Il rifugio Ciareido è a Lozzo di Cadore, non ad Auronzo
Il recente passato è costellato di errori di attribuzione di carattere geografico che coinvolgono le nostre martoriate mete turistiche. Non passa giorno che Cortina venga attribuita al Trentino o all’Alto Adige, forzando virtualmente un passaggio di provincia voluto fortemente dal referendum, ma congelato da qualche parte nell’iter parlamentare “italiota“.
Succede però che questo tipo di errori di attribuzione abbia anche una caratura locale. Un lettore del BLOZ mi ha infatti segnalato che sull’Amico del Popolo in lettura in questi giorni appare un breve articolo che si riferisce all’inaugurazione della nuova gestione del Rif. Ciareido. Le quattro righe sono sovrastate da un “titolotto”, ben evidente, riportante la dicitura AURONZO, ad indicare la localizzazione della notizia. A voi la lettura … ci vediamo sotto l’articolo per i miei commenti.
Ora, se nel frattempo la nostra giunta comunale non ha provveduto ad altra compravendita un tanto al chilo, il rif. Ciareido risulta ancora appartenere saldamente al comune di Lozzo di Cadore.
Non solo, chiariamo. Il rifugio Ciareido, perla architettonica del periodo pre-bellico (Grande Guerra), struttura ricettiva alpina d’alta quota di prim’ordine, è anche parte del Patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO (nel senso che la struttura è inserita all’interno del cuore pulsante del citato patrimonio). Tuttavia, deve essere chiaro, prima di essere patrimonio di tutta l’UMANITA’, e quindi anche di Auronzo, è un patrimonio della sezione CAI di Lozzo di Cadore, e per estensione di tutta la Comunità ladina di Lozzo, senza la quale sarebbe rimasto abbandonato e oggi non potrebbe servire neanche come ricovero per le pecore.
L’articolo offre anche un altro spunto di riflessione perché si dà risalto alla presenza, all’inaugurazione della nuova gestione, della figura del sindaco e del suo vice. La cosa è da ritenersi in relazione all’importanza turistica che la struttura riveste. Mentre il vice, per sua stessa ammissione, ha detto più volte di non capire un’H di turismo, il sindaco si è già distinto (qui e qui), anche in questi giorni, per le larghe vedute in tema.
La cosa buffa è che, associando il titolotto all’articoletto, chi non conosce la realtà è portato a pensare che gli alti papaveri citati (a proposito, Bepi Casagrande non c’era?) siano sindaco e vice del comune di Auronzo.
Orbene, cari cugini auronzani, se proprio ve li volete tenere, vi possiamo dare anche l’attendente (prossimo aspirante sindaco), con ciò proponendo una vantaggiosa offerta 3×1. Ma il rifugio NO, il rifugio resta di Lozzo di Cadore, non se ne parla.
L’articolista poi (a parte invecchiare di 10 anni la già vetusta struttura eretta nel 1890) sfodera a piene mani il bon ton quando riesce, cosa che non è da tutti, a parlare del CAI senza citare la sezione che si è fatta carico, fin dalla sua nascita nel 1971, del salvataggio dall’abbandono e della gestione del rifugio Ciareido. Nell’articoletto si parla infatti di “sezione locale del Cai“: con il titolotto Auronzo in mostra, uno cosa può pensare? Sezione di Auronzo! Costa tanto citare la sezione di Lozzo di Cadore del CAI? (per inciso, a me interessa la sezione di Lozzo, non il CAI nazional-italiota).
Insomma, cari lettori del BLOZ, secondo me l’articoletto ha avuto un suggeritore (pragmatico, in termini di marketing turistico). Lozzo, quando circolavano i pieghevoli in tutto il Cadore, era perlomeno “presente sulla scena” e soprattutto conoscibile; ora, che gli strateghi della promozione turistica fanno fare fotocopie (costose) nel sottoscala, si ha evidentemente il bisogno di sfruttare il traino del nome di Auronzo. Una genialata!
Consiglio al gestore di issare, oltre alla rituale bandiera italiota, anche quella bianco-celeste e di proporre un ricco “menù laziale” accanto a quello più spartano ladino. Se poi il sindaco (di Lozzo) mette a disposizione qualche euro, si potrebbe tentare di portare l’intera squadra ai piedi del Ciarìdo. Chiamando a raccolta le fede de Lucio ne verrebbe fuori un servizio fotografico di risonanza planetaria. La squadra della Lazio con alle spalle il Pupo di Lozzo non avrebbe prezzo.