la Puppato e la socialdemocrazia berlingueriana
Non è completamente da buttare, la Puppato, qualcosina si salva. Sarà anche per la marcata accentazione veneta, ma quando parla sembra la copia femminile sputata dell’orso Yoghi (avete presente a-ah-a-ah-aaa!). Ascoltandola nel corso di un consiglio regionale mi era apparsa più patetica di una foca che gioca al pallone al circo, superata in questo solo dal suo compagno di partito, PD, tale Sergio Reolon, che in consiglio si atteggia ancor oggi ad una versione montano-lagunare di Oliver Hardy, smilzo, un Ollio de noantri, insomma.
In una appassionata reprimenda apparsa su L’Indipendenza la Puppato sostiene che il PD (il partito di Poveri Diavoli che con Ciampi e Prodi ci ha portato nell’Europa che ora ci sta scuoiando) è “sempre” stato federalista.
[…] Il Suo articolo si dimostra anche poco informato sull’attualità, il PD veneto è da anni schierato a favore del federalismo…
Lo dice mentre il Bomba, con quell’ignorantone di Delrio che gli fa da spalla, ha appena cancellato i presidi di democrazia più vicini ai cittadini, cioè le Province, facendole diventare “consorzi di comuni” (in attesa di essere cancellate).
(che – detto per inciso – per noi bellunesi che abbiamo vissuto la merdata decennale del Bim-Gsp, che mica è finita, ci andrebbe da dio se potessimo scambiare tale spudorata Vergogna con un terremoto di quelli veri: almeno potremmo lamentarci del fato cinico e non della profondissima ignoranza ed incompetenza palesata da schiere infinite di sindaci che solo la giornata pasquale mi impone di non definire “del cazzo”).
Lo dice mentre gli alchimisti del PD stanno mettendo mano al titolo V della Costituzione e non sembra che l’ordinamento che si prefigura si possa definire “federalista”: quello che si vede è un accentramento pervasivo del potere dello Stato con la cancellazione non solo dell’idea di “federalismo” (perché poco più di idea era, visto che il seppur lentissimo cammino federalista è stato interrotto dal ragionier monti e da allora nessuno più ne parla) ma anche con il soffocamento delle “autonomie regionali”. Quello della Puppato e del PD, insomma, è un fede-raglismo, dove i ragli si alzano davvero alti nel cielo.
Ma la Puppato supera se stessa quando spiega “cosa sia” il PD (enfasi colorata mia):
Innanzitutto devo constatare che anche Lei non ha compreso appieno (per non dire per nulla) cosa sia il Partito Democratico. Il nostro progetto discende da due linee della tradizione politica, quella socialdemocratica di Berlinguer e quella popolare di Moro, ovvero due grandi statisti che hanno cercato di portare l’Italia fuori da uno dei periodi più cupi della nostra storia.[…]
Ora, che Enrico Berlinguer abbia tentato di infilarsi cone “osservatore esterno interessato ai fatti” nei governicchi di allora (osteggiato in ciò dalla sinistra del suo partito e dalla destra della balenottera bianca) è cosa scritta nella polverosa storia, ma definire quella di Berlinguer una tradizione politica socialdemocratica è esercizio intellettuale quanto meno ardito.
Che poi la Storia si sia incaricata di trasformare la Sinistra – in un lungo e travagliatissimo divenire – nella brodaglia cattocomunista, statalista, consociativista di Poveri Diavoli che abbiamo sotto agli occhi oggi, basti pensare alla convivenza gomito a gomito, forzata, di un “molotoviano” D’Alema e di una “candidissima” Rosy Bindi, è intima pena che quotidianamente espiamo.
Enrico Berlinguer sta alla socialdemocrazia come Moana Pozzi (dio l’abbia sempre in gloria) sta alla verginità. E con ciò, ho detto.