I NODI SONO FINALMENTE GIUNTI AL PETTINE
di Cagliostro
Dunque, sembra proprio che, seppur con notevole ritardo, il vaticinio di Indro Montanelli (“si rovinerà con le sue stesse mani”) si stia avverando. Il 27 prossimo il Senato voterà per la disonorevole decadenza di colui che ha tenuto in ostaggio le istituzioni per quasi un ventennio, con tutte le implicazioni nefaste che ciò ha significato per tutti noi. Strano destino quello di quest’uomo, accomunato come è a quello del suo compare d’anello Bettino Craxi. Anche Silvietto ha infatti annunciato che mercoledì, prima del voto che presumibilmente gli sottrarrà l’auleo scranno, pronuncerà un discorso nell’aula di Palazzo Madama: sarà un discorso, viene anticipato, da ‘statista’, un discorso dai toni ‘virili’, da ‘lottatore’, un discorso che ‘passerà alla storia’, come fu quello del suo amico di Hammamet.
Ma, secondo gli intendimenti del nostro, non sarà un comizio rancoroso, bensì un intervento capace di trasmettere l’immagine non di uno sconfitto ma quella di chi avverte il Parlamento che, votando per la decadenza, la Politica si mette nelle mani della Magistratura e quindi la Democrazia subirà un grave vulnus, un insopportabile nocumento. Non pertanto un discorso di chiusura di una vicenda umana e politica ma un nuovo (paradossale) inizio di una battaglia sotto altre, diverse forme per la ‘libertà’, come ‘Iddu’ soltanto la concepisce. E per questo, secondo gli intendimenti dell’arcoriano, le cose si differenzieranno da quelle dell’amico di un tempo (il così detto “effetto Craxi”). Come farà un soggetto del genere a sostenere le sue impossibili tesi e contrabbandare da “statista” questo suo addio all’aula, solo una mente malata, oggettivamente, riesce a immaginarlo.
L’Innominato dunque si alzerà e, come al solito, sarà portato a ribaltare fatti e verità e la sua versione ‘riformatrice’ del suo ventennio di potere sarà tutta all’insegna di meriti, di virtù, di una rivoluzione liberale incompiuta per colpa della contrarietà di ex alleati e della solita sinistra, che hanno impedito di procedere nella innovazione sotto i profili sociale, economico, istituzionale… Certo, ci vuole una bella faccia tosta per presentarsi in un consesso senatoriale e sostenere che, votando per la sua decadenza, le Istituzioni commetteranno una infame ingiustizia essendo egli (l’Innominato) del tutto innocente e vittima di una congiura dei poteri forti, in primis di ‘Magistratura Democratica’.
Sono proprio curioso di osservare il comportamento in aula dei sodali lacché della nuova Forzaitaliota, ma soprattutto degli aderenti al nuovo partito alfaniano. E poi, sarà uno spettacolo assistere alle reazioni del PD e dei Pentastellati. Fossi tra i sostenitori della decadenza, quando il Pregiudicato dovesse prendere spudoratamente la parola per una concione che sarà comunque impostata sul ribaltamento di ogni principio di logica e di verità e, magari, all’insegna del più intollerabile vittimismo, lascerei platealmente l’aula per marcare così una netta cesura storica fra il ventennio che si chiude ed il redde-rationem di chi si riteneva (e per troppo tempo lo è stato!) immune dall’obbligo di osservare il principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, di chi pensava di essere sempre in grado di sfangarla, di chi dava – e dà – valore soltanto al denaro, principio secondo il quale le persone diventano oggetto di possibile acquisto ed asservimento ai propri voleri.
Lascerei insomma che il condannato parlasse alla sola presenza dei suoi vocianti accoliti e ciò costituirebbe uno smacco meritato per cotanto personaggio. Poi, finito il monologo, rientrerei da questo momentaneo ‘aventino’ per la conta finale. A quel punto, si avvererà una specie di nemesi storica che i vari Montanelli, Biagi e Bobbio avevano lucidamente previsto: ‘ogni istrionico manipolatore delle Istituzioni dovrà rendere conto dei propri misfatti’. Ed altra specie di nemesi storica sarà quella costituita dalla rivalsa che si prenderà la Storia nei confronti del tanto ingiustamente vituperato Romano Prodi.
In questa circostanza, sicuramente, in Senato, non si stapperanno bottiglie di spumante e non ci si ingozzerà di mortadella, si metterà soltanto un giusto suggello alla vergognosa vicenda politica ed istituzionale di uno squallido personaggio che la Legge dichiarerà finalmente indegno di sedere fra i banchi del Senato, fin qui profanando gli scranni dove sedettero i vari Calamandrei, Paratore, Mortati e tanti altri onorati ed illustri padri della Patria. Il Senato divenuto ricettacolo dei vari Berlusconi, Dell’Utri, Previti ecc. ecc. era cosa davvero intollerabile e degradante. E’ proprio il caso di sottolineare come il detto, che qui ripeto, “La gatta va al lardo finché ci lascia lo zampino” ha trovato ora, forse, una ennesima verifica ed attuazione.