in Cadore potrebbe nascere il nuovo comune di Lovigolo
Mai dire mai. I quotidiani di tutti i tipi stanno languendo e i guru della comunicazione prevedono la loro graduale scomparsa. Cio nondimeno capita che proprio sulle colonne di questi quotidiani, spesso inclini a furoreggiare le banalità confezionate nei Palazzi, compaiano delle sferzate avanguardiste in tema di governo locale. Succede con questo articolo del Corriere delle Alpi che prende avvio descrivendo il brodo primordiale di sperimentazione unificativa che sta ribollendo in Alpago.
Alpago, laboratorio per un Comune unico. Merita un attento monitoraggio la proposta del Comune di Pieve di riunire sotto un’unica amministrazione i cinque Comuni dell’Alpago. Il consiglio Comunale di Pieve ha dato il via libera ad una proposta di legge da presentarsi in Regione. Contemporaneamente un apposito comitato raccoglierà firme per il necessario referendum. I risparmi per la cittadinanza nei costi della politica e dei servizi sono facilmente intuibili. L’augurio è che Farra e Tambre, un tempo contrarie al progetto di fusione, possano rivedere le loro posizioni ed aderire al progetto del sindaco Erminio Mazzucco.
L’articolista compie poi un balzo a dir poco felino quando passa dall’Alpago al Cadore. E nel Cadore va a beccare come esempio Vigo, Lorenzago e Lozzo. Non prima di aver chiarito che c’è già qualche comune che giammai si unirà se non a sé stesso (i sindaci di questi comuni non conoscono Calderoli: se il governo sta in piedi vedrete quanto poco ci vorrà per obbligare i comuni ad aggregarsi per raggiungere perlomeno la soglia dei 5000 abitanti. E se non sarà Calderoli sarà qualcun altro…).
In tutti i casi il laboratorio dell’Alpago esprime un’esperienza positiva. Da esportare in Cadore. Qui già 5 Comuni su 22 (Pieve di Cadore, Auronzo, Zoppè, San Vito e San Pietro) si sono dichiarati contrari a qualsiasi fusione (rivista Cadore di gennaio 2011). Ma gli altri? Comuni come Vigo, Lozzo e Lorenzago, tutti tra loro confinanti, geograficamente lillipuziani, che tutti assieme non superano i 4mila abitanti, a malapena serviti da un unico servizio di farmacia, privi di cinema e teatro, impossibilitati a promuovere manifestazioni culturali di un certo spessore per ovvie ragioni, che motivo avrebbero per dire no ad un’eventuale fusione tra loro? Un comune unico ai piedi del monte Tudaio, del Cridola e del Pian dei Buoi, che potesse dialogare, primus inter pares, con la val d’Ansiei auronzana ad ovest ed il centro cadore di Pieve e Calalzo a sud, rappresenterebbe un ottimo progetto per una politica che oggi come oggi è in pessimo stato di salute.
Riassumo la spietata analisi:
- geograficamente lillipuziani
- tutti assieme non superano i 4mila abitanti (1600 Lozzo, 1600 Vigo, 600 Lorenzago)
- a malapena serviti da un unico servizio di farmacia
- privi di cinema e teatro
- impossibilitati a promuovere manifestazioni culturali di un certo spessore
In questo senso Cadore e Alpago potrebbero dialogare. Sostenendosi reciprocamente per un bellissimo progetto potenzialmente destinato a far scuola.
Riguardo alla possibilità di dialogare: sicuri che gli alpagotti sappiano dov’è e cos’è il Cadore (e viceversa ovviamente)? Certo, se la cosa venisse discussa fra sindaci, personaggi che per loro natura galleggiano fra la folla, devo ammettere che qualche problema in meno ci sarebbe (fatto salvo che bisognerebbe comunque impartire una lezioncina di geografia locale ai sindakos coinvolti).
Potrà mai sbocciare un amore spontaneo tra Lozzo, Vigo e Lorenzago? Che ne dite, intanto, del possibile nome da dare all’unione dei comuni? LOVIGOLO di Cadore, potrebbe essere appropriato?