Le bugie ed i peccati di omissione di Lor Signori (prima parte)
Premesse: quelle generali potete leggerle all’articolo “chi sarà il capogruppo di minoranza indicato nel casermino?” pubblicato ieri. Qui voglio solo segnalare che l’autore, non avvezzo al blog come mezzo di pubblicazione, si è spinto in una dettagliata, puntigliosa e chiara analisi che però, stante la complessità della vecenda e l’arco temporale ormai ventennale, mi ha spinto a sdoppiarla in una prima e seconda parte. Questa è la prima parte, mentre qui è consultabile la seconda.
di Giuseppe Zanella
Mi giunge notizia che il Bollettino Comunale, terza edizione, mi chiamerebbe direttamente in causa, quale ex capo-gruppo di minoranza, nel commento inserito nell’articolo di apertura “C’era una volta un signore che desiderava tanto lo storico fabbricato che appartiene a Lozzo”.
L’elenco delle cose travisate, delle inesattezze, delle corpose alterazioni dei fatti (mi auguro per sola insipienza e deformazione della realtà tipica di chi, psicologicamente, crede di essere il depositario unico della verità e pertanto di essere sempre e comunque nel giusto) e, soprattutto, delle omissioni (volute?, cercate? non opportunamente valutate dall’estensore?) è per me così copioso ed offensivo che lo scritto non può non ottenere e trovare una doverosa, seppur sommaria, messa a punto.
Ritengo che il tutto sia prevedibilmente opera (o, per lo meno, la fonte ispiratrice) del sindaco e/o del suo degno alter-ego e mi meraviglia molto il fatto che il medesimo sindaco, con gli anni, abbia a soffrire di un così vistoso calo di memoria, tanto da “ritorcere” pro-domo sua fatti e situazioni che egli ha invece contribuito non poco, a mio personale avviso, a rendere, diciamolo con un eufemismo, poco proficui e consoni all’interesse dell’Ente che gli è dato amministrare. Egli oggi può ben dichiarare di aver operato per il bene della Collettività: è la sua visione dei fatti; sia consentito allora ai cittadini che non pensano allo stesso modo, in particolare al sottoscritto che ha sempre avversato le sue scelte giudicandole non positive, di esprimere, quanto meno, delle perplessità, quelle perplessità e quello scetticismo confortato da più argomentazioni, che in appresso mi sforzerò di evidenziare.
Ma veniamo al concreto di quanto riesco a desumere dalla lettura del Bollettino comunale, terza edizione. Io non possiedo un tale strumento divulgativo del verbo di Palazzo Venzo (pagato, presumo, con denaro di tutti i contribuenti lozzesi) al fine di esprimere ragioni di parte e non fatti oggettivi; io uso lo strumento offertomi dal BLOZ, che mi ha chiamato in causa, augurandomi che molti lozzesi leggano e si possano formare un’opinione personale sul modo di amministrare di questa compagine, oggi, come, in particolare, per il recente passato. Utile appare, insomma, sentire e far suonare l’altra campana.
Nell’introduzione all’articolo, si dice testualmente: “….Riuscì (il De Rossi ndr) persino a condizionare il capo gruppo di minoranza in Cons. Comunale che, dimenticandosi di quanto la Comunità di Lozzo abbia sofferto per questo bene, invitò l’amministrazione a trattare con il ‘Signore’ in questione”. Mai sentite tante mistificazioni e bugie in così breve spazio!! Infatti, anche avessi voluto lasciarmi condizionare (e ciò sarebbe stato oltremodo grave), non lo avrei proprio potuto per il semplice fatto che non ho mai avuto il piacere (o il dispiacere) di conoscere il Sig. De Rossi. Non so se il sindaco si rende perfettamente conto (io ne dubito fortemente), ma una frase del genere sfiora- se non probabilmente tocca- il reato di diffamazione!! Cosa che verrà valutata con calma.
La verità comunque è che a trattare con quel “Signore” furono soltanto gli sponsor elettorali del Dr Mario Manfreda e dei suoi compagni di scalata. E sappiamo quali e quanti guai combinarono da par loro; ed il sindaco Manfreda ben conosce lo stato dell’arte!!
Sempre per onor di verità, va detto che io, ancora all’atto dell’insediamento, proposi, con apposita interpellanza, di addivenire a tutta una serie di transazioni extra-giudiziarie per evitare l’ “incancrenirsi” in ulteriori, defatiganti e costose diatribe legali. Mi riferivo in particolare alla vicenda “Baite” ed a quella, appunto, della caserma. E su quest’ultima questione non proponevo certo di “trattare con quel Signore”, bensì di avviare un dialogo con la Banca creditrice!! Ed era tale e tanto il mio “condizionamento” che la mia ulteriore proposta fu quella di trasformare la mia interpellanza in mozione, proposta fatta subito propria dall’intero Consiglio e votata alla unanimità. Gli atti e la testimonianza della D.ssa Todesco sono lì a provarlo!!!
Chi è stato quindi a gettare il sasso in quello stagno d’acqua ormai putrida e tentare quindi di dare avvio alla soluzione dei problemi legali in sospeso?? Giudichino i lettori. La volontà della soluzione della vertenza era pertanto unanime, quello che in seguito differì, nelle reciproche posizioni, è stato il modo, le finalità ed i mezzi con i quali si è dato corso a questi processi risolutori. E’ il COME queste soluzioni sono state cercate, è la valutazione sulla TUTELA DELL’INTERESSE DELL’ENTE che ha creato visioni diametralmente opposte. La divisione fu netta ed io non condivisi mai, motivando, le scelte operate e la poca trasparenza usata nel perseguire i risultati prefissati ad una soluzione purchessia.
[fine prima parte – qui è consultabile la seconda parte]