il generale Bagnasco ed il ruolo politico della Cei
Oggi mi sono imbattuto in un articolo che riassume la volontà della Cei, la Conferenza episcopale italiana, nel “suo proporsi come soggetto impegnato a partecipare alla vita politica italiana alla pari con partiti e parti sociali”. Lo ha sempre fatto. Di più ora, che lo sgretolamento delle componenti politiche del cattolicesimo (e del catto-comunismo) è sotto gli occhi di tutti.
Ed allora bisogna sforzarsi di ricreare, non lo si dice ma è così, una nuova “balena bianca”. Progetto questo che ha il bisogno di porre il cattolicesimo dapprima come orientamento culturale, non connesso ai contenuti di fede propri della Comunità ecclesiale, per poi mescolare i due ambiti creando un gorgo che trascini le scelte politiche che la Comunità sarà chiamata a prendere sul cammino delle decisioni politico-elettoralistiche.
E’ il cardinale e generale dell’esercito Bagnasco, presidente della Cei già distintosi nel delineare il riemergere del peccato sociale (evadere è peccato), che riassume questa posizione. A fianco dell’articolo, una vignetta che interpreta magistralmente le contraddizioni che albergano nella Chiesa cattolica. “Bagnasco un generale dei cappellani militari alla presidenza Cei. «La messa è finita. Andate in pace». «Signorsì, Signore!!!»”.
Ed allora mi è venuto in mente un articolo scritto a settembre da lo-spirito-di-gioele “Generale Angelo Bagnasco, corregga le sue abitudini e stili di vita!“:
[…] Come fa il cardinale-generale Bagnasco a richiamare i politici a “correggere gli stili di vita”, quando lui è stato parte organica dell’esercito italiano, ordinario castrense, parificato in grado e in stipendio ad un generale di Corpo d’Armata? Cambiare stile di vita per lui e le decine di preti-servi dell’istituzione di morte che è l’esercito, vorrebbe dire cancellare l’abominio di una presenza dei rappresentanti della Chiesa di Gesù Cristo dentro alle caserme, nei luoghi dove ci si prepara alla guerra, all’assassinio programmato di uomini, donne e bambini; vorrebbe dire la rinuncia allo stipendio da parte del Ministero della Difesa e la proclamazione dell’incompatibilità fra appartenenza alla comunità cristiana e la professione di soldato; la cancellazione di quella criminale eresia che è il Seminario maggiore dell’Ordinariato militare in Italia, in cui dei giovani possono prepararsi a servire l’esercito in nome di Dio come cappellani militari. Lo farà mai il cardinale-generale Bagnasco? Le probabilità che egli “corregga le sue abitudini e stili di vita” è la stessa che si può attribuire a Berlusconi. Infatti sono fatti della stessa pasta del potere.
Niente in contrario che la Cei eserciti pressioni politiche e sociali. Anche lo IOR, la banca del papa, esercita la propria influenza sui mercati finanziari, per quel che può. E lo fa senza che le anime cattoliche, tutte, ne sentano l’odore pungente, perché si sa che pecunia non olet. Ed allora, figuriamoci se la Cei non deve essere accettata per quel che è, una lobby al servizio della gerarchia cattolica. Ma figuriamoci. La speranza è che le anime belle dei cattolici sappiano, quando serve, aprire gli occhi.
Immagine: (Cronache Laiche)