la crisi occupazionale in Cadore “risolta” mettendo in mostra le professioni
La crisi occupazionale che sta subendo il nostro Cadore è un problema serio. Venerdì 13 novembre si è svolto un incontro in cui è stata presentata la professione della guida alpina.
Traggo a questo proposito dal Corriere delle Alpi (15 novembre):
L’incontro di Lozzo, svoltosi nella ex chiesa di San Lorenzo, è stato voluto dal sindaco Mario Manfreda che, preoccupato per l’andamento occupazionale conseguente alla crisi dell’occhiale, sta cercando nuove vie per aiutare chi cerca lavoro. «Non posso più vedere», ha affermato, «i giovani che ho istruito nella scuola di Lozzo prendere la valigia ed andare anche nella lontana Australia, com’è successo di recente. Per questo ho ideato alcuni incontri finalizzati a proporre ai giovani delle alternative. Non si tratta di aprire nuove fabbriche ed occupare centinaia di persone, ma mi è sembrato opportuno proporre anche professioni di nicchia, come questa, che nella sola provincia di Belluno potrebbe risolvere il problema occupazionale di oltre 50 giovani. Metto a disposizione la struttura del mio Comune per coordinare la raccolta di informazioni, ad iniziare con quelle relative ai giovani che intendano provare ad ottenere il brevetto»
Adesso l’Associazione Bellunesi nel Mondo, ma in particolare l’assessore ai flussi migratori della Regione Veneto, sanno che c’è un nuovo consulente cui eventualmente rivolgersi per risolvere i problemi che attanagliano la nostra terra. Di fronte ai problemi che ha il mondo del lavoro ed ai loro riflessi occupazionali, ecco quindi sfornata la soluzione, che sembra aver anche richiesto uno “sforzo ideativo”: una passerella sulla quale non sfoggiano modelle con i loro capi di abbigliamento, ma professioni. Prima la professione A, poi il mestiere B, poi sarà il momento della attività C, del lavoro D ecc. ecc..
Ecco quindi che i giovani, che virtualmente siedono in platea e osservano ammirati lo sfilare delle professioni, hanno finalmente la possibilità di orientarsi in una così diversificata offerta di mestieri di nicchia (l’attenzione è infatti rivolta in modo specifico alle nicchie, perché è lì, risaputamente, che si concentrano problemi e soluzioni della nostra realtà territoriale).
Una passerella, capite? E’ come se, volendo affrontare le sfide che pone il marketing turistico in Cadore, offrissimo ai potenziali clienti del nostro territorio le “belle foto del paesaggio cadorino”, con la convinzione che queste risolvano, da sole, il problema. Oh Signor!.
Da sottolineare lo sforzo che l’amministrazione intende fare, là dove si chiarisce che “Metto a disposizione la struttura del mio Comune per coordinare la raccolta di informazioni …”. Molti di noi, presenti quella sera, ci hanno creduto. Mi immagino già la task force al lavoro su questa mole gigantesca di dati. Ecco come nascono i “ministeri” (rincuoratevi, non sarà così).
Che cosa bisognerebbe fare allora? Io ritengo che se si vogliono affrontare i problemi seri dell’occupazione in Cadore, tutti i Comuni dovranno allearsi in un Patto per il Cadore, in cui concentrare tutti gli sforzi con queste direttrici principali (in sintesi):
- un coordinamento di alto livello con le associazioni di categoria;
- lo sviluppo di soluzioni che abbiano come fine il rilancio dell’agricoltura di montagna (agro-stalle: di esempi cui attingere ce ne sono fin che amen);
- la predisposizione e l’armonizzazione di energiche azioni di marketing turistico e del territorio che oggi sono pressoché inesistenti;
- una forte spinta e sostegno allo sviluppo dell’accoglienza (conversioni ad affittacamere, b&b, albergo diffuso);
- l’avvio di progetti pilota nella filiera del legno.
Se Manfreda riuscirà a sedere sulla poltrona di presidente della Comunità Montana (il balletto delle poltrone da assegnare non è ancora chiuso), potrà magari cimentarsi in tutto ciò. Un altro sforzo ideativo.
Poi si facciano pure anche queste sfilate delle professioni, ma si abbia almeno il coraggio di chiamarle con il loro vero nome, ossia propaganda (utile per qualcuno, probabilmente, ma propaganda). No, signori, queste iniziative non rappresentano neanche “informazione”, se non al più basso livello, perché l’informazione aiuta sempre chi la riceve, mentre la propaganda aiuta solo chi la fa.
Ero convinto che la merda ci fosse giunta “solo” fino al collo, ma mi sbagliavo, ci siamo dentro del tutto (in riferimento alla crisi occupazionale del Cadore).
Foto Flickr: mcalamelli.