Io, dolomitico, da 5 anni patrimonio mondiale dell’Unesco, e neanche me ne sono accorto
Sul fronte dolomitico patrimonio dell’umanità non sono successe grandi cose in questi ultimi tre anni. La Fondazione non ha fatto nulla per farci sapere che esisteva: il carrozzone, una volta allestito, è rimasto alla briglia.
S’è visto un fremito con la storiella degli #sfalci ma è ancora tutta narrativa – con un certo fascino di carattere antropologico ed etnografico – buona per tirar fuori la chitarra e farsi una cantata davanti ad un fuoco sfavillante, ma non sembra in grado di portare in dote un “radicamento dolomitico” che appare sempre più indispensabile per dare senso a questo riconoscimento finora poco più di aria fritta.
Insomma, sulle unescate trovate qui quello che ho avuto finora da ridire (e da ridere). Nell’occasione odierna del pentacompleanno trovo che quello che scrissi 3 anni fa si possa riproporre tale e quale (domani, magari, due parole sulle possibilità “doloviticole” o “dolovinicole” che si sono nel frattempo aperte):
26 giugno 2009, proclamazione delle Dolomiti a patrimonio mondiale naturale dell’Unesco. Sono passati 2 anni. La prima commemorazione: “io, dolomitico, da 365 giorni patrimonio mondiale dell’Unesco e neanche me ne sono accorto”.
Le Dolomiti si stanno sgretolando. Lo fanno da sempre. Qualche rara volta cade un pezzo grosso, come di recente presso Cima Una, normalmente cadono pezzi piccoli che si raccolgono là dove la gravità li conduce. Niente di nuovo, quindi.
Da segnalare il logo dolomitico (da molti definito olco-dolomitico). Non è piaciuto a nessuno. Quasi tutti hanno tuonato contro la “vergognosa” idea grafica. Ha tuonato anche il CAI. Così hanno fatto fare all’autore un po’ di restyling del logo. I più non notano alcuna differenza ma, ora, “vuoi mettere?“. Adesso sono tutti contenti, anche il CAI, al quale hanno imbottito la “carega” che ha nella Fondazione. Così fan tutti.
Da segnalare anche la “Campeolata“, modalità alternativa per fare dalla finestra ciò che non si può fare dalla porta (rubricare alla voce: aumento stipendio). Nel frattempo i siti Unesco patrimonio dell’umanità sono aumentati a 916, 706 a valenza culturale, 183 naturalistica, 27 misti.
Nel Veneto si contano 60 milioni di presenze turistiche, in provincia di Belluno non si arriva a 2 milioni, 1.976.914. Ogni 100 presenze turistiche sul suolo veneto 3,3 sono da ascrivere alla provincia di Belluno. Che non vuol dire che il turista scelga le Dolomiti (accontentarsi che scelga la montagna).
E vallo a dire al macellaio di Francoforte, che si è sbatacchiato durante l’anno quintali di costicine, che deve scegliere le Dolomiti invece dello sdraio al mare dove, solitamente, non fa altro che arrostirsi come un würstel.
Anche a livello nazionale la montagna è il fanalino di coda fra le destinazioni turistiche. Perché uno dovrebbe preferire la dolomia alla cupola del Brunelleschi, la basilica del Santo, quella di San Marco, Pompei, Colosseo? Mare, città d’arte, laghi, terme ed infine montagna. E’ così da sempre.
Così, chi opera nel turismo di montagna sa che se vuole aumentare il proprio flusso di presenze la strada più conveniente è quella di sottrarle ad altre zone montane. E’ più facile, insomma, attrarre in Pusteria uno che va in Valtellina piuttosto che uno che va a Iesolo.
Terra terra (poi, se vogliamo, si può spaccare in 4 il capello): ma chi cavolo se ne frega delle Dolomiti in quanto patrimonio dell’umanità ?