IL PRE-ADDIO DI NAPOLITANO ED IL PENDOLO DELLA POLITICA NAZIONALE
di Giuseppe Zanella
Ho seguito con attenzione il discorso del Presidente della Repubblica alle alte cariche dello Stato in occasione degli auguri natalizi e di fine anno. Discorso lungo, attento alle più sofisticate sfumature come è nello stile consolidato dell’uomo che non lascia mai nulla al caso, ma discorso che fa anche chiaramente intravvedere il ruolo essenziale che il dimissionario vuole ritagliarsi (ed imprimere) alla scelta circa la sua successione con la delineazione del profilo del prossimo inquilino dell’ex palazzo dei papi. Inquilino che dovrebbe possedere caratteristiche di autorevolezza, competenza e lungimiranza sia in campo internazionale che interno.
Rispetto alla settimana scorsa (discorso alla accademia dei Lincei), si nota subito un certo cambio di passo nei rapporti fra il Capo dello Stato ed il giovin fiorentino che siede a Palazzo Chigi. In quel discorso si toccava con mano la freddezza con cui il Presidente aveva trattato il capo dell’esecutivo laddove, pur senza mai citarlo, aveva parlato di “banditori di smisurate speranze” e di ministri “senza adeguato retroterra”. La insistenza di Renzi nel reiterare l’invito a Napolitano a non dimettersi almeno fino a Maggio e certe uscite del PdC delle ultime settimane avevano lasciato il segno, tanto che il Matteo Nazionale aveva subito dovuto cambiare alquanto il registro… Ed ora, seppur senza alcun palese entusiasmo, Napolitano ha anch’egli cambiato registro ed ha avviato il disgelo nei rapporti istituzionali.
Nel discorso odierno, infatti, il presidente ha dimostrato di apprezzare l’ancoraggio riformistico del giovin fiorentino allorquando ha citato i nostri padri costituenti (ha ricordato Ruini e Mortati e perfino il pensiero di Leopoldo Elia) che non hanno saputo sciogliere il nodo (un neo, secondo alcuni compreso Napolitano, della nostra bella Costituzione) della funzione ‘paritaria’ delle due Camere. Passando poi a parlare più in generale dell’azione che l’esecutivo ha messo in campo in questi 10 mesi di attività, il Capo dello Stato ha evidenziato una certa sensibilità e vicinanza per i provvedimenti fin qui adottati definendoli “interventi accorti e tenaci” atti a risolvere almeno 40 crisi aziendali ed ha manifestato appezzamento anche per il “dinamismo in materia di riforme”. In definitiva un buon “assist” per la compagine guidata dal baldanzoso toscano.
A questo punto, Napolitano redarguisce chi vuole mantenere dissensi in materia di revisione costituzionale ed invita tali soggetti a “non farlo con spregiudicate tattiche emendative che portino a colpire la coerenza sistematica della riforma”. E chiosa con l’auspicio che “non si attenti in qualsiasi modo alla continuità di questo nuovo corso”. Riferimento implicito all’azione di contrasto serrato da parte delle Opposizioni ma anche della minoranza interna al PD… La conclusione è l’invito ad un pressante dialogo fra le parti sociali ed all’interno dei partiti “dove soffiano venti di scissione”.
Quello che però mi ha colpito di più è la sottolineatura delle qualità che dovrebbe avere il proprio successore, una perfetta caratterizzazione, a mio modesto parere, della figura dell’attuale ministro dell’Economia Piercarlo Padoan. E qui, forse, torna in campo un altro motivo che giustifica il disgelo intervenuto fra il Colle e Palazzo Chigi. Renzi ha bisogno di un Presidente non politico, un presidente dalle caratteristiche tecniche tali da costituire una garanzia in Europa…
Personalmente, tempo fa, da queste stesse colonne, ho dimostrato tutta la mia delusione per certe prese di posizione dell’attuale Presidente. Ed anche ora trovo opinabile questo suo delineare le caratteristiche che dovrebbe possedere il proprio successore, anche se quanto asserito è nella logica delle cose ed è perfino pleonastico. Tuttavia, bisogna pur dirlo, qui si tratta di prerogative istituzionali, di opportunità o non opportunità di un tale intervento proveniente da quello specifico pulpito, che dovrebbe essere del tutto asettico e privo di qualsivoglia riferimento al dopo dimissioni.
Ragioni di opportunità risiedono anche nel fatto che la intricata vicenda politica del voto che dovrebbe svolgersi a Gennaio, a Camere riunite, presenta già di suo caratteri e pericoli tutt’altro che fugati. Incombe il patto del Nazzareno (che scricchiola), ma al quale Renzi sembra tenerci in modo spasmodico (anche se non lo può ammettere per evidenti ragioni). Il giovin fiorentino passa per un astuto maestro di tattica politica; saprà essere altrettanto bravo anche in fatto di strategia ad ampio raggio? Ho trovato strano l’invito a Palazzo Chigi formulato al Prof. Prodi e che quest’ultimo, dettosi disinteressato al Quirinale, abbia accettato l’incontro… Messaggio trasversale destinato soprattutto al grande pregiudicato? Chi vivrà, vedrà!!! Io pavento, purtroppo, la ripetizione della querelle della volta scorsa, solo che ora non ci potrà essere una nuova processione c/o Napolitano per un terzo mandato.
Che Dio ce la mandi buona, visto che l’elezione quirinalizia è intrinsecamente collegata alle vicende ed alle scelte politiche, sociali, economiche ecc. dell’immediato futuro. Qualcuno ha affermato che candidati di livello ci sarebbero ma non hanno un pacchetto di voti sufficiente, poi ci sono le ‘scamorze’ che però i voti magari ce li hanno. Che si debba cadere dalla padella alla brace?