io intanto, con una scusa qualsiasi, gliel’ho mostrato!
Che grosso…! – ha detto subito.
In realtà deve aver detto “che grossa”, perché in seguito ha parlato di opportunità – una grossa opportunità!
Be’ dico, so’ almeno ‘na decina d’anni che ‘sta cosa se po fffa. Anche prima, anche prima (di esempi ce ne sono a bizzeffe), ma adesso c’est plus facile. No, non la realtà aumentata, che è un pochino più in là, la semplice realtà virtuale (VR, virtual reality), che Google ha provveduto da tempo a “sdoganare” al volgo, applicata al turismo e alla cultura.
Sai, con tutti i musei che abbiamo, le chiese, le case degli oratóri, le magnifiche sale, i bordelli. Qui in Cadore eh, mica al Louvre o giù dalla Venere del Botticello, che lì, forse, c’han già provveduto. Insomma, in attesa che arrivi lo stronzante (lo stronzo lungimirante) o lo stronzativo (lo stronzo innovativo) e se ne faccia carico (sapete, con tutti i sindaci che abbiamo questo è un rischio elevato).
Il mio dovere l’ho fatto: un possibile percorso virtuale, io, gliel’ho mostrato.
(vuoi mettere, per esempio, una visita virtuale del museo della latteria di Lozzo, dal quale saltare, sempre virtualmente, alla mia collezione di farfalle, o, se preferite, a una foto sferica del Pupo di Lozzo, simbolo fallico di profonda suggestione?)