La “manovra” e lo scippo dell’Autonomia (virtuale) della Provincia di Belluno Dolomiti
La fragilità della nostra condizione di persone che abitano la provincia di Belluno, è venuta a galla prepotentemente in occasione della cosiddetta “manovra” che il governo ha definito, più o meno ridicolmente, in queste ultime giornate.
Immaginate di aver lavorato per un anno intero al progetto di Autonomia per la Provincia di Belluno. Ti svegli e il governo cancella la tua provincia (l’ente) dalla faccia della terra, togliendoti sostanzialmente il combustibile di cui si poteva alimentare la tua richiesta di autonomia.
Perché è chiaro che vai a scompaginare le menti della gente le quali, anche se non proprio in maniera granitica, sono inevitabilmente ancorate, se non radicate, all’idea di provincia come entità territoriale, prima che come comunità di persone.
A parte l’altalena delle dichiarazioni sulla cancellazione delle province (negata in un primo tempo anche dal duo Berlusconi-Tremonti), salvo poi licenziare il testo della manovra in cui si parla proprio ed espressamente di loro cancellazione (nel giro di quattro mesi), per poi ribadire che non è vero niente, la nostra provincia si troverebbe comunque esclusa dall’applicazione della norma in quanto frontaliera, confinante con uno stato estero.
Magari i nostri governanti ipotizzano già la caduta dell’euro con il ritorno alle monete sovrane (piuttosto probabile) e quindi a confini già più marcati di quanto non appaiano ora, in ragione del fatto che l’integrazione monetaria (traballante) ha addolcito solo in parte alcuni spigoli di carattere storico-culturale. Ed ipotizzando tutto ciò ecco sorgere la necessità di avere un “presidio del territorio” frontaliero consolidato dalla consuetudine storica, ossia dall’unità territoriale chiamata “provincia”. Diversamente, in questa pallida Europa, da quali “nemici” dovremmo guardarci?
Una lettura avvilente dei fatti citati potrebbe portare ad una strisciante accettazione della nostra precarietà: potrebbe cioè instillarsi l’idea negletta per la quale “è meglio che ci accontentiamo”, almeno così restiamo provincia, perché diversamente potremmo svegliarci ed essere costretti a ritenerci “trevisane”, anche se per meriti governativi.
Invece NO!
Tutto ciò dovrebbe invece far capire alla nostra gente che al problema dell’Autonomia della nostra provincia dobbiamo dare, oggi più che mai, tutto il peso e l’attenzione che si danno ai valori e princìpi “sacri”. Altrimenti sarà la fine di ogni possibile piccola speranza di continuare a vivere, seppur con sacrifici, in questo angolo di montagna.
P.S. Segnalo che venerdì 4 giugno alle ore 20.30 presso la sala Coletti di Tai di Cadore, si terrà un incontro promosso dal comitato “REFERENDUM PROVINCIALE per BELLUNO AUTONOMA nella REGIONE DOLOMITI” dal titolo “LA REGIONE DOLOMITICA, UN PROGETTO DI AUTONOMIA PER IL FUTURO DEL BELLUNESE”. Dovreste partecipare numerosi, non perché siete convinti autonomisti, ma per capire se l’autonomia è la strada giusta per “salvarci dall’estinzione”.