il presidente di Federalberghi Belluno Dolomiti testimonial della sindrome di Stoccolma
Dispiace che una persona intelligente come Gildo Trevisan si dia ad esternazioni, queste sì, dopate. Lasciamo stare da subito il caso Schwazer cui il presidente di Federalberghi Belluno Dolomiti si aggrappa per lanciare la sua invettiva.
Come si fa ad attribuire all’autonomia del TAA la qualifica di “dopata” quando rappresenta il punto di riferimento cui ogni altra Regione dovrebbe tendere (la raccolta fiscale resta per il 90% sul territorio, il resto va dato a quella baldraccona di amministrazione centrale italiota per le … spese di rappresentanza). Invece di spendersi per ottenere il minimo per sopravvivere, cioè la forma di autonomia di cui oggi godono le province di Trento e Bolzano (perché, se non l’avete capito, senza questa autonomia siamo destinati all’estinzione, mentre con l’autonomia forse – forse – ce la caviamo, ossia sopravviviamo), Trevisan vorrebbe “togliere” proprio ciò che sostiene quei territori e la gente che in essi vive.
Detto da un bellimbusto politichese come Bond posso capirlo, ma non da chi vive il dramma della spudoratezza di uno Stato italiano che compie quotidianamente la rapina dei propri sudditi. Là fuori ci sono tante teste di cazzo, venete e lombarde in particolare, che non hanno ancora capito che lo Stato italiano ci sta tosando e nel farlo compromette il futuro dei nostri figli. Basta leggersi i dati sul residuo fiscale per capire che noi stiamo dalla parte dei coglioni, dalla parte cioè di chi si fa mungere senza alzare la testa.
E’ triste vedere come la spoliazione operata dallo Stato italiano possa obnubilare così fortemente le coscienze: Trevisan ne è un esempio lampante. Sostiene il cieco albergatore:
[…] Da sportivi fedeli al più nobile spirito decubertiano, abbiamo più volte richiamato le autorità di controllo ad analizzare il nostro “avversario” per senso di giustizia, senza cattiveria, da imprenditori ribadendo che nella competizione economica non è importante partecipare ma vincere. Con fierezza e nel rispetto delle regole, non chiediamo altrettante sostanze, vorremmo solo poter gareggiare allineati dagli stessi blocchi di partenza.
Ormai strappato alla ragione, in preda alla più cupa sindrome di Stoccolma, Trevisan implora il proprio perfido carceriere, lo Stato italiano, di privare della libertà anche i nostri vicini del Trentino Alto Adige. Qui ci vuole davvero uno bravo, sempre sperando di fare in tempo.