Juncker: satrapo e parolaio (a suo modo ironico)
Dicevano, del satrapone Juncker, che può avere slanci arguti e finanche ironici. Marco Zatterin ci fa sapere da Bruxelles che il presidente della Commissione sta spronando le capitali europee a finanziare il suo piano di rilancio, quello di 315 mld per il quale i coglioni del PD renziano lo hanno votato. Dice, il satrapo, che per ora ha sentito solo parole, parole, parole. Che sono quelle che renzi ha sentito da lui.
Non aveva capito, lo strenzi, che di soldi non ce n’erano e che per avere quei 315 mld (in tre anni, suddivisi in svariati stati) bisogna usare un effetto leva: la baldracca europea mette un euro, 15 bisogna trovarli (su Marte, Giove? chi cazzo vuoi che investa in questa Europa quando fra le fila ci sono i lebbrosi greci, portoghesi, spagnoli e italiani?). A questo riguardo mi viene in mente quel gingillo piddumesco di Pittella. Del clown avevo annotato altra farsesca uscita che non vedo l’ora, si fa per dire, di segnalare.
In omaggio a Juncker, la versione in teutonico di “Parole, parole” interpretata da Dalila e Friedrich Schütter: