la lenta discesa verso gli inferi del turismo dolomitico in provincia di Belluno
In attesa che i dati dei flussi turistici relativi alla stagione estiva nella Regione Veneto, in particolare in montagna ed ancor più in particolare fra le Dolomiti, vengano resi pubblici, potremmo trastullarci e fare qualche previsione. Magari partendo dai dati storici relativi alle presenze. Domanda: se per caso i dati che attendiamo dovessero indicare un’inversione di tendenza, dovremmo forse ritenere che il merito sarebbe da ascriversi alla storiella-favoletta delle Dolomiti patrimonio Unesco dell’umanità?
Seconda domanda: se, per caso, i dati dovessero invece confermare il trend di decrescita che si evidenzia dall’andamento dei flussi storici (e che parrebbe confermato dalle opinioni, per quanto spannometriche, di vari operatori del settore turistico), perché mai non potremmo ugualmente attribuirne la causa (una parte di essa) al medesimo fattore (Dolomiti-Unesco)?
Perché dunque, se il turismo dolomitico dovesse tirare, saremmo più facilmente portati ad attribuirne il merito al fattore patrimonio dell’umanità (in realtà i titoli della stampa semplicemente osannerebbero tal patrimonio)? Non è questo, in fondo, l’effetto magico che ci stiamo aspettando?
Da sempre dubito che questa patacca possa veramente fungere da traino per il nostro turismo (se non cambiano le modalità di gestione del messaggio a cui fino ad ora abbiamo assitito), ben che vada, con ogni probabilità, l’effetto sarà neutro, ed è anzi sperabile che il pataccone non funga da elemento distorsivo nella parcezione che il turista ha/avrà della dualità fra aree di valle e aree di monte nelle diverse realtà amministrative (le 5 province) nelle quali il patrimonio risulta allocato.
Aspettando i dati …
Dati: Regione Veneto