il sindaco di Lozzo di Cadore, l’emergenza e il segreterìo telefonico (tutto analogico)
Il sindaco di Lozzo ci ha recentemente dato prova che l’Uomo – il genere umano – si evolve. Infatti, rispetto alla prima emergenza del black out di Natale allorquando – non da solo ma in folta compagnia – lo vedemmo alquanto disorientato nel tempo e nello spazio, in questa seconda dura prova emergenziale il vostro ha messo a disposizione un numero di telefono…
Salutiamo quindi con gioia e brio la notizia dataci da @x – che non ho avuto modo di verificare, ma che sembra verosimile – secondo la quale sul portone del municipio – a seguito della grande bufera e seconda emergenza che ha appena finito di frustare selvaggiamente questo angolo di mondo – è stato esposto il numero di telefono (satellitare?) al quale il borgomastro può essere raggiunto (ad ogni ora del giorno e della notte?) in cerca di eventuale conforto.
Quindi, come vedete, l’amministrazione comunale ha messo a disposizione della paesanza un municipio, un portone (il portone del municipio), un foglio di carta (attaccato al portone del municipio) sul quale è riportato (a proposito: non l’ho ancora verificato, ma siccome nessun tirapiedi s’è fatto vivo per smentire, do per scontato che la notizia sia vera) un numero di telefono “emergentizio”.
Come noterete, tutto rigorosamente analogico (il municipio, il portone, il foglio di carta), anche il telefono se usato in fonia. E analogico è, perché altro non potrebbe essere, il viaggio che ognuno si dovrebbe sobbarcare per giungere – da pellegrino emergente – al cospetto del municipio, ai piedi del portone, di fronte all’editto telefonendo.
Ohibò, mi son detto!
E, per restare in tema analogico, mi sono immaginato un paesano a caso – diciamo @x, ma anche @y – sventuratamente incollato alla tazza del cesso a cagione di un accanito attacco virale intestinale (avete presente?).
Nel caso in esame il paesano che, sferzato da situazioni emergenziali come quelle recentemente accaduteci, volesse trovare conforto nelle parole del sindaco, saputolo ora raggiungibile via telefono, che altro potrebbe fare (incollato com’è alla tazza del cesso e quindi, immaginiamo, impossibilitato a recarsi in pellegrinaggio – analogico – al cospetto del municipio-portone-fogliodicarta …) se non affidarsi al telefono (mobile o di casa, questi ultimi – tra l’altro e per fortuna – perfettamente funzionanti anche durante i sopraggiunti black out elettrici) e chiamare direttamente la casa del popolo?
Perché in municipio c’è – nevvero che c’è? – un telefono!
E allora domenica pomeriggio, barbaramente molestato da quell’infernale brontolio intestinale, ho telefonato alla casa del popolo nella vivissima speranza di trovare attiva una segreteria telefonica (ma mi sarebbe bastato anche un segreterìo, anche analogico, mica per forza digitale…) per sentire un “messaggio di conforto” : «qui tutto chiuso, ma, se stai vivendo una vera emergenza, puoi chiamare il sindaco a questo numero …».
E invece nada de nada (il famoso pesce rosso nella boccia risulterebbe al confronto – anche in questa circostanza- logorroico).
Non escludo, naturalmente, che alla casa del popolo il segreterìo magari ci sia (e magari digitale…), ma domenica pomeriggio non funzionava di sicuro. E il nostro paesano, che è ancora lì, incollato alla tazza del cesso, che può fare allora se desidera ardentemente avere il conforto sindacale?
(diciamo quindi che, volendo, ci sono tutte le motivazioni per fare – ancora – un altro salto evolutivo; anche solamente analogico, ma anche digitale)
(immagine: 3.bp.blogspot.com)