La mappa degli abusi sessuali nella Chiesa
Il 9 marzo scorso ho postato due righe di commento ad una notizia “secondaria” che, per il Cadore, poteva diventare primaria al sopraggiungere dell’estate. Il papa aveva infatti fatto sapere che non sarebbe andato né ad Aosta né a Bressanone.
Corre voce che in quei luoghi abbiano tirato un respiro di sollievo perché la presenza del papa sarebbe stata un tantino imbarazzante (con ventilate ripercussioni anche sui flussi turistici). Non tanto per lui, quanto per il fratello maggiore, padre Georg Ratzinger che, come si saprà, quando era direttore del Coro dei Passeri del Duomo di Ratisbona distribuì più di qualche ceffone.
Da un articolo del 9 marzo pubblicato su Repubblica:
“Io ero felice a ogni prova del Coro”, racconta padre Georg Ratzinger, “ma devo ammettere che spesso diventavo depresso, perché non raggiungevamo i risultati che volevo. E all’inizio io ho spesso distribuito schiaffi, anche se poi mi rimordeva la coscienza per averlo fatto”. Egli aggiunge di non aver mai picchiato nessun ragazzo fino a procurargli lividi o lesioni.
In quei giorni chi è che non ha pensato “se non va ad Aosta e Bressanone viene a Lorenzago di Cadore?”. A meno di sorprese, sempre possibili, così poteva ragionevolmente essere.
Noi sappiamo che tanto il potere temporale quanto quello spirituale dei papi succedutisi, a fronte di costi non indifferenti coperti dalla Regione Veneto, non ha fermato il declino di un paese che, non me ne vogliano gli abitanti, io chiamo da tempo Lorenzasma di Cadore (ma forse non è più neanche il fantasma del paese di un tempo). Per gli aspetti più intimamente legati alla fede, non quindi al mero interesse “promozionale”, non sono adeguatamente attrezzato e quindi … glisso.
Prima che il Vaticano chiarisse che il papa avrebbe passato l’estate a Castelgandolfo, mi son detto che il Cadore avrebbe potuto rincuorarlo almeno su un aspetto: per quanto riguarda il “dispotismo”, noi qui siamo abituati dal 1866 alle purghe dello Stato italiano che ha costretto i nostri avi ad emigrare forzatamente in ogni dove, noi qui siamo abituati ad andare al massacro per guerre create, volute ed imposte dagli altri (fin dalla Grande Guerra), noi qui siamo abituati a vivere nella disparità di trattamento dei popoli della montagna (Aosta e Bolzano hanno un ché di speciale … che noi non abbiamo), noi qui siamo abituati … e potrei continuare con altri svariati esempi, che “due ceffoni” dati alla maniera del nostro vecchio, defunto, temuto, arcigno don Pietro, ci appaiono educative carezze, piccoli buffetti correttivi.
Finivo il mio ragionamento convincendomi che se il papa avesse deciso di trascorrere le sue vacanze in Cadore ci avrebbe trovati, nonostante tutto, pronti ad accoglierlo.
Due giorni fa ho letto l’articolo “La mappa degli abusi sessuali nella Chiesa” pubblicato da “il Post” che propone gli impressionanti dati del fenomeno con una infografica di grande efficacia. L’articolo è l’ennesimo di una serie infinita ed ha il pregio, se così si può dire, di riassumere la situazione decretandone, come ormai riconosciuto anche dalla Chiesa, la estrema gravità. Credo che il papa abbia fatto bene a restare a Castelgandolfo.
Foto: Sentieri Interrotti