la Consulta e il bamboccione
La Consulta (Corte Costituzionale) ha affossato la riforma “Madia” della Pubblica Amministrazione, la riforma “pilastro”, la “riforma delle riforme”. La Regione Veneto era ricorsa alla Consulta opponendosi alla parte della riforma nella quale il governo aveva stabilito che (semplifico): “cara Regione, fammi pure le tue osservazioni, tanto non sono vincolanti e decido io che cavolo fare”, violando così il principio di leale collaborazione tra Stato e regioni.
La Consulta ha affossato questo modo di intendere il rapporto tra Stato e Regioni dichiarandone l’illegittimità costituzionale al punto in cui – ribadiamolo – il Governo dovrebbe agire in intesa con le Regioni, ma si arroga il potere di farlo solo previo loro parere, che però risulta non vincolante. Di nuovo, siamo al “io sono io e voi non siete un cazzo”.
Per tutta risposta il bamboccione bimbominkione riesce solo a dire, di un organo di garanzia qual è la Consulta, che “siamo circondati da una burocrazia opprimente“.
Noi qui nel bellunese abbiamo raccolto 18.000 firme per poter svolgere un referendum per ottenere l’autonomia al pari delle province di Trento e Bolzano. Il quesito referendario, sottoposto ad altra Corte, quella di Cassazione, è stato da questa dichiarato illegittimo. E’ chiaro che non ci ha fatto piacere, ma abbiamo accettato il pronunciamento (altrimenti avremmo dovuto farci una Corte a nostra immagine e somiglianza che ci desse ragione).
Ecco: se passa la schiforma costituzionale al prossimo referendum, farsi una Corte addomesticata sarà un tantino più facile.