la Fondazione Dolomiti Unesco e le sue reti funzionali operative
Recentemente qualcuno ha sollevato dei dubbi sulla esistenza della Fondazione Dolomiti Unesco:
«Se la Fondazione sta lavorando, sicuramente i dirigenti non stanno coinvolgendo il territorio bellunese. Quello che abbiamo davanti è il vuoto assoluto», dichiara il presidente dell’Ascom, Franco Debortoli. «Sono tre anni che abbiamo il titolo di patrimonio dell’umanità, ma nulla è stato fatto. Può essere una mia mancanza, ma non francamente non ho visto neppure l’ombra di un’azione concreta elaborata dalla Fondazione. Eppure di turismo, visto come vanno le cose, c’è estremo bisogno». «Questo contenitore così importante va riempito di contenuti», precisa il direttore Ascom, Luca Dal Poz: «Se non lo facciamo crescere, il bollino di qualità che abbiamo non serve a niente. Se la Fondazione sta lavorando, lo sta facendo nell’assoluto silenzio».
Ed ecco giungere la precisazione: “Emanuela Milan, subcommissario della Provincia e presidente in carica, risponde agli operatori bellunesi che lamentano l’inerzia della Fondazione stessa, definendola “inutile”.
«La Fondazione Dolomiti Unesco è pienamente operativa, ma non può fare da agenzia di promozione turistica»«ma c’è un equivoco di fondo da sciogliere per poter aprire la collaborazione tra le parti: quello che la Fondazione sia un soggetto che elargisce un budget. Non è così, la missione è ben altra».
E fin qui, tale Milan, ha tutte le ragioni. La presidente ricorda poi anche che:
«La Fondazione si è data una struttura, che è complessa per la natura del bene e sta facendo scuola in casa Unesco per i siti seriali. […]
Sono state create le reti funzionali operative e ci si è concentrati sugli obiettivi fondamentali: valorizzazione del bene, preservazione e comunicazione.»
Siccome mi interesso da tempo, per puro diletto, di gestione delle organizzazioni complesse, mi piacerebbe sapere nel dettaglio quanto sia complessa la “struttura” che la Fondazione si è data, e soprattutto quale sia l’architettura delle reti funzionali operative cui fa cenno la presidente (tutto qua?). Ho insomma l’insana curiosità di capire (ce la farò?) quale mostro organizzativo abbiano messo in piedi quelli della Fondazione.
Di buono c’è che stanno rifacendo il sito internet. Passati a Lourdes prima? Altra cosa positiva, l’approvazione del regolamento per l’uso del marchio: alcune mie riflessioni in “Fondazione Dolomit(i-en-es-is): la logo-dolo-patacca è finalmente disponibile“. L’impressione, anzi no, la certezza, è che finora la Fondazione sia comunque un carrozzone pentapartito (o forse eptapartito, se ci ficchiamo dentro anche le Regioni che, bene o male, hanno i cordoni della borsa per BL-PN-UD), e poca importanza ha che sia dolomitico.