, comunque, il danno erariale ci sarebbe stato in ogni caso, anche se si fosse sborsato, in ipotesi, un solo Euro ( e non 240.000 ). E la denuncia presentata alla Corte dei Conti dal sottoscritto è ancora in attesa di definizione, nonostante pressioni di varia natura, “processioni” a Venezia e quant’altro ed il fatto, ora asserito dal sindaco, di aver prodotto lui l’intera documentazione al riguardo. La intera documentazione, si tranquillizzi l’esimio capo-comune, l’aveva prodotta, molto tempo prima, ed in modo circostanziato, il Capo gruppo di Minoranza.
Ma quello che fa cascare l’asino, nel ragionamento del sindaco, è la scoperta eclatante, fatta sempre dal sottoscritto, e cioè cha la perizia tanto invocata per stabilire il valore del rudere ed il valore a lavori ultimati, NON ERA COMMISSIONATA DAL TRIBUNALE, NON ERA ASSEVERATA ED ERA STATA COMMISSIONATA DAL NOSTRO ENTE ALLO SCOPO, EVIDENTEMENTE, DEL PERSEGUIMENTO DI FINALITA’ BEN PRECISE. Ad onor del vero, va detto che, prescindendo dalla qualità notevole del professionista-perito, la commissione della valutazione era stata opera di precedenti amministratori, anche se è opportuno sottolineare che l’attuale sindaco ha tenuto il tutto in ampia considerazione come giustificativo alla dimostrazione della bontà “dell’affare” ed ha affermato in Consiglio una sua “verità” sulla qualità e caratteristiche della stima, risultate poi infondate. Non metto in dubbio la buona fede di nessuno, ma questi sono i fatti che si possono sempre provare!!!
Restano poi da fare alcune altre non secondarie considerazioni.
E’ vero, la Banca ha operato uno sconto di oltre il 60% del suo credito: su oltre 600.000 € si è accontentata, grosso modo, del solo capitale (240.000), abbuonando interessi moratori ed oneri e spese di procedura. Ma quale è stata la contropartita?
Non si crederà mica che la Banca sia stata così indulgente per la sola bella fisionomia del sindaco o per la sua fluente barba? La creditrice ha fatto inserire tali e tante clausole di salvaguardia da sentirsi evidentemente sollevata da ogni possibile contestazione passata, presente, futura e/o futuribile; ed ha lasciato noi nel bel mezzo del guado, con la vicenda che, piaccia o no, non appare ancora conclusa.
C’è poi il mistero fitto sulla insinuazione nel fallimento, al posto sempre della Banca! Perché lo si è fatto, visto che non c’è nessun attivo fallimentare da poter ammettere a riparto?
Per concludere, sul Bollettino si può leggere che è stato “arduo reperire le risorse senza indebitare il Comune”. Non una parola sulla vicenda della vendita dei sei appartamenti all’Ater per una idiozia, con il seguito giustificatorio mistificante apparso sul Bollettino parrocchiale. Gli appartamenti “ci erano piovuti dal cielo grazie ad un finanziamento regionale, avrebbero richiesto presto manutenzioni, rendevano poco”: tutte belle storielle; la verità però non è stata detta fino in fondo: IL VERO MOTIVO ERA QUELLO DI RACIMOLARE UN PO’ DI RISORSE PER COPRIRE PARZIALMENTE L’ONERE DEL RISCATTO!!.
E quanto si è incassato? Ecco le cifre: 121.000 € ma soltanto virtuali, giacché a tale cifra bisogna detrarre un mutuo contratto con l’ex Cariverona di Domegge per 55.000 €, mutuo servito prevalentemente per la ristrutturazione degli alloggi e non accollato dall’acquirente Ater (metà risultava ammortizzato, metà ancora in essere).
Quindi ogni appartamento ha fruttato circa 10.000 €, molto meno del garage davanti alla scuola elementare, venduto allo stesso scopo, ma con vizi di rilievo date le infiltrazioni dal tetto.
Ora la vicenda della Caserma si sta arricchendo di altri capitoli. Va comunque sottolineato che i misteri e la non trasparenza continuano. Con l’ausilio del BLOZ e con la partecipazione (magari interessata) del De Rossi, abbiamo saputo che la chiave era stata a suo tempo consegnata al sindaco-custode. Come mai nessuno sapeva niente? La diatriba continua con aggravio di spese a fronte di un riscatto di un “immobile storico” ma nuovamente degradato. Anch’io faccio auspici, per così dire, “positivi”: che presto tutto si concluda con il vero reintegro nel possesso e che il Bollettino comunale non si faccia megafono di verità molto parziali e rispetti chi, al comune di Lozzo, ha sempre lavorato con passione, svolgendo il ruolo che gli competeva: quello primario di pungolo e controllo, oltre che di proposta, soprattutto per esorcizzare errori….