l’Amministrazione comunale di Lozzo di Cadore e la discarica pubblica della neve
Due premesse doverose…
prima: le orecchie si sono evolute per ascoltare e così, senza alcun sotterfugio, mi è capitato di sentire (da lontano) una conversazione la cui essenza ha pungolato la mia innata curiosità. E così sono andato a vedere con i miei occhi. Nessuno ha chiesto il mio interessamento, anzi … , e quello che segue è quindi opera del livore con cui il sottoscritto alimenta la propria miserevole vita;
seconda: può essere, anche se dubito fortemente che così sia, che l’amministrazione comunale di Lozzo abbia avuto dal proprietario dell’immobile l’autorizzazione ad utilizzare parte del medesimo come “sponda” per il contenimento della discarica della neve pubblica così come evidenziata nelle foto seguenti. In questo caso le stringate considerazioni che seguiranno avranno solo scopo documentativo e il loro languore si disperderà come neve sciolta al sole; allo stesso tempo il sindaco non dovrà preoccuparsi di alcunché.
Sono pronto a credere – sinceramente – che chi ha eventualmente ordinato e chi ha materialmente dato origine alla discarica “pubblica” di neve (neve anch’essa pubblica cioè raccolta su spazi pubblici) non l’abbia fatto con la volontà di farlo ma impalpabilmente spinti da una certa qual – diciamo – leggerezza. Sono più che certo, infatti, che se la casa fosse stata di proprietà di uno qualsiasi dei “fautori”, la discarica di neve non si sarebbe materializzata. Chiaro, no?
Si certo, si tratta di neve, cioè di acqua. Ma l’acqua si infiltra (l aga no à i corne) e poi gela, disgela, rigela, ridisgela e così via ciclicamente producendo, fatte le debite proporzioni, cose così. Diciamo pure, in altre parole, che se io fossi il proprietario di quell’immobile, una strizzatina di palle all’Amministrazione sarebbe d’obbligo.
Io godo del grande privilegio che non occorre che vada dal sindaco per fargli sapere cosa penso, basta che lo scriva qui! Poi qualcuno riferisce (matematico)!
Ecco cosa penso. Noi tutti sappiamo che il sindaco dovrebbe essere il primo tutore degli ordinamenti vigenti; sappiamo anche che, al di fuori di casi specifici ben previsti, la proprietà privata è ancora classificata come “sacra e inviolabile”. Quindi, sempre che non si cada in quanto previsto dalla seconda premessa evidenziata in apertura d’articolo, il sindaco dovrebbe tempestivamente intervenire per riportare le cose allo stato primitivo, garantendo il pieno e totale soddisfacimento del diritto di proprietà in capo al proprietario dell’immobile.
Titolo, quello di proprietà, che non prevede certo che qualcuno possa ammassare neve in copia a ridosso delle pareti dell’edificio (sommergendo per buona parte anche una finestra) anche, anzi soprattutto, se questa attività viene eseguita da un ente pubblico come il Comune (a meno che non si voglia invocare lo stato di calamità e la necessità impellente di dar sfogo alla enorme quantità di neve caduta … ma a Lozzo di Cadore saremmo ad anni luce da quanto nevicato a Cortina d’Ampezzo o peggio ancora ad Arabba, tanto per dire). Tanto più, aggiungo, che il proprietario – una società credo – non ha il domicilio in paese e quindi la cosa potrebbe apparire come una furbata tipo “fei fei tanto ca no sta nisun” e il tutto, ne converrete, non risulterebbe simpatico. Se poi consideriamo che la società sta tentando di vendere l’immobile, be’, lo capite no … che non ci siamo proprio.
E tenuto conto che il sindaco è allo scadere del mandato, oltre al fatto che – a quanto sembra – potrebbe ricandidarsi a consigliere alla prossima tornata elettorale, un chiarimento della propria posizione in relazione a quanto qui sollevato apparirebbe quanto mai doveroso, perché queste sarebbero macchioline – se lo fossero (vedi sempre seconda premessa) – non proprio facili da lavare, anche con un buon candeggio (in fondo la tutela della proprietà privata non è un optional, tanto più per un sindaco).
Chi abbia avuto la sventura di dover chiamare il sindaco per emergenze occorsegli durante l’ultimo black out, avendo quindi in qualche modo recuperato il numero emergenziale (magari anche sotto attacco virale intestinale), può sempre rifarsi vivo per avere notizie fresche su quest’ultima vicenduola. Or mi sovvien che anche in passato, sempre per una discarica, vi fu un certo trambusto.